Istanbul: ‘Il kamikaze aveva chiesto asilo in Turchia’

L’Isis ha colpito Istanbul, in Turchia, con un attacco suicida nella zona più turistica della città, Sultanahmet, dove si concentrano le bellezze culturali della città, come la Moschea Blu, il Palazzo Topkapi e il Corno d’Oro. Il kamikaze che ieri ha ucciso 10 turisti stranieri, tutti tedeschi, a Istanbul aveva chiesto asilo in Turchia il 5 gennaio scorso, una settimana prima dell’attacco. E le dieci vittime infatti sono tutte straniere, otto tedesche, mentre l’assassino, secondo le autorità turche, è un uomo, probabilmente un giovane saudita, giunto da poco dalla Siria, ed è il 28enne Nabil Fadli, un siriano nato in Arabia Saudita, che avrebbe presentato la domanda di asilo all’ufficio dell’immigrazione di Zeytinburnu, a Istanbul, in compagnia di altri 4 uomini. Nei giorni successivi Fadli, appena entrato in Turchia dalla Siria, sarebbe rimasto nell’indirizzo di residenza dichiarato di Istanbul. Le indagini sono in corso per cercare di identificare i suoi accompagnatori. Le autorità turche hanno arrestato un sospetto in relazione all’attacco di ieri a Istanbul, come ha detto in una conferenza stampa il ministro dell’Interno turco, Efkan Ala. Ma Nabil non era sorvegliato dalle autorità turche. I feriti sono una quindicina, anche loro per la maggior parte stranieri. Un altro morto potrebbe essere peruviano. Fermati tre cittadini russi nella provincia meridionale di Antalya per sospetti legami con l’Isis. Secondo l’agenzia di stampa Anadolu, sarebbero accusati di aver fornito supporto logistico ai jihadisti, ma non è chiaro se per gli investigatori possano anche aver avuto un ruolo nella preparazione dell’attacco di Istanbul.Sono 68 i sospetti membri dell’Isis arrestati dalla polizia turca tra ieri e oggi e le operazioni si sono svolte in 8 province. Nove sono le persone fermate oggi, di cui 6 a Smirne e 3 cittadini russi ad Antalya. Ieri 15 siriani e un turco erano stati arrestati ad Ankara e altri 25 sospetti nelle province di Kilis e Sanliurfa, al confine con la Siria, con l’accusa di progettare attacchi sul suolo. Proprio un anno fa un’attentatrice suicida fondamentalista si fece saltare in aria nella stessa piazza, uccidendo un agente e ferendone un altro. Il primo ministro turco Ahmet Davutogluha convocato un vertice di emergenza su come gestire la situazione. Per il momento, come in altre occasioni simili, è stata imposta la censura ai media nazionali. Sempre in mattinata, è scoppiato un incendio in un hotel in un altro quartiere di Istanbul, a Maltepe e non si hanno ancora notizie di un possibile collegamento con l’esplosione di Sultanahmet, avvenuta vicino all’obelisco di Teodosio, che ha portato alla chiusura dell’intero quartiere. Le autorità turche hanno immediatamente conferito la paternità dell’attentato agli jihadisti, trascurando le altre piste tradizionalmente turche, come quella degli estremisti di sinistra o quella, altrettanto probabile, di terroristi curdi. Ricordiamo che l’Unione europea ha appena stanziato tre miliardi di euro da dare alla Turchia per il mantenimento dei profughi dalla Siria. Il governo tedesco di Angela Merkel si riunirà nelle prossime ore in una seduta speciale, in seguito all’attentato di Istanbul, che ha provocato soprattutto vittime tedesche. Lo ha annunciato il vicecancelliere Sigmar Gabriel. Messaggi di solidarietà e di condanna sono giunti da Francia, Italia, Stati Uniti e da altre nazioni, mentre Mosca ritiene che gli atti terroristici a Baghdad e Istanbul sono crimini cinici e quello che è successo conferma ancora una volta la necessità pressante di unire urgentemente gli sforzi della comunità internazionale per formare un fronte unico nella lotta contro il terrorismo. Nell’ultimo mese l’intelligence turca aveva lanciato due diversi allarmi a tutte le forze di sicurezza del Paese su possibili attacchi dell’Isis su vasta scala a turisti e stranieri. Datati 17 dicembre e 4 gennaio, allertavano sull’intenzione di diversi jihadisti entrati dalla Siria di condurre attacchi contro obiettivi turistici e contro le rappresentanze diplomatiche in Turchia dei Paesi Nato coinvolti nella guerra al Califfato.

Cocis

 

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