Ilva, chiesta la cassa integrazione per 6500 lavoratori

Saranno circa 6500 i lavoratori dell’Ilva di Taranto che dal prossimo 3 marzo dovranno affrontare la cassa integrazione.

Lo stabilimento siderurgico l’ha comunicato ai sindacati di categoria motivando l’istanza con la ristrutturazione in atto nell’ambito della procedura per la bonifica degli impianti inquinanti, secondo quanto prevede l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). La cassa integrazione per i lavoratori, di cui 6417 appartengono allo stabilimento di Taranto, durerà circa 24 mesi.

La motivazione – La decisione è stata comunicata oggi, attraverso una nota, dall’azienda che ha specificato che “Il piano permetterà di adeguare tempestivamente le produzioni di acciaio al livello della domanda di prodotto attesa dal mercato di riferimento, consentendo, anche attraverso la drastica riduzione dei costi, di limitare e, in un secondo tempo, annullare le perdite di esercizio”. L’ilva ipotizza inoltre che “entro il termine di ricorso alla cassa integrazione per ristrutturazione, terminati gli adempimenti richiesti dall’Aia con riferimento agli investimenti per il ripristino e adeguamento degli impianti nelle more cessati, si perverrà gradualmente ai livelli produttivi programmati ed al richiamo in attività di tutto il personale sospeso”.

Il piano di ristrutturazione aziendale presentato dalla Società prevede anche la chiusura di alcune linee produttive, in particolare dell’altoforno 1, già chiuso, e dell’altoforno 5. Con tale richiesta, conclude la nota, l’azienda conferma l’impegno previsto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale.

La reazione dei sindacati – Ma la decisione non sembra essere stata assolutamente accettata dal sindacato Uilm di Taranto che ribadisce il proprio no. “La richiesta di cassa integrazione straordinaria a zero ore per 6.417 dipendenti dello stabilimento siderurgico di Taranto conferma ciò su cui avevamo messo in guardia: la volontà dell’Ilva di far pagare ai lavoratori l’ambientalizzazione dell’azienda. “Le ragioni invocate dal gruppo Riva (situazione del mercato dell’acciaio e necessità di adempiere alle prescrizioni dell’Ilva, oltre alle note vicende giudiziarie) non possono essere un alibi accettabile – ha sottolineato il segretario generale Uilm di Taranto Antonio Talò annunciando che, con tali numeri, l’organizzazione non apporrà la propria firma di consenso. “Tratteremo innanzitutto con l’azienda per una riduzione del personale da collocare in cigs – annuncia Talò – inoltre proporremo la massima rotazione tra i dipendenti e che l’Ilva si impegni a integrare l’importo previsto per questo genere di “cassa”, con misure tali da attenuare il peso che i lavoratori dovranno sopportare in questa delicata fase dello stabilimento. La Uilm – conclude – si dichiara pronta al dialogo sulla base di queste controproposte, altrimenti ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità”.

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