Incarico Onu per Ingroia. Ok del Csm, ma è polemica

Il pm Antonio Ingroia , che in Italia segue l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, lascerà la Procura di Palermo per un incarico dell’Onu in Guatemala.

Il Plenum del Csm ha approvato infatti il “trasferimento” con 23 voti a favore. Due gli astenuti,il pg e il presidente di cassazione, quattro i voti contrari, quelli di Ettore Albertoni (laico della Lega), di Antonello Racanelli (Magistratura Indipendente), Nicolo’ Zanon (Pdl) e di Paolo Auriemma (Unicost).

Ingroia quindi lavorerà con l’Onu come capo dell’Unita’ di Investigazione della Commissione Internazionale contro l’umpunità in Guatemala per 12 mesi. Mal il via libera è stato approvato tra diverse polemiche. A far discutere la decisione del magistrato di lasciare l’Italia proprio nel momento più delicato dell’indagine sulle trattative Stato-mafia, di cui si sta occupando. “Ingroia lascia dopo aver dato la stura ad uno dei più difficili contrasti istituzionali della storia repubblicana e aver richiesto rinvio a giudizio per un’inchiesta che non ha precedenti peri temi che affronta – ha rilevato Zanon, spiegando il suo voto contrario – preferirei che un pm, anziché partire, restasse e affrontasse il dibattimento per vedere quanto resterà in piedi del suo impianto”.

Non condivide la decisione di Ingroia anche Auriemma, secondo cui Ingroia non ha rispettato il “concetto di responsabilità che grava su un procuratore aggiunto: quando si raggiungono obiettivi tali con un processo di enorme importanza, il magistrato ha il dovere di continuare a seguirlo”. Della stessa opinione il magistrato Racanelli: “non è opportuno che Ingroia lasci il lavoro che sta facendo a Palermo”, ha detto, esprimendo il timore che “gli entusiasmi espressi per questo incarico siano ipocriti: si pensa forse ‘se ne va e ce lo togliamo di torno’.

“Per questo esprimo ai pm di Palermo, e allo stesso Ingroia, la mia solidarietà, perché sono sorpreso anche dell’atteggiamento dell’Anm, la cui posizione non è stata netta nel difendere quei magistrati dagli attacchi subiti anche da altri colleghi. Rinnovo anche la mia fiducia al presidente della Repubblica, che anche ha subito inaccettabili attacchi e attendo la decisione della Consulta, ma come pm io mi sarei comportato come i colleghi di Palermo”. Per il laico della Lega Albertoni c’è un “dato di crisi spaventosa che viene fuori dall’indagine sulla trattativa da un punto di vista etico e politico”.

A difendere il pm Ingroia, c il togato di Area, Vittorio Borraccetti: “contro di lui sento parole ingiuste e ingenerose.

E’ un magistrato esperto di narcotraffico ed è logico che sia stato scelto dall’Onu per l’incarico in Guatemala. Qui ha contrastato la mafia sotto l’aspetto delle collusioni con la politica, cosa che non e’ stata fatta a sufficienza da altri. Nessuno è insostituibile. Il processo sulla trattativa non è messo a rischio dall’assenza di Ingroia”..

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