Inchiesta Tribunale Milano: Deutsche Bank barò sullo spread, rovinando l’Italia

La Procura di Milano indaga su alcuni top manager della Deutsche Bank, la prima banca tedesca. Motivo? La mega-speculazione in titoli di Stato italiani effettuata nel primo semestre del 2011. A pensar male, il sospetto è che alla sbarra ci siano i responsabili del crollo finanziario dell’Italia, per favorire il commissariamento del paese con la regia di Giorgio Napolitano. Tant’è che l’operazione dei manager tedeschi contribuì a far volare lo spread dei rendimenti tra i Btp e i Bund tedeschi e a creare le condizioni per dimissioni del governo Berlusconi, a cui subentrò l’esecutivo di Mario Monti. Esecutivo che stilò una serie di norme “lacrime e sangue” per il Bel Paese, dalla legge Fornero sulle pensioni al pareggio di bilancio in Costituzione.

A rivelare l’inchiesta meneghina è l’Espresso, che ricostruisce la vicenda svelandone i dettagli, l’ipotesi di reato è la manipolazione del mercato, avvenuta attraverso operazioni finanziarie finite sotto la lente dei pm per un totale di circa 10 miliardi di euro. Affari realizzati da Deutsche Bank dopo il crac della Grecia, quando la crisi del debito pubblico cominciava a minacciare altri paesi mediterranei, tra cui Italia e Spagna.

In realtà, sottolinea anche Zacché sul Giornale, l’indagine sul gruppo bancario di Francoforte è sta avviata dalla Procura pugliese di Trani  due anni fa. Nel settembre scorso è arrivato l’avviso di conclusione delle indagini, con i magistrati pugliesi pronti a chiedere il rinvio a giudizio di cinque banchieri che guidavano il gruppo nel 2011 (tra cui l’ex presidente Josef Ackermann e gli ex ad Anshuman Jail e Jurgen Fitschen) e della stessa Deutsche Bank. Poi però non se n’era saputo più nulla.

Ma l’indagine è stata trasferita a Milano dalla Corte di Cassazione, per motivi di competenza territoriale, su richiesta stessa della difesa. “Come noto – ricorda il Giornale – la vicenda riguarda la forte riduzione negli investimenti in titoli di Stato italiani avvenuta nei primi sei mesi del 2011, quando Deutsche Bank smobilitò 7 dei circa 8 miliardi dei Btp che deteneva, comunicando tutto soltanto il 26 luglio”. La notizia fece il giro del mondo e mise in ginocchio la gioà fragile economia nostrana.

Ora l’indagine che i pm milanesi hanno riaperto ricostruisce l’intera serie di operazioni decise dalla banca tedesca. Secondo l’accusa, emergerebbe che già alla fine dello stesso mese di luglio del 2011, Deutsche Bank aveva ripreso a comprare Btp (per almeno due miliardi) senza annunciarlo, mentre altri 4,5 miliardi di titoli italiani erano posseduti da un’altra società tedesca acquisita nel 2010 dalla stessa mega-banca. Il 26 luglio “Deutsche Bank comunicò le vendite avvenute entro il 30 giugno, ma non gli acquisiti successivi”, avendo quindi “venduto prima del crollo dei prezzi, e ricomprato dopo”. Una speculazione che, a quanto pare, ha fatto perno sulla crisi finanziaria italiana, causandone poi anche quella politica.

E così, Mario Monti, incaricato da Napolitano, ha avuto modo di fare quello che i “mercati” (la Germania) chiedevano da tempo: demolire la domanda interna del paese. Risultato? Il Pil è crollato di colpo del 10% insieme alla produzione industriale, calata vertiginosamente del 25% aprendo la porta all’acquisto, a prezzi di saldo, di alcune tra le migliori firme del made in Italy.

Un’inchiesta bomba che fa tremare l’intera Unione Europea e la banca di riferimento della Bce.

 

 

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