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Subito dopo le vacanze pasquali risorgerà l’attualmente dormiente che è quello dei tagli di stipendi ad i magistrati. Un poco come dire: stiamo calmierando tutto e stiamo calmierando anche i magistrati. Questo avverrà a partire dal vertice, leggi il primo presidente della Corte di Cassazione, che si troverà in un tetto insormontabile, ovvero quello dei 240 mila euro, ovvero il tetto massimo dei dirigenti pubblici. L’Anm, senza mezzi termini, ha definito “grave” il ritocco degli stipendi dei togati che avrebbe messo a rischio la loro autonomia. E che c’azzecca, avrebbe potuto commentare un ex togato, legare l’autonomia con lo stipendio? Un togato è autonomo per principio e per fede. Fede nel diritto. Fede per il diritto. Commento, questo, che mi sa di rovescio. Ma non stiamo parlando di tennis da tavolo. Renzi comunque ha risposto di diritto ed ha rinviato la palla: “Io rispetto il principio di separazione dei poteri e non commento le sentenze, quindi mi aspetto che i magistrati non commentino le leggi che li riguardano. I giudici fanno un lavoro straordinario, sono liberi ed indipendenti, ho molta stima di loro. Io non credo che portare lo stipendio di un magistrato da 311 mila euro a 240 mila euro sia un attentato all’indipendenza della magistratura. Mi sembra un equo compenso.”. Il rovescio di Renzi è stata una schiacciata. Aspettiamo passaggio del decreto in Parlamento per assistere alla sfida. Togati contro Renzi. Il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, ha premesso che: “i magistrati sono del tutto legittimati ad esprimere opinioni sulle leggi che li riguardano, visto che è una attività tipica di una rappresentanza di categoria intervenire in merito a quanto incide sullo stato economico e giuridico della categoria.”. Commento caduto nel vuoto perché Renzi aveva già lasciato il tavolo.
Cocis
