Nessun vincitore,  scenari difficili da prevedere, con  i numeri che raccontano la paralisi prossima ventura. Al centro, essenziale, la questione delle alleanze. Il dopo-Consulta, con una legge di fatto proporzionale, pone interrogativi cui è difficile rispondere. Il Pd è attestato sul 31,7 per cento, i grillini sul 28,3. Per Swg, ieri, i democratici erano avanti sui pentastellati di quasi cinque punti: 31,8 contro 26,7. Se andiamo a cercare le cifre di Nicola Piepoli (23 gennaio) il partito di Matteo Renzi era al 32,5 contro il 27 del gruppo di Beppe Grillo.  Sondaggi o meno, comunque, la situazione attuale dice che  non esiste una forza politica in grado, da sola, di raggiungere la fatidica soglia del 40 per cento che garantirebbe il premio di maggioranza. Se si votasse a giugno sarebbe ragionevole sostenere che si formerebbe un governo a trazione democratica con elementi della destra ‘responsabile’. In pratica, un compromesso. Se poi guardiamo alla Camera, al netto di possibili sorprese, la declinazione numerica pare chiara: 30 punti al Pd, 30 ai grillini, molto meno a un centrodestra unito, intendo dire con Berlusconi e Salvini alleati. A questo punto Renzi avrebbe in mano una sola carta da giocare veramente: dovrebbe tenere insieme al suo partito una sinistra alla Pisapia e un centro moderato. Insomma, un centrosinistra allargato alla sua destra e alla sua sinistra. Resta comunque  la questione Grillo che  potrebbe tranquillamente governare. Un 32 per cento alle urne e un 18 da aggiungere. Se trovasse alleati, Mattarella sarebbe costretto a dargli l’incarico di formare il governo. Ad esempio, la Lega di Matteo Salvini che pur  di andare al governo potrebbe accettare un’intesa con Grillo. Con la legge scaturita dalla sentenza del 25 il quadro è davvero incerto. Nessuno vince. E’ una semplice questione di numeri: i deputati sono 630. Formalmente ne occorrono la metà più uno. Di fatto, per evitare sorprese, bisognerebbe arrivare a 350 rappresentanti per la maggioranza. Anche sommando Pd e Forza Italia non si raggiunge questa cifra. C’è poi il  problema della disomogeneità dei sistemi elettorali tra Montecitorio e Palazzo Madama.Un possibile scenario sui risultati del voto alla Camera con l'Italicum