In Calabria, il ritorno dei socialisti scuote il panorama politico locale, conquistando importanti Comuni e superando il Pd in un clima di rinnovata energia politica. Dopo oltre tre decenni di silenzio, questa vittoria segna una possibile rinascita del garofano, simbolo di ideali riformisti e di impegno civico. Con Sandro Principe a Rende che sfiora il 60%, il vento del cambiamento potrebbe davvero cambiare le carte in tavola.
A gennaio è ricorso il 25° anniversario della morte di Bettino Craxi ad Hammamet in Tunisia, Craxi lasciò questo mondo da esule, secondo i suoi sostenitori, da latitante, secondo i detrattori.
Craxi fu accusato di corruzione, che dovevano travolgere nella tragedia di Tangentopoli lui, il suo partito e tutto il sistema della Prima Repubblica, ad esclusione del PCI.
Nel congresso del Midas, nel luglio 1976, il giovane Craxi “uccise il padre” Francesco De Martino e la sua corte, sostituendola con un manipolo di “giovani turchi” a lui fedeli: i De Michelis, i Martelli, i Formica e i La Ganga. Questa svolta scosse il sistema di potere democristiano, basato su di un clientelismo che si sarebbe rivelato disastroso, nonché su un accordo più o meno scoperto col PCI, che anche prima del “compromesso storico”, votava le più importanti “leggi di spesa” del bilancio della Repubblica.
Craxi portò avanti un socialismo non più marxista ma piuttosto proudhoniano. Il suo patriottismo con venature d’istanze sociali e non più imbalsamato in contrapposizioni superate ne fecero un innovatore, rispetto al piccolo cabotaggio della mera conservazione dell’esistente di Andreotti o Forlani.
L’incontro fra la società politica, rappresentata essenzialmente dal PSI craxiano, e quella parte di società civile, rappresentata non solo dalla “nuova destra”, ma anche di certa “nuova sinistra” non avvenne. O non avvenne con la continuità, le risorse e l’efficacia necessarie per sfociare in progetti ambiziosi.
Del resto, non potevano bastare i convegni, le cene e le chiacchierate con i La Ganga e i Landolfi, o le collaborazioni con Mondoperaio. Tuttavia, quell’epoca dette i suoi frutti – pur nei fuochi degli anni di piombo – nell’incontro fra generazioni già schierate su fronti opposti. E se, sul fronte politico, vi fu la famosa visita di Almirante ai funerali di Berlinguer, in fondo una parte del merito fu anche di Craxi e di quella “nuova destra”.
Oggi sono tornati i socialisti vincendo le elezioni amministrative in alcuni importanti Comuni della Calabria, battendo il Pd e il centrosinistra. Una notizia che potrebbe preludere a una rinascita del garofano, oltre 30 anni dopo la chiusura determinata da Tangentopoli.
A Rende, comune calabrese che ospita una delle più importanti università italiane, Sandro Principe ha sfiorato il 60% vincendo al primo turno. Nella sua coalizione tutte liste civiche e una sola di partito: quella del Psi. Principe non è un politico qualsiasi. Già deputato e sottosegretario, fu assessore regionale alla Cultura e capogruppo del Pd, dal quale è uscito da anni.
Ma oltre all’incredibile successo rendese, i socialisti hanno vinto le elezioni a Paola (terra nativa del Patrono della regione, San Francesco) con Roberto Perrotta, a Cetraro con Giuseppe Aieta, sempre con il Pd dall’altra parte. Il segretario regionale del Psi, l’ex assessore regionale, Luigi Incarnato, oggi può vantarsi di un fatto incredibile: Cosenza e Rende, città praticamente attaccate, hanno un sindaco socialista (Principe e Franz Caruso per il capoluogo).
La Calabria era una delle regioni più importanti per il garofano. Per Giacomo Mancini, che fu segretario nazionale del partito e più volte ministro, per il padre Pietro, costituente, per Francesco e Sandro Principe, Aldo Casalinuovo e tanti altri esponenti di primo piano. Proprio Mancini fu eletto sindaco di Cosenza il 1993 grazie a un accordo (dopo la morte dei partiti) con una lista civica ispirata da quella stessa destra sociale citata dallo stesso Principe in questa campagna elettorale.
l trionfo di Sandro Principe: sintesi e immagine di una tornata elettorale che segna il ritorno dei professionisti della politica. Candidati forti capaci di supplire alla debolezza degli schieramenti tradizionali. Centrodestra e Centrosinistra faticano a imporre uomini e liste. A Rende il leone socialista che ha attraversato 50 di storia e due repubbliche sbaraglia il centrodestra unito, mentre nella prima citta della calabria per pil pro-capite il Pd non si presenta con il proprio simbolo.
Il campo largo perde anche a Paola, dove ritorna Roberto Perrotta, Cetraro incorona Giuseppe Aieta, a Scalea si impone Mario Russo. E’ la vittoria della Calabria dal garofono rosso. Liste e partiti tradizionali stentano anche altrove: a Isola Capo Rizzuto la civica Maria Grazia Vittimberga si aggiudica il bis al primo turno contro destra e Pd.
Lamezia è l’eccezione ma più apparente che reale. I dem sono si la lista più votata ma il campo larghissimo, a sostegno della Lo Moro c’è anche Azione, non sfonda e resta dietro al candidato del centrodestra, Murone che tuttavia raccoglie in termini di preferenze assai in meno delle liste a suo sostegno. Pessimo segnale in vista di un ballottaggio dove saranno decisivi i voti dell’ex forzista Giampaolo Bevacqua.
La partita per le regionali
Seppure Pd e socialisti collaborino in diverse amministrazioni, gli ultimi risultati elettorali danno a quest’ultimi un potere diverso. Soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali, con la possibilità di indicare il sindaco di Cosenza come candidato a presidente e con il rischio che una frattura provochi ulteriori danni al centrosinistra.