Incontrando in Libia uno sconosciuto…

Da qualche tempo mi trovo in Libia ad osservare molto attentamente quello che realmente accade sul campo. Un punto di osservazione privilegiato, come è quello di chi si confonde nella massa in una forma di totale anonimato per cogliere, e di fatto, ciò che nella maggioranza dei casi sfugge agli altri. Riesco ad entrare in contatto con un mio compatriota, che conosce molte realtà operative, tramite un passa parola. Gli telefono: “Ho ricevuto il tuo numero telefonico e vorrei incontrarti”. Questa è la sua risposta: “So perfettamente chi sei, sei il Sufista. Sarò io ad avvicinarti. Può andare bene il locale dove abitualmente ti fermi la sera per un pasto. Ci vediamo domani sera”. Conversazione chiusa. Molto importante incontrarsi in un luogo che non sia un hotel. Vedi, ad esempio, il Radisson ed altri hotel analoghi, dove tutto è monitorato, filmato ed ascoltato da altre persone. Le conversazioni che avvengono all’interno sono rigidamente ascoltate, ed è controproducente accettare e fissare appuntamenti negli alberghi. Sia chiaro che non parlo di chi arriva in giacca e cravatta e viene già dal nascere identificato come straniero ed è costretto a girare con due auto per guardarsi le spalle. Chi arriva in questo modo non   giunge a niente. Assolutamente a niente. Resto ad attendere ed ecco che arriva una persona vestita di stracci e con barba incolta. Vestito perfettamente nel mio stesso modo. Eravamo confusi nella trasandatezza comune a molti ospiti presenti. Considerate che, come insegna in un suo romanzo Carlos Castaneda, un alto dirigente conosciuto da tutti si traveste per chiedere l’elemosina all’angolo del palazzo dove aveva la sua sede. Nessuno lo riconosce! Ci sediamo uno di fronte all’altro. Siamo due “uomini neri”, ovvero coloro che si gettano nella mischia e si adattano alle realtà contingenti per portare a casa un reale risultato. Per mia esperienza, e quella di altri miei colleghi, ovvero di coloro che svolgono la loro attività in giro per il mondo ed hanno modo di conoscere sia il bene che il male, insiti   in alcune realtà. Può avvenire di conoscere le realtà esclusivamente dall’interno. Ordiniamo. “Mi hanno parlato di te, di alcune tue esperienze e delle tue capacità operative. Siamo seduti per avere un confronto e discutere di milizie. E’ scontato dire che giunge a qualcosa chi è disponibile a rischiare, che veste di stracci, ed è disponibile a fumare con i miliziani, o con i capi milizia, il narghilè ed a mangiare gli spaghetti a tavola con le mani. Bisogna sapere che dalla milizia vieni monitorato ed inquadrato, e potrai incontrarli solo se vieni da loro stessi chiamato ed invitato. Cercarli autonomamente è inutile e saresti a reale rischio di rimetterci la vita. Mangerai con persone in possesso di kalashnikov. I miliziani sanno cosa cerchi e possono invitarti ad un incontro. Il resto è pura e mera filosofia. Le milizie, ad esempio, non sono null’altro che catene di militari che appartenevano all’esercito di Gheddafi e   provengono tutti da caserme che nel dopo Gheddafi si sono prosciolte. Le milizie sono tutte in guerra tra di loro. Le milizie non hanno, sia chiaro, potere governativo e sono al gioco degli altri. Hanno però tutti gli armamenti propri delle caserme. Armamenti che non hanno mai restituito indietro. Sono quindi, le milizie, perfettamente armate e ben addestrate al loro uso. Sono state addestrate da Gheddafi, hanno poi combattuto contro Gheddafi, ed hanno chiesto di essere ammesse nel nuovo governo. Alcune, molto poche in verità, sono state riammesse. Ad altre il governo ha detto “no”, adducendo una penuria di soldi per il loro mantenimento. In pratica, in Libia esiste una “guerra nella guerra”. Al Thani si trova in aperto conflitto con le milizie. Chi potrebbe avere un vero ed attivo ruolo nel ripristinare gli equilibri attraverso un contatto reale tra le varie parti è sicuramente la Nato. L’Italia, in queste vicende di cui discutiamo, conta meno di niente e deve stare al gioco degli altri. Chi parla in Italia di queste cose non sa neanche di cosa parla e la Libia può conoscerla solo vedendola in una cartina geografica. Ritornando alla ribellione contro Gheddafi è stato, ed è ancora, molto importante il ruolo di Misurata che ha affrontato con la sua gente tutte le problematiche che ci sono state per ristabilire il governo”. Misurata è in realtà il vero centro del potere militare e politico e se dovesse cadere in mano all’Isis sarebbe la fine della Libia. “Sono d’accordo perfettamente con quello che dici. La presenza reale di paesi stranieri in Libia a cosa è dovuto,e qual è il loro ruolo?”. Mi ascolta con attenzione e riflette prima di rispondermi: “Gli inglesi sono inseriti in diversi settori perché pagano profumatamente il potere politico ed economico. Sono inseriti in molti settori con società fantoccio, rappresentate al 51 per cento dai libici e con società inglesi in sottopancia. In realtà gli inglesi   gestiscono realmente il tutto. Molte società  inglesi sono intestate  a miliziani libici, soprattutto nel campo della telefonia, e cercano di controllare e monitorare il territorio ed intercettare i sevizi degli alleati presenti nel paese. Pare addirittura che abbiano finanziato alcune milizie per attaccare alcune ambasciate, tra cui quella italiana, onde provocarne un’eventuale allontanamento. Nonostante tutto gli italiani sono molto amati. I più odiati sono i francesi che hanno cercato in tutti i modi di prendere il controllo del paese attraverso una serie di corruttele delle milizie, tentando il rovesciamento del regime fantoccio di Al Thani. Regime fantoccio sì, ma sempre riconosciuto dalla comunità internazionale. Nonostante Obama sembra disinteressato è invece forte in Libia la presenza degli Americani.  L’Italia gioca, usando un parallelo calcistico, non in serie A ma in serie C. L’Italia è presente a livello alto solo con consulenti privati di sicurezza che hanno una formazione idonea per operare in taluni settori. A latere ti dico che un intervento militare è possibile solo attraverso corpi scelti delle forze armate come Folgore, San Marco e Bersaglieri motorizzati, perché provenienti da un forte addestramento. Altri no, e solo pensarlo è una sciocchezza, perché altri corpi non sono finanziati per un reale addestramento. Altra reale possibilità sono corpi speciali dell’Arma, come ad esempio i Ros. I servizi si adattano, anche con spirito di sacrificio, a quello che gli chiedono ed a quello che gli fanno sapere. Altro non c’è”. E’ il momento di affrontare il discorso Isis e chiedo un parere: “Non confondiamo l’Isis con i musulmani normali. I musulmani sono molto più disponibili e gentili di noi occidentali. L’Isis è un caso a parte. Un caso a sé che attrae, ed anche dalle colline della Siria arrivano numerosi adepti. Nell’Isis non c’è nulla di religioso, ed i loro affiliati si lasciano abbindolare. Ha molto potere anche economico, tanto da fare acquisti di tribù che divengono molto funzionali ad i loro scopi. La nuova strategia del Califfato prevede di   dirottare centinaia di terroristi in tutta Europa anche attraverso gli sbarchi di profughi sulle nostre coste. Gli attentati di Parigi sarebbero la prova dell’inizio di questa nuova fase. Non si tratta di «lupi solitari», ma di ben altre presenze oscure, in maggior parte composte da seconde e terze generazioni di immigrati, dotati di regolari passaporti rilasciati dai Paesi europei. Hanno il compito di monitorare l’ambiente e organizzare eventuali attacchi. In altri casi gli jihadisti sono arrivati in Europa con documenti falsi e profili professionali da esibire per mischiarsi al tessuto sociale come, ad esempio, operatori dei media, informatici, ingegneri e traduttori. La mappa degli obiettivi da colpire in Europa, poi, sarebbe già pronta. La strategia dell’Isis prevede l’attacco in simultanea in dieci Paesi europei sullo stile di quanto accaduto in Francia ed in Belgio. Il tutto sarebbe affidato non solo agli atti volontaristici dei “lupi solitari”, o delle cellule in sonno, ma anche ad un vero e proprio segnale di partenza dato dai vertici dell’organizzazione. I nuovi terroristi, che volontariamente hanno abbracciato la jihad proposta dallo Stato islamico, non frequentano le moschee e non entrano in contatto con le organizzazioni islamiste. Come al solito possiamo dare soltanto numeri, continuando a non avere le idee chiare contro la lotta al terrorismo islamico. Alcuni fanatici usati per attentati sono cellule dormienti. Altro aspetto da non sottovalutare è rappresentato  dalle province islamiste presenti nel mediterraneo. Come avvenuto nel Golfo di Aden possono agire in termini di pirateria, arrivare dal mare attraverso piccoli barchini, straordinariamente ben armati, e prendere possesso dei mercantili”. Gli chiedo come interpreta la prossima presenza di neo laureati nei servizi e mi risponde: “Calcolando che è una sperimentazione stile FBI americana i neo laureati verranno usati sicuramente come strategic-analisys. Avranno però un grande handicap, perché prima dovrebbero capire come si muove il mondo militare nella cooperazione internazionale. Al di là del fatto che gli operativi sul territorio devono per forza di cose avere esperienza e skill professionali adatti a reperire informazioni, nonché ad infiltrarsi tramite collaudate conoscenze in ambienti criminali.   Riguardo invece alle investigazioni sulle associazioni ONG no profit, ed a quelle di iniziativa privata, la copertura dovrebbe essere totale. Questo significa che nessuno saprà nulla fino alla conclusione dell’operazione per tutelare gli operanti. Purtroppo la storia insegna che il nostro paese non ha mai avuto realmente bisogno di queste figure, perché erano pagati rami della criminalità legata alla politica per le informazioni riservate. Per mantenere uno stato di equilibrio, brutto dirlo, al tavolo bandito mangiano tutti: criminalità e Stato, con una linea di intersezione molto debole. Diciamo che la parte finale si potrebbe intendere come una mossa per controllare politicamente le indagini. A questo punto mi domando, qual è realmente l’interesse? E’ per la sicurezza nazionale o per controllare che non vengono toccate associazioni di interesse economico e politico?. A te la risposta”.

Il Sufista

 

 

 

 

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