Khamenei: «Israele sarà punito. Se gli americani attaccano, conseguenze irreparabili»

La guerra tra Israele e Iran ormai travolge ogni cautela diplomatica. La partita si gioca tutta intorno a un nome: Fordo. Il sito nucleare più protetto dell’Iran, nascosto sotto novanta metri di roccia, a trenta chilometri da Qom. «Israele dovrà letteralmente spostare una montagna per colpire l’impianto», dice Paul Beaver al The Sun.

Le opzioni? Un martellamento aereo continuo – ma servirebbero le GBU-57 A/B MOP, bombe da 12 tonnellate che solo i B-2 americani possono trasportare ma Fordo è una fortezza: difesa dalle Guardie rivoluzionarie, circondato da batterie S-300, pronto a resistere.

Le valutazioni dell’intelligence americana, secondo cui Teheran sarebbe ancora lontana tre anni dal produrre e consegnare una bomba atomica, vengono liquidate con un’alzata di spalle dal presidente: «Non mi interessa cosa ha detto», ha replicato Trump riferendosi alle parole della direttrice dei servizi, Tulsi Gabbard. «Io penso che ci stavano molto vicini».

Secondo fonti di Axios, l’amministrazione americana starebbe valutando l’ipotesi di un incontro tra l’inviato speciale Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. I colloqui, se confermati, punterebbero a una nuova intesa sul nucleare e alla fine delle ostilità con Israele. Ma Trump chiede direttamente una «resa incondizionata» degli ayatollah. E aggiunge: «Sappiamo esattamente dove si nasconde il cosiddetto ‘leader supremo’», aggiunge riferendosi a Ali Khamenei.

Intanto, sul terreno, la guerra non si placa. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha rilevato «un impatto diretto» degli attacchi aerei israeliani sulle sale sotterranee di arricchimento del sito di Natanz. È la prima volta che l’Aiea conferma danni a quelle aree. Una sala in superficie era già stata distrutta, insieme ai sistemi elettrici che alimentano le centrifughe.

Sul fronte israeliano, nella notte, le sirene d’allarme hanno risuonato ancora per tutta Tel Aviv. Otto missili sono stati lanciati dall’Iran, secondo quanto riporta il quotidiano Haaretz. Le Forze di difesa israeliane assicurano che «la maggior parte è stata intercettata». Le autorità sanitarie non segnalano vittime.

Secondo una fonte azera riportata da Reuters, oltre 600 persone di 17 nazionalità hanno lasciato l’Iran in cinque giorni, attraversando il confine verso l’Azerbaigian attraverso un «corridoio umanitario». «È molto spaventoso. Non riesco ancora a credere di essere riuscito ad attraversare il confine», ha raccontato un uomo statunitense.

Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha telefonato all’omologo emiratino Mohammed bin Zayed per lanciare un avvertimento chiaro: «Con il proseguimento degli attacchi israeliani e il sostegno dei Paesi occidentali, la regione non vedrà mai pace e tranquillità».

Intanto, l’agenzia Tasnim riporta che l’Iran avrebbe «eliminato un numero significativo di responsabili e funzionari del Mossad». Una dichiarazione non verificabile, ma che contribuisce ad alzare ulteriormente il livello dello scontro.

«Gli americani sappiano che la nazione iraniana non si arrenderà e che qualsiasi intervento militare da parte loro gli causerà senza dubbio conseguenze irreparabili». L’ayatollah Ali Khamenei ha rivolto un messaggio alla Nazione, di cui hanno dato conto i media della Repubblica islamica. Si tratta del secondo intervento diretto della Guida Suprema dell’Iran in risposta alla richiesta di «resa incondizionata» arrivata  da Donald Trump, dopo il tweet in cui ha annunciato che «nel nome del nobile Haidar, la battaglia ha inizio». «In una dichiarazione inaccettabile, il presidente degli Stati Uniti ha esplicitamente esortato gli iraniani ad arrendersi», ha dichiarato Khamenei, sottolineando che «le minacce non influenzeranno il comportamento della nazione iraniana».

Khamenei, nel suo messaggio, ha anche sostenuto che Israele ha commesso «un errore enorme» bombardando i siti militari e nucleari iraniani, oltre che infrastrutture non militari. E per questo verrà «punito». Il popolo iraniano, ha aggiunto, non dimenticherà il sangue versato dai «martiri», vittime dei raid israeliani, e l’attacco contro il loro territorio, lodando «il comportamento fermo, coraggioso e tempestivo della nazione iraniana».

Intanto proseguono gli attacchi su Teheran.

«I caccia dell’Aeronautica militare hanno completato un’ondata di attacchi contro obiettivi militari nell’Iran», ha confermato su X l’esercito israeliano, aggiungendo che «circa 25 aerei da combattimento hanno attaccato più di 40 infrastrutture missilistiche dirette contro lo Stato di Israele, siti di stoccaggio di missili e agenti militari del regime iraniano».

L’Idf, inoltre, in un insolito comunicato in lingua persiana, ha consigliato agli iraniani preoccupati per la situazione nel Paese di prendere in considerazione l’idea di contattare il Mossad. «Cari cittadini iraniani, comprendiamo – scrive l’esercito israeliano – la vostra difficile situazione, data la durezza delle condizioni create dal regime. Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto molti messaggi da persone preoccupate per l’attuale futuro incerto. Persino coloro che si identificano come membri delle istituzioni per la sicurezza del regime ci hanno espresso paura, disperazione e rabbia per quanto sta accadendo in Iran e ci hanno chiesto di contattare le autorità israeliane, affinché l’Iran non subisca la stessa sorte del Libano e di Gaza. A questo punto, è necessario chiarire che non siamo l’autorità competente per tali richieste. Ma il minimo che possiamo fare è indirizzarvi tramite questo link al sito web del Mossad», prosegue l’Idf, includendo nel messaggio il collegamento alla pagina dei contatti dell’agenzia di spionaggio.

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