Juventus, rebus attaccanti

Ormai sono due anni che, della Juventus, si dice che non sia dotata di un top player in attacco, o meglio, di uno che garantisca 20 gol a campionato. Però, con gli attaccanti che Conte ha avuto a disposizione, comunque sono stati vinti due scudetti, ma in vista della prossima stagione, è stato deciso di affidare le chiavi dell’attacco a Tevez e Llorente. Due grandi giocatori, che hanno fatto benissimo nei campionati in cui hanno militato, ma che devono comunque adattarsi ad una nuova realtà come quella italiana. Per fare spazio a loro due, si è deciso di sacrificare Matri e Quagliarella, due giocatori che, pur non andando in rete con una certa frequenza, sono stati comunque determinanti nei successi degli ultimi anni. Nelle amichevoli di questo pre-campionato, i due nuovi acquisti in attacco non è che abbiano brillato più di tanto o si siano messi in particolare evidenza, anzi, sono parsi imbolsiti e un po’ stralunati, alla luce di tutto ciò, ci chiediamo: si rivelerà felice questa scelta di affidarsi a due nuovi centravanti mettendo sul mercato due uomini che si sono fatti apprezzare per abnegazione e dedizione alla causa? Magari Tevez e Llorente faranno sfracelli, incendieranno lo Juventus Stadium e porteranno Madama a confermarsi in Italia e a furoreggiare in Europa, ma dalle indicazioni di questi primi mesi prodromici alla stagione agonistica, le risultanze non sono state incoraggianti. Premesso che si sta parlando di due campioni come l’argentino e lo spagnolo, ma sono sul punto di partenza giocatori che hanno offerto un contributo determinante nell’economia degli ultimi due campionati. Come Matri per esempio, nell’ultimo campionato ci sono stati troppi alti e bassi per lui, ma nell’anno del primo scudetto di Conte, si può dire che sia stato la carta vincente. Come tutti sanno, la Juve ha chiuso quell’anno da imbattuta e, nelle uniche due gare in cui si è stati davvero sul punto di capitolare, se non ci fosse stato il guizzo di Matri, probabilmente le sorti del campionato sarebbero state diverse. Come la famosa partita di Napoli, quel 3-3 in cui, alla fine del primo tempo, i bianconeri sembravano spacciati soccombendo per due reti a zero, la scossa la suonò proprio l’ex cagliaritano che rianimò la sua squadra che evitò un tonfo che avrebbe avuto ripercussioni mentali. Poi, come dimenticarsi della sfida di San Siro della famosa rete annullata a Muntari? Lì, al di là del gol regolare non convalidato e che avrebbe portato gli uomini di Allegri sul doppio vantaggio, il Milan dettò legge con la Juve che sembrava intimidita, ma nel secondo tempo, ci pensò Matri a gelare il pubblico di casa dando alla sua squadra lo slancio e la consapevolezza di potersi appropriare del tricolore. Per quanto riguarda il suo (ex?) compagno di reparto, lo stabiese Quagliarella, se non era per lui lo scorso anno l’impatto Champions della Juve avrebbe avuto un sapore del tutto diverso. Al debutto nella competizione europea in casa del Chelsea, con i londinesi che conducevano la gara con un vantaggio di due gol ad uno ma con una grande autorevolezza e disinvoltura, il guizzo di Quagliarella permise alla Juve di impattare allo Stamford Bridge facendo crescere di parecchio il livello di autostima dei suoi che si guadagnarono gli onori della serata rimontando uno svantaggio di due reti. Ecco, senza ingerenze nel lavoro di Marotta e Paratici che ha dato risultati indiscutibili, ci chiediamo se non sia un azzardo privarsi di due giocatori così per far pendere tutte le proprie ambizioni di gloria su due grandi giocatori ma che, al momento, non hanno affatto convinto.

Maurizio Longhi

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