Incomprensibile equidistanza di Conte sul video di Grillo

Beppe Grillo, come noto, nel suo video si esprime in modo non giustificabile  contro magistrati e giornali che, a suo dire,  avrebbero trasformato il figlio Ciro da indagato a ‘stupratore seriale’ per una notte,  di quasi due anni fa in Sardegna con tre amici.

Non parliamo di un uomo che difende un figlio, è semplicemente una caricatura  che emette la sua sentenza urlata a favore della folla dei suoi seguaci. Non parliamo di garantismo Il garantismo è l’antitesi di un simile contegno, rappresenta il diritto ad un processo equo e giusto, non la becera imposizione di istanze assolutorie basate su argomenti risibili e volgari, miopi e qualunquisti, offensivi per chiunque abbia un minimo di buon senso e dignità Grillo non difende il figlio, non lo rispetta, non rispetta i magistrati, i difensori, non rispetta niente e nessuno. Calpesta tutti con la tracotante arroganza che lo contraddistingue Non è il dolore di un padre è solo turpiloquio scadente

Giuseppe Conte  dopo avere espresso solidarietà  con la presunta vittima dello stupro, allo stato delle indagini, comprende il padre che dà in escandescenze contro il figlio ‘coglione’:  ‘Con il Movimento 5 Stelle mi accomunano da sempre queste due convinzioni: di ritenere indiscutibile il principio dell’autonomia della magistratura e di considerare fondamentale la lotta contro la violenza sulle donne, una battaglia che abbiamo sempre combattuto in prima linea, basti ricordare l’introduzione delle norme sul codice rosso quando abbiamo condiviso la responsabilità di governo. Questi principi continueranno a informare la nostra azione politica e a ispirare le nostre battaglie culturali. Conosco la sensibilità di Beppe, ma bisogna proteggere la ragazza e i suoi familiari Ho avuto modo di parlare con Beppe Grillo in più occasioni e conosco bene la sua sensibilità su temi così delicati. Sono ben consapevole di quanto questa vicenda familiare lo abbia provato e sconvolto. E’ una vicenda che sta affliggendo lui, la moglie, il figlio e l’intera famiglia. Comprendo le preoccupazioni e l’angoscia di un padre, ma non possiamo trascurare che in questa vicenda ci sono anche altre persone, che vanno protette e i cui sentimenti vanno assolutamente rispettati, vale a dire la giovane ragazza direttamente coinvolta nella vicenda e i suoi familiari che sicuramente staranno vivendo anche loro momenti di dolore e sofferenza. In questa vicenda – ha aggiunto Conte – vi è poi un principio fondamentale che non possiamo mai perdere di vista: l’autonomia e il lavoro della magistratura devono essere sempre rispettati. Perciò anche in questo caso attendiamo che i magistrati facciano le loro verifiche’.

Grillo, nelle more, ammette di aver voluto e potuto spingere ‘a calci in culo’ in galera o chiudere a chiave in casa se gli inquirenti ne avessero disposto l’arresto a suo tempo, anziché prendersela con comodo e alimentare la convinzione, o speranza, del padre che il figliolo e gli amici non l’avessero fatta così grossa come raccontato e denunciato dalla presunta vittima dello stupro.

Conte avrebbe potuto sin da subito  trarre le conseguenze da quel dissenso rinunciando all’incarico affidatogli da Grillo  di rifondare e capeggiare il MoVimento 5 Stelle in crisi dichiarata d’identità. Che equivale ad uno stato confusionale nel quale si inserisce coerentemente anche la sortita di Grillo, del quale è quanto mai esagerato scrivere, come si fa ancora da qualche parte, come del ‘leader spirituale’ di una forza politica che dal 2018, per quanto abbia perduto un bel po’ di deputati e senatori per strada, è ancora la più rappresentata in Parlamento. Dove non a caso in meno di tre anni si sono succedute maggioranze non diverse ma opposte: con i grillini prima alleati con la Lega, poi col Pd contro la Lega e infine rimasti al governo con Lega e Pd insieme, più Forza Italia di Silvio Berlusconi e cespugli vari di sinistra e di centro.

Ma la rinuncia all’incarico ricevuto da Grillo per disperazione politica, prima che diventasse disperazione anche d’altro tipo per vicende familiari all’esame della magistratura, probabilmente destinate a sfociare in un processo che avrà il suo percorso, con tutte le deviazioni e sovrapposizione mediatiche consentite dai grillini nella loro azione di governo; la rinuncia di Conte, dicevo, all’incarico di rifondatore e capo di un MoVimento intanto già affondato dal suo fondatore è nelle cose. Prima o dopo verrà anch’essa, la rinuncia cioè, avendo peraltro già provveduto l’ex presidente del Consiglio a mantenersi ben stretta la cattedra universitaria di Firenze ripresa dopo la fine della sua esperienza di governo.

Se questo non succederà sarà peggio per lui visto che l’infortunio giudiziario caduto sul figlio diventerà l’infortunio politico che risulterà fatale  a Grillo e al suo movimento.  Grillo è politicamente cresciuto in Italia di più e più rapidamente di quanto non avesse fatto una ventina d’anni prima Antonio Di Pietro.  La cui bolla politica si sgonfiò all’improvviso con lo spillo di una trasmissione televisiva nella quale Milena Gabanelli mise in fila fatti e numeri, peraltro già noti, della gestione patrimoniale del suo partito, chiamato Italia dei Valori, non solo bollati. 

Giuseppe Conte non dovrebbe  raccogliere la  staffetta politica che gli ha offerto Grillo. Ma probabilmente non lo farà visto che c’è stato un colpo al cerchio e uno alla botte da parte sua, che ha deciso di non prendere posizione in questa vicenda. Una linea incomprensibile. Il centrodestra e il Partito democratico non hanno gradito la nota dell’ex premier, dal quale si sarebbero aspettati una posizione netta in favore della presunta vittima di questa triste storia.

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