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Il viaggio verso l’astratto di Kandinskij

Quarantanove tele che sono altrettante tappe di un viaggio verso l’astrazione. E’ ‘Kandinskij, Il cavaliere errante’, rassegna che da domani porta al Mudec, il Museo delle culture di Milano, quasi cinquanta opere dell’artista russo raccontandone il ‘periodo del genio’.

 La mostra narra il passaggio dalla formazione dell’immaginario visivo del pittore, radicato nella tradizione russa, fino alla svolta verso l’astratto. Dall’ultimo scorcio dell’800 al 1921 quando Vassilij Kandinskij si trasferì in Germania per non tornare mai più in madrepatria.

 Opere in arrivo dai principali musei russi, dall’Ermitage al Puskin di Mosca, spesso mai viste inedite in Italia. Al Mudec vengono esposte anche 85 tra icone, stampe popolari ed altri esempi di arte decorativa russa. La mostra arriva nel centenario della rivoluzione russa, a ridosso delle celebrazioni del 150/o anniversario della nascita dell’artista. E’ un progetto legato alla vocazione del Mudec, che analizza l’intreccio tra arte e etnografia, dove il viaggio è soprattutto esperienza cognitiva. Aspetti cari al fondatore dell’astrattismo.

Non a caso una sezione della mostra ricorda la spedizione fatta da Kandinskij nel 1889 nel Governatorato di Vologda, 500 chilometri a nord di Mosca, che gli fece conoscere i decori degli abitanti Komi-Zirjani, e le ‘lubki’, le decorazioni che rivestivano le isbe, tipiche abitazioni rurali russe. Colori e forme che il visitatore può apprezzare grazie agli oggetti di cultura popolare che accompagnano la rassegna.

 Il viaggio poi prosegue con la sezione dedicata al ‘cavaliere errante’, tema ricorrente della poetica dell’artista, in un susseguirsi di incisioni ispirate alle fiabe, con icone russe, tra cui un cinquecentesco ‘San Giorgio e il drago’. Dalla fiaba si passa alla Madre, nella duplice accezione della madre naturale, cui l’artista era profondamente legato, ma anche della sua città natale, Mosca. L’ultima sezione culmina nell’astrazione, che prende vita anche accostandosi alla musica, soprattutto quella di Shoenberg, presa da Kandinskij a modello.

 Lungo il percorso anche installazioni multimediali e una stanza sonora per ascoltare frammenti musicali schoenberghiani.

Per il sindaco Giuseppe Sala la mostra ‘valorizza al meglio la vocazione del Museo delle culture: un luogo su cui Milano investe come segno di una rinnovata apertura internazionale.

 La mostra si apre in parallelo con la rassegna ‘Chinamen. Un secolo di cinesi a Milano’. Resterà aperta fino al 9 luglio.

 

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