Italian Youssef Zaghba mother's talks with journalists at her home in Fagnano di Monte San Pietro, Bologna district, Italy 07 June 2017. GIORGIO BENVENUTI/ANSA

Italo-marocchino il terzo terrorista di Londra, la madre: ‘Dallo sguardo ho capito la radicalizzazione’

‘Nell’ultimo anno quando sono andata in Inghilterra era più rigido, poi dal suo sguardo ho capito che c’era stata una radicalizzazione sui principi e sulla fede dell’Islam. E questo è avvenuto in Inghilterra. Aveva uno sguardo più cupo’,  ha detto Valeria Collina, la madre di Youssef Zaghba, l’italo-marocchino, attentatore morto a Londra durante l’attacco del 3 giugno, ricevendo nella sua casa di Fagnano, sulle colline bolognesi i giornalisti.

Il silenzio circonda la villetta dove vice la donna, 68 anni, madre del terzo attentatore di Londra morto durante l’attacco terroristico del 3 giugno. Con la casa in una stradina residenziale della frazione Fagnano di Valsamoggia assediata dai media internazionali, la donna per tutto il giorno non ha risposto alla porta. Forse chiusa nel suo appartamento, forse altrove.

Convertita all’Islam, sposata ad un marocchino con cui ha avuto due figli, Youssef e la sorella Khaoutar che vive a Bologna, la donna è tornata a risiedere in Italia da meno di due anni, mentre il marito da cui si è separata, così raccontano i vicini, è nel paese del Nord Africa, a Fes, dove è nato anche Youssef. Gli ultimi giorni sono stati di angoscia per lei, fino a quando la Digos le ha detto che il figlio 22enne, con cui non riusciva a mettersi in contatto da alcuni giorni, era morto.

Lui,  ha aggiunto la madre di Youssef Zaghba,  pretendeva molto da se stesso, era molto rigido, non riusciva ad essere quello che voleva e gli serviva una struttura esterna che gli desse sicurezza, penso che sia stato quello che l’ha spinto.

All’inizio, ha raccontato la donna,   il terrore di Youssef era quello di essere arrestato, poi ha riavuto il passaporto e gli ho detto: tu a questo punto devi essere perfetto, non devi guardare neanche mezza cosa strana in internet, devi conoscere le persone giuste, fare le cose giuste. Lui lavorava molto: era questo che mi faceva stare tranquilla. Anche quando lavorava in questo fast food pakistano – ha spiegato – lavorava anche dieci ore. Lavorava come cuoco, come cameriere.

Dopo l’episodio che vide coinvolto a Bologna Youssef Zaghba, fermato e poi rilasciato all’aeroporto Marconi il 15 marzo 2016, la signora Valeria fu informata non solo dall’Inghilterra, ma anche dai servizi di sicurezza marocchini. Il padre del 22enne attentatore, infatti, risiede a Fez, dove risulta essere legato alla rete missionaria dei Tablig Eddawa.

Io sono grata alla polizia per il lavoro che faceva: ogni volta che mio figlio veniva qui c’era uno della Digos che lo seguiva. Credo che abbiano fatto un lavoro incredibile. Sapevano benissimo quanto io fossi preoccupata e attenta a quello che succedeva. Anche quando voleva partire per Istanbul per poi andare in Siria – ha raccontato la donna – ho detto loro di trattenerlo. Io sono una buona cittadina italiana che ama il suo paese, sono un’italiana musulmana. Ed è difficile dire qualcosa di sensato su queste cose che sono completamente insensate. L’ultima volta che ci siamo sentiti è stato giovedì, due giorni prima dell’attentato. E’ stata una telefonata dolcissima, io dovevo partire il 16 e passare con lui gli ultimi giorni di ramadam. Quella telefonata mi ha colpito perché c’era una dolcezza particolare nella sua voce, era particolarmente tenero.

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