Italicum, tra Renzi e Berlusconi con nuovi equilibri politici

Renzi vince la sua battaglia sull’ Italicum, ma il Pd si spacca ed al Senato nasce di fatto una nuova maggioranza,  visto che l’emendamento del senatore Stefano Esposito, ribattezzato “l’Espositum”, che riscrive di fatto l’Italicum, passa con i voti determinanti di Forza Italia. L’Italia va avanti,  commenta il premier da Davos,  e chi prova a interrompere tutte le volte il percorso delle riforme possiamo dire che, per il momento, non ce la fa. Quello di oggi, insiste, è un grandissimo risultato che rende la legge elettorale molto più vicina. L’Aula di palazzo Madama prima boccia le due proposte di modifica presentate da Miguel Gotor e la minoranza Dem: la prima, quella determinante, con 170 no, 116 sì,  di cui 10 di FI e 8 di Gal oltre ai 27 della minoranza Dem,  e 5 astenuti; la seconda con 168 no, 108 sì e 3 astensioni. E poi dà il via libera all’Espositum con 175 voti a favore, 110 contrari e due astenuti. Ma l’ok alla norma, che secondo Calderoli sarebbe stata presentata oltre il tempo massimo prefissato ricorre ad un trucchetto di vecchia data, crea una frattura profonda tra i Dem,  perché rende i voti azzurri determinanti: solo 125 sono quelli che arrivano dalla maggioranza di governo, meno di quelli che servirebbero a far passare l’emendamento. I senatori di Forza Italia che dicono sì all'”Italicum 2.0″ sono 46 ai quali vanno aggiunti i 4 di Gal. E 22 sono i Dem che votano in dissenso dal gruppo. Dopo l’ok al nodo della riforma, al Senato scoppia il putiferio: il “super canguro” fa decadere 35mila delle 47mila proposte di modifica presentate e questo scatena la protesta dei 5 Stelle che parlano di nuova maggioranza e di trucchetti ignobili per concretizzare il Patto privato del Nazareno. Mentre quelli della sinistra Dem, Gotor in testa, sfogano con i cronisti rabbia e disappunto. Il “dado è tratto”, sbotta un senatore della minoranza, “è un altro passo verso la Repubblica presidenziale”. Eppure il tesoriere dei Ds Ugo Sposetti aveva provato a fare un tentativo in extremis per non lacerare ulteriormente il partito già in fibrillazione per l’intervista di Esposito che aveva definito i dissidenti “parassiti” e per ridare la parola al Parlamento chiedendo ad Esposito,  ed a Gotor,  di ritirare le rispettive proposte di modifica. Ma il suo appello, al quale si era associato anche quello di Muchetti, era rimasto inascoltato. Così la guerra comincia. La minoranza Dem si riunisce alla Camera con Pier Luigi Bersani per fare il punto. Secondo la versione ufficiale sono 140, secondo chi li ha contati nella sala Berlinguer sono 85. Anche se la sostanza politica non cambia. Si parla del voto al Senato, ma si guarda al Colle. Il fatto, spiegano alcuni Dem al governo, è che la minoranza alza il tiro per avere voce sul Colle e il fatto che Bersani ci metta il cappello significa che vuol essere anche lui un interlocutore. E nel frattempo Berlusconi si vede con Alfano al Senato. Anche se, si spiega nel centrodestra, “quella di oggi è più che altro organizzativa, troppa gente per fare nomi per il Quirinale”.  L’incontro vero è stato quello di lunedì dove si sarebbe deciso di fare fronte comune sul candidato da proporre a Renzi. Nel Pd, intanto, si cerca di ricomporre la frattura. Esposito chiede scusa per aver parlato di “parassiti”, frase stigmatizzata anche da Bersani, mentre Guerini assicura che la maggioranza non è cambiata, mentre Zoggia incalza: “Con FI non c’è nessuna mutazione genetica. Non c’è in vista alcun cambio della maggioranza di governo. Forza Italia è all’opposizione e ci resterà, anche dopo il voto del Quirinale”. Come a dire che l’appoggio ormai indispensabile di Forza Italia al Pd sulla legge elettorale, sottolineato dal capogruppo di Fi al Senato Paolo Romani, e poi anche da Silvio Berlusconi, non avrebbe come contropartita un candidato al Colle gradito all’ex premier. ll gruppo dei senatori Cinque Stelle dà all’Italicum una chiave di lettura: “Il Paese sappia che oggi nasce una nuova maggioranza, con Fi che diventa indispensabile alla sopravvivenza del governo. Il Patto del Nazareno è ormai un partito politico, Silvio Berlusconi ne è il leader, di fatto riabilitato nonostante la condanna, e oggi governa nuovamente il Paese”. Ancora più chiaro è il deputato Riccardo Fraccaro: ” Nasce ufficialmente il Partito del Nazareno e Berlusconi ne diventa a tutti gli effetti il capo politico.  Siamo di fronte ad un autentico voto di scambio: appoggio sulle controriforme in cambio delle garanzie su salvacondotto e Quirinale”. In verità  senza il soccorso azzurro, la nuova legge elettorale non passerebbe e Matteo Renzi perde la sua autosufficienza parlamentare proprio in quel Senato che, ironia della sorte, alla Camera si sta votando per abolire. Berlusconi ha messo a disposizione i suoi voti decisivi per consentire all’Italicum di uscire indenne dal  Senato per intascare dal premier una cambiale che metterà all’incasso per giocare da protagonista la partita del Colle,  e quella  dell’agibilità politica, anticamera necessaria per il ritorno sulla scena politica.  Una posta  alta che fa correre  il rischio della spaccatura di Forza Italia e con  il premier che non può dire di avere una sua autonomia al Senato. Di fatto è cambiato completamente il meccanismo degli equilibri.

Cocis

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