Un operatore al lavoro in una centrale telefonica. ALESSANDRO DI MEO - ANSA-CD

Intercettazioni, con scontro tra magistrati e governo

‘Nessuno può negare che il problema delle intercettazioni sia enorme, nessuno può imporci una marcia indietro e gli eventi sono maturi per approvare una norma del genere e siamo pronti ad apportare modifiche’. Alessandro Pagano, il deputato di Ncd, rivendica la necessità di approvare il suo emendamento sulle intercettazioni. ‘E’ giunto il momento di distinguere tra giornalismo vero, d’inchiesta, che merita un premio, e quello ‘gossipparò e scandalistico, che mette in piazza la vita privata della gente’. Vero è che esiste il diritto di cronaca, che prevale laddove ci sia l’interesse pubblico della notizia, ma sarebbe realmente utile riportare il dibattito nei limiti della realtà. Il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli  è in aperto disaccordo con l’obbligo per i pm di chiedere il processo nell’arco di tre mesi e, intervistato da Repubblica, mette in dubbio che, con una norma del genere, l’inchiesta su Mafia Capitale si sarebbe potuta avviare: “Altro che tre mesi. In indagini complesse come quelle di mafia, terrorismo e corruzione, solo ascoltare migliaia di intercettazioni, scrivere informative di polizia e eventuali richieste di misure cautelari, per migliaia di pagine, richiedono parecchi mesi. Ipotizzarne solo tre significa amputare le indagini”. Secondo Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale sull’anticorruzione, ‘molte volte la captazione nascosta di colloqui tra le persone è servita per individuare dei fatti gravi e colpire, di conseguenza, la criminalità organizzata. Ecco, vorrei che si tenesse conto di questo dato nella formulazione della futura norma’. Cantone trova giusto che, per il rispetto della privacy delle persone, ci siano limiti alla divulgazione delle intercettazioni ma ricorda che molte volte gli imprenditori, vittime di estorsioni, ‘sono andati all’appuntamento coi loro aguzzini con un registratore nascosto. È proprio grazie a quei colloqui rubati che è stato possibile inferire dei colpi seri alla criminalità organizzata. E’ uno strumento invasivo, può danneggiare immagini e reputazioni. Ma intanto l’estorsore è finito in cella’. In questione non è il diritto dei giornalisti di pubblicare notizie di rilevanza pubblica anche se non strettamente attinenti al processo. E nemmeno la messa in onda di video e colloqui sui quali si basano trasmissioni come le Iene. Si tratta di tutelare il diritto alla vita privata dei cittadini troppe volte violato. L’obiettivo della delega al governo è di trovare un punto di equilibrio che interrompa il fenomeno distorsivo delle intercettazioni date in pasto, senza alcun filtro, al processo mediatico che precede il processo vero e proprio. Non si tratta di fare battaglie ideologiche contro la stampa e contro il giornalismo d’inchiesta, e non si parla di norme ammazza-iene. ‘Alessandro Pagano, al quale va tutto il nostro sostegno personale e politico ha presentato un emendamento giustamente approvato dalla Commissione Giustizia che punisce chi ruba conversazioni private senza alcuna rilevanza penale e poi le pubblica o le trasmette per puro Gossip, quando invece non servano per infangare qualcuno’, scrivono in un comunicato congiunto i Senatori di Ncd Giuseppe Marinello e Luigi Compagna che sottolineano come ‘regolamentare il settore intercettazioni sia fondamentale per garantire un regolare svolgimento democratico della vita politica del paese’. Non bastano sanzioni e nuove norme ma ci vuole equilibrio e senso di responsabilità da parte del giornalista e del magistrato. Servono udienze stralcio con vaglio selettivo da parte del magistrato perché a venire colpito non è il diritto all’informazione ma la vita privata dei cittadini.

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