Iraq, autobomba Isis fa strage di bambini a Baghdad

L’Is torna a colpire a Bagdad: 126 morti e una strage di bambini, ben 25, è il bilancio di due distinti attentati nella capitale irachena, che hanno provocato anche circa 200 feriti. Costretto dallo sforzo armato internazionale ad arretrare sul terreno, lo Stato islamico punta a seminare il terrore incurante del ‘Ramadan’,  che  è il nome del nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano. Quello nel quale, secondo la tradizione islamica, Maometto ricevette la rivelazione del Corano come guida per gli uomini di retta direzione e salvezza.  È il mese sacro del digiuno dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina. Il digiuno è un obbligo per tutti i musulmani praticanti adulti e sani che, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, non possono mangiare, bere, fumare e praticare sesso. Dal digiuno sono esentati i minorenni, i vecchi, i malati cronici, le donne che allattano o in gravidanza. Le donne durante il ciclo mestruale e chi è in viaggio sono solo temporaneamente esentati. Al tramonto il digiuno viene interrotto con un dattero o un bicchiere d’acqua. Poi segue il pasto serale. Il digiuno  è uno dei cinque doveri della fede islamica. Gli altri sono la professione di fede, la recita quotidiana delle cinque preghiere, l’elargizione delle elemosina e il compimento, almeno una volta nella vita, del pellegrinaggio  a La Mecca (Arabia Saudita). La mancata osservanza in pubblico di questi precetti, in alcune delle comunità più osservanti, può comportare l’imputazione del reato di apostasia. Il Ramadan è il mese più sacro dei musulmani,  che sono 1,6 miliardi in tutto il mondo,  e il periodo dell’anno in cui si celebra è lo stesso in tutti i Paesi islamici: dura 29-30 giorni e nel 2016 va dalla sera tra lunedì 6 e martedì 7 giugno al 5 luglio circa. Durante il Ramadan si bevono succhi di frutta, e nei Paesi del Maghreb quello di liquirizia, che alza la pressione sanguigna, perché chi digiuna ce l’ha più bassa del solito. Il Ramadan è ovunque un momento di condivisione e di unione. È usanza invitare i propri vicini e amici a condividere tutti insieme il pranzo serale e a recitare particolari preghiere. Una strategia questa,  usata dall’Is,  che intende mostrare al mondo la capacità di colpire nonostante le battaglie perse sul campo,  come nel caso di Falluja, città dichiarata libera dalle milizie jihadiste dalle autorità di Bagdad.  Anche quello di cui parliamo oggi è  un massacro rivendicato dall’Isis, come quello del Bangladesh. Diversi gli obiettivi: gli stranieri a Dacca, i musulmani,  non solo sciiti, e i pochi cristiani rimasti nella capitale irachena. La strategia della tensione e dell’odio settario applicata con diverse modalità a migliaia di chilometri di distanza. Da una parte il nuovo fronte del Sud-Est asiatico, dall’altra il vecchio fronte iracheno. Là un commando di giovani killer in azione in un ristorante, qui l’antico metodo del camion bomba che esplode tra la folla per la strada. A Dacca l’incubo di un sequestro durato ore, a Bagdad un boato istantaneo che sventra palazzi e spazza via decine e decine di vite davanti a uno shopping center, nel peggior massacro dell’ultimo anno. Una settimana fa, come dicevamo,  l’esercito aveva cacciato l’Isis dalla roccaforte di Falluja, a cinquanta chilometri dalla capitale. In queste ore il Califfato ha presentato il conto di quella riconquista al fragile e impopolare governo iracheno.  Il luogo dell’attentato è stato visitato dal primo ministro iracheno Haider al-Abadi accolto da una folla inferocita contro il governo accusato di non saper garantire la sicurezza. La Casa Bianca, attraverso il portavoce del Consiglio della sicurezza nazionale Ned Price, ha condannato con forza gli odiosi attacchi che hanno ucciso oltre 100 persone, comprese famiglie riunite per la fine del digiuno del Ramadan e coloro che insieme con milioni di altri nel mondo seguivano gli Europei di calcio. Poi ha ribadito la propria determinazione nel sostegno al popolo e al governo iracheni nello sforzo congiunto per distruggere l’Is, aggiungendo che questi attacchi non fanno altro che rafforzare la nostra determinazione a sostenere le forze di sicurezza irachene. I sei membri del commando che venerdì sera ha attaccato la Holey Artisan Bakery di Dacca, uccidendo almeno 20 persone, fra cui nove italiani, erano tutti bengalesi. Come  ha sostenuto l’Ispettore generale della polizia del Bangladesh, AKM Shahidul Hoque che  ha precisato che dei sei, almeno cinque erano certamente militanti che le forze dell’ordine nazionali stavano cercando di arrestare da tempo. Da quando sono cominciati gli omicidi di stranieri, intellettuali e membri di minoranze religiose in Bangladesh, il governo ha sempre respinto l’ipotesi dell’esistenza sul territorio nazionale di cellule dell’Isis o di Al Qaida, movimento che spesso hanno rivendicato i cruenti attentati. Il ministero dell’Interno a Dacca ha sempre sostenuto che gli autori degli omicidi erano militanti fondamentalisti locali. Il  leader del ramo indiano di al Qaida, per converso,  ha incitato i musulmani indiani a sollevarsi e a lanciare attacchi alle autorità e alla polizia dell’India. Asim Umar, leader di al-Qaeda nel subcontinente indiano (Aqis), ha evocato l’esempio dei lupi solitari in Europa. Lo Stato Islamico è un’organizzazione estremista islamica, d’ispirazione salafita, che considera il jihad globale un dovere di ogni musulmano. Come al-Qāʿida e molti altri gruppi jihadisti  odierni, lo Stato Islamico è un prodotto dell’ideologia dei Fratelli musulmani, la prima organizzazione islamista  al mondo, che tuttavia non afferma la cogenza del jihād avendo da tempo optato per una strategia legale per salire al potere. Segue un’interpretazione radicale e anti-occidentale dell’Islam, promuove la violenza religiosa e considera coloro che non concordano con la sua interpretazione del Corano infedeli e apostati; sostiene di rifarsi all’Islam delle origini e rifiuta le innovazioni più recenti considerandole responsabili della corruzione del suo spirito originario. Condanna i califfati più recenti e l’Impero ottomano per aver deviato da quello che chiama ‘Islam puro’, per restaurare il quale ha stabilito un suo califfato. Allo stesso tempo lo Stato Islamico mira a fondare uno Stato fondamentalista salafita  e quindi sunnita , in Iraq, Siria  e altre parti del Levante.  Quello che resta da capire è come possano gli affiliati all’Is autodefinirsi un organizzazione ‘sacra’ per la sua interpretazione del Corano,  se non rispettano neanche la sacralità del Ramadan spargendo sangue, anche e principalmente musulmano, nei suoi terribili ed indegni attacchi, come quello sferrato oggi a Bagbdad.

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