Il Servizio Sanitario Nazionale

Il nostro sistema sanitario si difende bene nelle classifiche internazionale ma  il servizio pubblico si trova sempre più in mezzo a due fuochi.  Da un lato una spesa privata in costante crescita, con solo il 15 per cento di copertura pubblica dei servizi ai 2,5 milioni di non autosufficienti e il 45 per cento delle visite specialistiche oramai a pagamento. Bisogna puntare sull’appropriatezza prescrittiva, sulla quale c’è ancora da lavorare, soprattutto nel Lazio dove per ciascun assistito si consumano dosi di farmaci cinque volte maggiori rispetto al Veneto o all’Emilia Romagna.  Quasi la metà delle visite ambulatoriali viene effettuata a pagamento. Le donne (70%) pagano di tasca propria il ginecologo e il 40 per cento  delle prestazioni riabilitative è a pagamento. Il tasso di copertura dei servizi pubblici per i 2,5 milioni di non autosufficienti non supera il 10-20 per cento, per l’odontoiatria il 5 per cento.  La spesa privata ha oramai raggiunto quota 33 miliardi, quasi un quarto della spesa sanitaria complessiva. Ed è quasi tutta  pagata direttamente dai cittadini senza l’intermediazione di fondi integrativi o assicurazioni.  Una delle sfide per la sanità è infatti quella di offrire in modo immediato e comprensibile informazioni sul ventaglio dei servizi offerti.  Nonostante tutto, la qualità del servizio pubblico migliora e  se analizziamo la capacità di miglioramento dei sistemi sanitari rispetto al 2014  dai dati del Sistema di valutazione del Network delle Regioni scopriamo che su 92 indicatori valutati, nel 65 per cento dei casi la performance è migliorata e nel 40 per cento si è ridotta la variabilità geografica tra le aziende, il che significa che le Regioni sono riuscite a garantire anche maggiore equità.  Mentre la recente esperienza del ‘decreto appropriatezza’, che mirava a controllare direttamente l’attività dei medici prescrittori con un sistema sanzionatorio, insegna che l’approccio di tipo impositivo è destinato quasi inevitabilmente a naufragare. ‘È una illusione che il nostro sistema sanitario nazionale performi benissimo’, afferma senza giri di parole Federico Spandonaro, presidente del Crea-sanità dell’Università Tor Vergata di Roma dopo aver illustrato, dati alla mano, le differenze con i Paesi europei più avanzati. La prova viene dai segnali di razionamento dell’innovazione farmacologica nel nostro Paese, caratterizzati da un minor consumo di nuove molecole rispetto ai Paesi Big dell’Ue, che sono del 90 per cento nel 2014, con un 32 per cento di molecole approvate dall’Agenzia europea del farmaco che nel nostro mercato non sono proprio entrate. I tempi richiedono di riportare il baricentro sulle Aziende separando meglio la politica dalla gestione, governando persone e processi complessi non solo con l’ordine gerarchico ma attraverso senso di identità e di appartenenza.

Moreno Manzi

Circa redazione

Riprova

Quell’allergia alle regole e ai controlli

L’esecutivo sta dimostrando in questi giorni un’insofferenza ai poteri super partes. E’ un atteggiamento che …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com