Ira M5s per le anticipazioni della lettera di Tria alla Ue: “Non ne sapevamo nulla”

Il M5s reagisce con ira alle anticipazioni di stampa sulla lettera con la quale il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha replicato alla missiva con la quale Bruxelles aveva domandato come l’Italia intendesse ridurre il deficit. La promessa di “ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare” è sembrata infatti diretta al reddito di cittadinanza, provvedimento bandiera dei pentastellati. 

“La lettera preparata dal ministro Tria con la Lega? M5s non ne sa nulla”, mette in chiaro Luigi Di Maio, “non ce ne siamo occupati noi, non è stata condivisa con noi. Sicuramente noi non tagliamo le spese sociali, né il Reddito né Quota 100”. Il capo politico del M5s sembra quindi accusare l’alleato, uscito rafforzato a suo discapito dalle elezioni europee, di voler far valere i nuovi equilibri con una prova di forza.

“Basta austerità, basta tagli, di altre politiche lacrime e sangue non se ne parla. Non esiste! Magari è utile fare un vertice di maggioranza con la Lega insieme al presidente Conte e allo stesso Tria, così sistemiamo insieme questa lettera, prima che qualcuno la mandi a Bruxelles!”, scrive poi Di Maio su Facebook.

“Secondo le prime indiscrezioni, nella lettera da inviare alla Ue, che Tria e la Lega hanno scritto, sono previsti tagli allo stato sociale per il triennio 2020-2022. Questa scelta è incomprensibile e sono necessarie delle spiegazioni”, si legge inoltre sul Blog delle Stelle, “la linea che, d’accordo con la Lega, abbiamo seguito come governo è stata quella della lotta all’austerità. Posizione confermata dai risultati elettorali delle europee in cui è stato detto che è necessario fare la flat tax per i redditi bassi anche sforando il deficit”, si legge ancora.

“Gli italiani si aspettano da questo governo lotta all’austerità europea e questo è quello che dobbiamo fare, non i tagli al welfare”, avvertono i 5 stelle. Non basta che Tria puntualizzi che “l’utilizzo delle nuove politiche del welfare (Reddito di cittadinanza e quota 100) e’ finora inferiore alle stime sottostanti alla legge di bilancio per il 2019”.

Mentre la bufera politica montava, il ministero delle Finanze, in una nota, ha “smentito nel modo più categorico le notizie di stampa che anticiperebbero i contenuti della lettera che il ministro Tria si prepara a inviare alla Commissione europea. Tali contenuti non corrispondono alla realtà. Come si potrà constatare quando si prenderà visione della lettera che sarà firmata dal ministro e inviata a Bruxelles”.

“Dal lato della spesa, il governo sta avviando una nuova revisione della spesa. Riteniamo che sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022” è uno dei passaggi della lettera che verrà inviata alla Commissione europea ed è stata preparata ieri durante il vertice che il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha avuto con gli ‘sherpa’ economici del partito di via Bellerio. C’è stato anche un incontro tra il responsabile di via XX Settembre e il premier Conte.

“Siamo convinti che – viene messo nero su bianco secondo quanto visionato dall’AGI – che una volta che il programma di bilancio sarà finalizzato in accordo con la Commissione Europea, i rendimenti dei titoli di Stato italiani diminuiranno e le proiezioni relative alle spese saranno riviste al ribasso”. Alla missiva viene allegato il rapporto sull’andamento del debito redatto dal Dipartimento del Tesoro. “Colgo l’occasione – si legge nell’incipit – per ricapitolare la posizione del governo italiano in merito all’andamento del disavanzo e del debito nel 2018 alle nostre aspettative per l’anno in corso e ai programmi per il bilancio 2020-2022”.

A inviperire ulteriormente i Cinque stelle è che la lettera alluda alla flat tax, o quantomeno a una sua versione ammorbidita, un provvedimento in merito al quale M5s aveva manifestato perplessità riguardo le coperture. Il Governo intende introdurre “ulteriori misure per semplificare il sistema fiscale e migliorare la fedeltà fiscale”, si legge, “il Parlamento ha invitato il Governo a riformare, fatti salvi gli obiettivi di riduzione del disavanzo per il periodo 2020-2022, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, riducendo il numero degli scaglioni e la pressione fiscale gravante sulla classe media. Si effettuerà anche una revisione di detrazioni ed esenzioni fiscali”.

L’esecutivo italiano assicura poi che il disavanzo potrebbe calare anche oltre le previsioni e che dal lato della spesa, grazie anche al fatto che il reddito di cittadinanza e la quota 100 ‘costano’ meno di quanto stimato, si potrà agire senza aumentare l’Iva e garantendo una semplificazione del sistema fiscale.

Nella lettera, il ministro dell’Economia fa sapere che comunque il governo italiano è convinto che “una volta che il programma di bilancio sarà finalizzato in accordo con la Commissione europea, i rendimenti dei titoli di Stato italiani diminuiranno e le proiezioni relative alla spesa per interessi saranno riviste al ribasso”. Quanto all’Iva, Tria ricorda che “i partiti politici hanno espresso riserve circa il previsto aumento dell’Iva, ma abbiamo comunque un ventaglio di misure alternative onde garantire il suddetto miglioramento strutturale” scrive senza entrare nel dettaglio.

Insomma, il disavanzo per l’anno in corso “potrebbe essere minore di quanto prospettato nelle ultime previsioni ufficiali” visto che “l’andamento dell’economia e il gettito fiscale hanno finora superato le previsioni del Programma di Stabilita’”. E se comunque “il contesto di crescita internazionale non si deteriorasse ulteriormente”, Tria assicura che “l’Italia dovrebbe essere in grado di mantenere questa tendenza positiva fino alla fine dell’anno”.

La lettera arriva oggi quando l’Istat certifica che nel primo trimestre dell’anno il Pil è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e non dello 0,2% come previsto precedentemente. Non solo, ma è diminuito dello 0,1% nei confronti del primo trimestre del 2018. In una giornata poi negativa per le Borse, dopo il diktat di Trump che ha innalzato i dazi per il Messico, lo spread ha tenuto col fiato sospeso e si colloca ora a 285 punti dopo aver toccato quota 294. Si riduce così la differenza con la Grecia, che ora dista da noi solo 20 punti.

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