Immigrati ed identificazione in ambasciate UE

Quello che sta succedendo in questi giorni a Lampedusa, con recupero barche con circa 300 morti temute, ha riaperto la discussione sugli sforzi dell’Italia e dell’Unione Europea per gestire i flussi migratori nel Mediterraneo e sulle operazioni impiegate a questo scopo nel recente passato: una si chiama “Mare Nostrum”, l’altra “Triton”.“Mare nostrum” è stata un’operazione militare e umanitaria decisa dal governo guidato da Enrico Letta il 14 ottobre 2013 e iniziata ufficialmente il 18 ottobre dello stesso anno. L’operazione consisteva in sostanza in un corposo potenziamento dei controlli già attivi e aveva due obiettivi: garantire la salvaguardia della vita in mare e assicurare alla giustizia coloro che lucrano sul traffico illegale di migranti. “Mare Nostrum” non era comunque la sola iniziativa attiva nel Mar Mediterraneo: affiancava “Hermes”, attivata dall’agenzia UE che promuove la sicurezza e la gestione dei confini, Frontex, e il cui scopo era di contrastare l’immigrazione irregolare da Tunisia, Libia e Algeria verso le coste italiane; e c’era, sempre promossa da Frontex, “Aeneas” nel mar Jonio, per vigilare sulle coste pugliesi e calabresi. Frontex è l’agenzia per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea. È stata creata nel 2004 e funziona dal 3 ottobre del 2005, ha sede a Varsavia e ha come principale obiettivo aiutare le autorità di frontiera dei diversi Paesi europei a lavorare insieme. Alla fine di agosto del 2014, proprio a causa dell’aumento dei flussi, Frontex aveva promesso di sostenere l’operazione italiana “Mare Nostrum” con un’operazione definita all’inizio “Frontex Plus” e che avrebbe garantito anche la lotta alle mafie sulle coste africane e agli scafisti. “Mare Nostrum” e “Frontex Plus” hanno poi dato vita all’operazione europea “Triton”, che è partita il 1 novembre 2014. “Triton” ha sostituito le missioni attive nel Mediterraneo: sia le altre di Frontex sia quella nazionale di “Mare Nostrum”. A “Triton” partecipano 29 paesi, ed è stata finanziata dall’Unione europea con 2,9 milioni di euro al mese: circa due terzi in meno di quanti erano destinati a Mare Nostrum. A differenza di “Mare Nostrum”, inoltre, “Triton” prevede il controllo delle acque internazionali solamente fino a 30 miglia dalle coste italiane: il suo scopo principale è il controllo della frontiera e non il soccorso. In seguito alle morti di questi giorni, il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, ha detto che Triton non è all’altezza. Laura Boldrini, presidente della Camera ed ex portavoce dell’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati, ha detto che di fronte a questa strage non si può non prendere atto che l’operazione Triton è inadeguata. Questo ha naturalmente riaperto il confronto nel nostro mondo politico che da la stura ad una serie di considerazioni e diversi punti di vista. Il vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito, senatore di Area Popolare, dichiara in tal senso:  “L’operazione Triton non è fallimentare come qualcuno vorrebbe far credere, ma come ho sempre ribadito da sola non basta. Il ministro Gentiloni e in particolare il Commissario Mogherini dovrebbero proporre con forza all’Ue di consentire ai rifugiati di potersi identificare direttamente sul posto o nei paesi vicini, nelle ambasciate di ogni Paese della Comunità europea, istituendo un visto europeo per i rifugiati. In questo modo sarà possibile realizzare un canale preferenziale che consentirà di arrivare in Europa soltanto a chi davvero ne ha i requisiti senza affrontare la violenza dei criminali scafisti e rischiare la vita. Ogni persona morta in mare interroga le coscienze e mette a nudo l’immane ipocrisia con cui troppo spesso sono affrontate le politiche migratorie. Guerre, carestie, tumulti nel Medio Oriente sono un problema di tutti i Paesi e non soltanto italiano. L’Italia ha sempre fatto la sua parte e continuerà ad essere protagonista con umanità e rispetto delle vite umane, ma serve una svolta decisa e immediata da parte dell’Unione Europea”.  Renato Schifani, invece, sugli sbarchi degli immigrati, afferma che chi oggi chiede un ritorno all’operazione Mare Nostrum finge di non sapere che gli sbarchi sono il frutto del grande rivolgimento geopolitico in atto nell’Africa mediterranea. Molti dimenticano che a Derna, non lontano da Bengasi sulla costa orientale della Libia, ha sede il califfato dell’Isis. La verità è che su questa tragedia è in atto una drammatica fiera delle ipocrisie, specie da parte di chi con questo tema sta cercando di arricchire il proprio bottino di consensi. E’ stato possibile coinvolgere l’Unione europea, responsabilizzandola sul tema. Perciò tornare indietro sarebbe impossibile ed un errore. Piuttosto se miglioramenti vanno fatti devono essere nell’ambito dell’attuale operazione Triton, con la consapevolezza che nessun intervento potrà eliminare il fenomeno degli sbarchi.

Cocis

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