Il presidente della Sicilia Rosario Crocetta. Roma 09 luglio 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

Intercettazione Crocetta e richiesta della Cassazione

Il pg della Cassazione Pasquale Ciccolo ha chiesto una relazione al procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato sulla vicenda della presunta intercettazione che riguarderebbe il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta. Lo scopo è verificare se ci siano ‘profili di competenza’ dello stesso Ciccolo. Il pg della Cassazione è titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati. E la richiesta di una relazione al procuratore generale di Palermo rientra nella normale prassi seguita in vicende che possono riguardare la magistratura. Il Comitato di presidenza del Csm deciderà a sua volta se autorizzare l’apertura di una pratica sul caso dell’intercettazione a Palazzo dei Marescialli. La richiesta di un intervento del Csm è stata presentata dal laico di Fi Pierantonio Zanettin. ‘Non risulta alcuna traccia di questa telefonata nei nostri uffici. Siamo assolutamente certi che non ci sia alcun elemento al riguardo qui in Procura a Messina’,   dice il capo della Procura di Messina Guido Lo Forte riferendosi alla presunta intercettazione tra il presidente della Regione Rosario Crocetta e il suo medico Matteo Tutino riportata dal settimanale Espresso. Il caso Crocetta non inizia il 16 luglio ma a fine giugno quando uomini degli apparati dello stato fanno trapelare il contenuto di un’intercettazione tra il Governatore e il primario Tutino. Da quel momento scatta la macchina fatta di audio che spariscono e prove che non lo saranno mai. Anche quella dello scorso 16 luglio è una storia che nasce a Palermo ed esplode quando il settimanale “L’Espresso” pubblica il contenuto di una presunta intercettazione tra Rosario Crocetta e l’ormai ex primario dell’Ospedale Villa Sofia Matteo Tutino. La telefonata risalirebbe al 2013 e l’allora primario di Chirurgia Estetica avrebbe detto al Governatore Crocetta, con il quale è molto intimo, che il suo Assessore alla Sanità Lucia Borsellino, figlia del giudice morto per mano della mafia Paolo,   andava ‘fatta fuori come il padre’. Al tempo fu pubblicato un articolo firmato da Piero Messina e Maurizio Zoppi. Messina era già membro dell’Ufficio Stampa della Regione Sicilia, di cui è stato anche coordinatore sotto la Presidenza Lombardo. La sua esperienza è proseguita anche sotto la Presidenza Crocetta, fino al dicembre 2012 quando l’attuale Governatore decide di licenziarlo insieme ad altri 21 giornalisti. Piero Messina è anche l’autore de “Il Cuore Nero dei Servizi”, un libro sui servizi segreti in cui racconta, grazie ad ‘agenti e funzionari italiani per anni impegnati nelle attività del nostro sistema di sicurezza’, il dietro le quinte ‘dei meccanismi che hanno confezionato false verità’. Una sua fonte che gli fa ascoltare l’audio della presunta intercettazione. Messina trascrive la registrazione e la propone alla redazione de L’Espresso. A confermarlo è lo stesso direttore del settimanale che in una nota afferma che ‘i nostri cronisti a Palermo l’hanno ascoltata’ e che ‘ha potuto ricopiare la trascrizione’. Vicinanza, da giornalista e direttore esperto, sceglie prima l’utilizzo del plurale e, in seconda battuta, quello del singolare per chiarire chi abbia effettivamente ascoltato la registrazione. Ed è sempre il direttore de L’Espresso a confermare che un suo giornalista ha effettivamente ascoltato e trascritto la conversazione. La redazione avrebbe deciso di attivare un nucleo di giornalisti esperti di antisofisticazione che si sarebbero mossi lungo un doppio canale di conferma per validare la veridicità dell’audio. L’esistenza di questa intercettazione a Palermo era una sorta di ‘segreto di Pulcinella’, e ne aveva parlato anche Mario Barresi, il primo luglio scorso, in un articolo apparso su ‘La Sicilia’ in cui si riporta un virgolettato molto simile. Un amico di Crocetta avrebbe detto al Governatore che era arrivato il tempo di ‘fare fuori politicamente Lucia Borsellino’. Le due frasi riportate da Barresi e da Messina sembrano essere molto simili, ma in quella pubblicata dal quotidiano siciliano manca un dettaglio che diventa determinante perché mancano le parole ‘come il padre’, nonché la mancanza della parola ‘politicamente’. La registrazione sarebbe stata affidata ai Carabinieri dei Nas in carico delle indagini per conto della Procura. Si sarebbe dovuta trattare di una normale attività investigativa di routine ma l’attività non trova riscontro nelle parole del Procuratore di Palermo Lo Voi, che poche ore dopo la pubblicazione si è affrettato a smentire, e per ben due volte, l’esistenza del file audio. Secondo quanto riferiscono fonti vicine ai Carabinieri quelle intercettazioni sarebbero state realizzate da apparati che si sono mossi prima dell’autorizzazione da parte del giudice. In altri termini si tratterebbe di un’intercettazione acquisita in maniera irregolare e, pertanto, mai annessa agli atti. Ed è per questo che Lo Voi afferma il vero quando dice che quell’intercettazione non esiste. Perché in Procura, a Palermo, quell’intercettazione non è mai arrivata. E’ la stessa Rita Borsellino che lascia intendere che ci sia una mano romana dietro quanto accaduto affermando che ‘tutto questo nasce a Palermo ma anche altrove’. La stessa mano che nelle ore precedenti alla pubblicazione dell’articolo di Barresi fa recapitare a persone della famiglia Borsellino un testo su carta intestata dei Carabinieri recante la trascrizione dell’intercettazione. A sei giorni di distanza dalla pubblicazione dell’articolo, ciò che resta è una registrazione mai arrivata in Procura perché acquisita irregolarmente da apparati che hanno prima copiato, poi diffuso e infine distrutto quel materiale. Ed è proprio quella distruzione che lascia ancora di più perplessi perché non permetterà di risalire al vero contenuto di quella conversazione. Non permetterà di chiarire se, come messo per iscritto dal comandate dei Nas Trifirò al Procuratore Lo Voi, quell’intercettazione sia mai esistita. Non permetterà di chiarire se quella frase è stata detta, come è stata detta e quale sia stata la vera reazione di Crocetta. Non permetterà di chiarire se colpire Palermo vuol dire colpire Roma e il Comando dei Carabinieri da poco insediatosi. Quello che resta è la volontà di procedere di Crocetta nei confronti dell’Espresso. Voci proveniente dal settimanale romano parlano di un asso nella manica ancora da giocare. Ma a questo punto la partita non è più giornalistica perchè chi ha realizzato e diffuso quell’intercettazione è una mano che si muove in autonomia rispetto alla procura. “Non mi dimetto perché ho un dovere di fronte agli italiani e voglio capire se questa è una democrazia compiuta o no”, ha affermato, durante la trasmissione ‘Effetto Notte le notizie in 60 minuti’ su Radio 24, il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta. “Voglio capire se si dà più fiducia alle parole di un Tribunale e dei magistrati o agli eversori che vogliono far crollare la democrazia. Questa è la mia sfida. E su questo credo che ormai nel nostro Paese ci si debba mobilitare. E’ venuto il momento di insorgere contro queste schifezze. In un Paese democratico chi decide se una persona è colpevole non può essere un giornale che magari non vuole ammettere una bufala soltanto per mantenere la reputazione. Se il Pd vuole partecipare al massacro di un innocente, allora vuole dire che non è in grado di tutelare le garanzie democratiche di questo Paese. Io al Governo chiedo di istituire una Commissione d’inchiesta su questa vicenda”.

Roberto Cristiano

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