Istat: in aumento l’ età media degli italiani

Si alza l’ età media degli italiani. Secondo quanto rivelato da una ricerca dell’ Istat, “Il futuro demografico del Paese”, la popolazione italiana è destinata ad invecchiare gradualmente: l’età media aumenta difatti da 43,5 anni nel 2011 fino ad un massimo di 49,8 anni nel 2059. Dopo tale anno l’età media si stabilizza sul valore di 49,7 anni, a indicare una presumibile conclusione del processo di invecchiamento della popolazione. Tenendo conto della variabilità associata agli eventi demografici, la stima della popolazione oscilla da un minimo di 53,4 milioni ad un massimo di 69,1 milioni.

Cumulando gli eventi demografici relativi al periodo 2011-2065, l’evoluzione della popolazione attesa nello scenario centrale – continua l’Istat – è  il risultato congiunto di una dinamica naturale negativa per 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite contro 40 milioni di decessi) e di una dinamica migratoria positiva per 12 milioni (17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite). Particolarmente accentuato, prosegue la ricerca, entro i prossimi trenta anni è l’aumento del numero di anziani: gli ultra 65enni, oggi pari al 20,3% del totale, nello scenario centrale aumentano fino al 2043, anno in cui oltrepassano il 32%. Dopo tale anno, tuttavia, la quota di ultra 65enni si consolida intorno al valore del 32-33%, con un massimo del 33,2% nel 2056. La popolazione fino a 14 anni di età, oggi pari al 14% del totale, evidenzia un trend lievemente decrescente fino al 2037, anno nel quale raggiunge un valore minimo pari al 12,4%. Dopo tale anno la percentuale di under 15enni si assesta fino a raggiungere un massimo del 12,7% nel 2065. Il margine di incertezza associato a tale stima fa comunque ritenere che nel medesimo anno tale quota potrebbe oscillare in un intervallo compreso tra l’11% e il 14%. La popolazione in età lavorativa (15-64 anni) evidenzia, nel medio termine, una lieve riduzione, passando dall’attuale 65,7% al 62,8% nel 2026. Nel lungo termine, invece, ci si aspetta una riduzione più accentuata. La trasformazione della struttura per età della popolazione comporta un marcato effetto sui rapporti intergenerazionali. L’indice di dipendenza degli anziani (cioè il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età attiva – 15-64 anni), oggi pari al 30,9%, cresce fino a un livello del 59,7% nel 2065, senza sostanziali differenziazioni rispetto sia allo scenario alternativo basso (59,4%) sia a quello alto (59,7%).Sulla base delle ipotesi sui movimenti migratori con l’estero e sulla base di un comportamento riproduttivo superiore a quello della popolazione di cittadinanza italiana, l’Istat, prevede che “l’ammontare della popolazione residente straniera possa aumentare considerevolmente nell’arco di previsione: da 4,6 milioni nel 2011 a 14,1 milioni nel 2065, con una forbice compresa tra i 12,6 ed i 15,5 milioni. Contestualmente, nel periodo 2011-2065 l’incidenza della popolazione straniera sul totale passera’ dall’attuale 7,5% a valori compresi tra il 22% e il 24% nel 2065, a seconda delle ipotesi. Sul versante territoriale si rileva, da parte del Mezzogiorno, uno sviluppo della popolazione in controtendenza rispetto al resto del Paese. Nelle ripartizioni Sud e Isole si prevedono, in un primo momento, lievi riduzioni di popolazione (rispettivamente, 14 e a 6,7 milioni di residenti entro il 2020). Nel medio e, soprattutto, nel lungo termine il bilancio demografico negativo di queste due ripartizioni tenderebbe a farsi ancor più rilevante, fino a condurne le rispettive popolazioni a 11,3 e 5,5 milioni entro il 2065. Anche prendendo in esame lo sviluppo demografico più favorevole, che si evidenzia nello scenario alto, la popolazione meridionale sarebbe comunque sottoposta a una diminuzione rispetto all’anno base: pari all’11% nel Sud e pari al 9% nelle Isole. Nel Centro-nord si prevede un bilancio demografico positivo per l’ampia parte dell’orizzonte previsivo. Nello scenario centrale la popolazione del Nord-est, pur a incrementi decrescenti, aumenterebbe costantemente fino al 2057, anno in cui raggiungerebbe un massimo di 13,8 milioni di residenti.
Analoga tendenza, ma fino al 2051, si manifesterebbero tanto per la ripartizione Nord-ovest, con un massimo di 17,8 milioni di residenti, quanto per la ripartizione Centro, con un massimo di 13,5 milioni. In ogni caso, per effetto della contrapposta dinamica demografica tra Centro-nord e Mezzogiorno del Paese, il peso demografico territoriale muterebbe parzialmente: nello scenario centrale il Nord-ovest, dove nel 2011 risiede il 26,6% della popolazione, passerebbe al 28,7% nel 2065; il peso del Nord-est aumenterebbe dal 19,2% al 22,4%, quello del Centro dal 19,7% al 21,6%; il Sud, invece, scenderebbe dal 23,4% al 18,4% e le Isole dall’11,1% all’8,9%.

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