In Italia torna la fiducia nei vaccini

Nonostante le vaccinazioni siano partite in ritardo, in conseguenza del ritardo con cui sono stati distribuiti i vaccini si stanno recuperando velocemente le settimane perse, in vista del picco del contagio atteso per gennaio. Merito anche del ruolo attivo svolto dai medici di medicina generale che hanno deciso di dare il buon esempio ai cittadini. Sono stati almeno 600 i camici bianchi che si sono fatti vaccinare in piazza la scorsa settimana Firenze, nell’ambito della campagna #NoiCiVacciniamo, in occasione del Congresso nazionale Simg. Campagne istituzionali e camici bianchi vaccinati pubblicamente, e tanta informazione attraverso la stampa e gli sforzi per promuovere la campagna vaccinale contro l’influenza iniziano a dare i frutti sperati: ‘ Presto per dare dei dati, ma l’aumento delle vaccinazioni c’è e si respira un clima di maggiore fiducia. E questo è merito di un lavoro di squadra che ha visto coinvolti in prima persona anche i medici’, afferma Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale (Simg). Un andamento positivo accolto con favore da chi si occupa di salute pubblica. Quella sui vaccini, sottolinea il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, è veramente una battaglia di civiltà e igiene pubblica. Le vaccinazioni sono la base della prevenzione. L’influenza colpisce circa l’8% della popolazione ogni anno, ma sugli anziani può avere conseguenze gravi. Eppure, in dieci anni, la riduzione dei vaccinati tra gli over 64 è stata di ben il 20%, passando dal 68% circa del 2005-2006 al 48% dello scorso inverno. Probabilmente quest’anno, per quanto le stime siano positive, non si riuscirà a toccare le percentuali di vaccinati che si registravano fino a qualche anno fa e che dovrebbero arrivare almeno al 75% dei soggetti a rischio, ovvero anziani, malati cronici e operatori sanitari. Tuttavia, il dato importante è che si percepisce meno paura e il messaggio sembra essere stato raccolto dalla popolazione. La copertura vaccinale nel nostro Paese è al limite della soglia di sicurezza e diventa ormai improcrastinabile l’approvazione del nuovo Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale proposto da Ministero della Salute, Consiglio Superiore di Sanità, Istituto Superiore di Sanità ed Agenzia Italiana del Farmaco, al Tavolo di coordinamento per la prevenzione delle Regioni italiane. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicati dal Ministero della Salute, si legge in una nota dell’Iss, indicano infatti un tasso di vaccinazioni al di sotto degli obiettivi minimi previsti dal precedente piano che è ‘scaduto’ nel 2014. Scendono al di sotto del 95% le vaccinazioni per poliomielite, tetano, difterite ed epatite B, e la percentuale scende ulteriormente per le vaccinazioni contro il morbillo, la parotite e la rosolia che raggiunge una copertura dell’86%, diminuendo di oltre 4 punti percentuali. La vaccinazione ha anche un valore etico, di protezione della popolazione, che per prima dovrebbe riconoscere gli operatori sanitari, con cui serve una ‘alleanza’. Scendere sotto le soglie minime significa perdere via via la protezione della popolazione nel suo complesso, con rischi enormi per la collettività. Se non si ha più la cosiddetta ‘immunità di gregge’aumenta il rischio che bambini non vaccinati si ammalino, che si verifichino epidemie importanti e che malattie per anni cancellate non siano riconosciute e trattate in tempo. E’ inammissibile che un operatore sanitario pubblico, in scienza e coscienza, possa avanzare dubbi sull’efficacia e l’opportunità dei vaccini. In questo senso è necessaria una nuova alleanza per evitare che il patrimonio di salute pubblica conquistato in anni di campagne vaccinali vada disperso. I dubbi sono dovuti al fatto che si è persa la memoria storica delle epidemie che prima che fossero scoperti vaccini e antibiotici falcidiavano intere generazioni. Le coperture vaccinali per la maggior parte dei casi sono necessarie anche per non sommare patologia a patologia.

Cocis

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