L’inganno dei Pentastellati, sostenere un governo del Presidente

La velina degli slogan tradizionali copre come un velo la vera strategia.

Ci sono un obiettivo e una tentazione nel futuro del Movimento 5 Stelle. Con la nuova legge elettorale e con le diffidenze e le riserve che persistono, difficilmente raggiungerà percentuali tali da permettergli il governo del Paese. L’obbiettivo, dunque, malcelato, è una vittoria minore ma ugualmente sufficiente ad ottenere un numero di seggi tali da impedire che si formi un governo senza la formazione di Di Maio e Casaleggio. A quel punto si concretizzerebbe la tentazione, per non restare fuori dai giochi, di appoggiare un governo del Presidente, se di fronte al pericolo di ingovernabilità, Mattarella lanciasse un appello al senso di responsabilità di tutte le forze politiche. E’ una strategia, quella adottata dal Movimento, supportata da una buona dose di realpolitik: la consapevolezza di avere il dovere di passare da una fase di opposizione dura e senza sconti, ad una stagione più costruttiva, anche perché i suoi consensi, sembrano in bilico, con tendenza al ribasso. Quindi o vengono spesi in qualcosa di diverso dalla pura contestazione del passato, o rischiano di colare rapidamente sotto la soglia del 20%. D’altronde la designazione di Di Maio candidato premier, certifica la scommessa su un’uscita moderata dalla crisi e su un possibile traguardo governativo. Del resto segnali in tal senso, vengono dalla virata in materia di moneta unica, dalla posizione meno ostile alla NATO, dalla ricerca di dialogo con le istituzioni finanziarie e con il Vaticano. Troppi passaggi obbligati per poter tentare di penetrare quel muro di diffidenza che il Movimento si è creato intorno a se, che lo aveva protetto ma anche isolato.
L’esito di questa strategia della moderazione è ancora in chiaroscuro. Fuori e dentro i confini italiani la diffidenza è ancora tanta. Gli alleati occidentali vogliono essere rassicurati e non solo. Si è saputo che alcuni parlamentari Pentastellati si sono incontrati con alcuni investitori internazionali. Anche loro vogliono capire chi sarà, per un eventuale governo guidato dal Movimento, il Ministro degli Esteri e quello dell’Economia. Ma soprattutto lo vogliono sapere gli italiani. Ma per cambiare l’immagine da un movimento dilettantistico e patologicamente sofferente di estremismo occorrerà far qualcosa di più. Del resto lo stesso Di Maio, per la sua giovane età e l’inadeguata perizia in termini di governo, ha bisogno di essere puntellato a dovere. Tutto questo dovrebbe rappresentare un taglio con il passato e sarà difficile farlo digerire ai militanti. Eppure non c’è alternativa, la resa dei conti sta arrivando anche per il partito degli internauti.

Circa Andrea Viscardi

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