Il Senato salva le feste laiche. Il 2 giugno, il 1 maggio e 25 aprile non si lavorerà

Salve le feste laiche della Repubblica 2 giugno, 1 maggio e 25 aprile, mentre non si salvano le feste patronali. Per le feste patronali invece niente da fare. Si salva solo quella di di Roma, Santi Pietro e Paolo, che è nel Concordato. Le tre feste civili non saranno più accorpate la domenica. Con l’approvazione dei primi emendamenti in commissione Bilanci del Senato, inizia a prendere forma la manovra finanziaria.

Accademie. Con un emendamento bipartisan, approvato all’unanimità, è stata cancellata la soppressione, inizialmente prevista dal decreto legge, degli enti di ricerca e culturali sotto i 70 dipendenti. La norma così salva i piccoli enti e non scompariranno le accademie della Crusca e dei Lincei.

Salve le tredicesime. Via libera della  commissione Bilancio alla misura “salva tredicesime” dei dipendenti pubblici, presentata da Pasquale Viespoli, capogruppo di Coesione nazionale al Senato. Il mancato raggiungimento degli obiettivi di risparmio nelle pubbliche amministrazioni non dovrà comportare il differimento del pagamento delle tredicesime dei dipendenti ma “la riduzione della retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili nella misura del 30 per cento”. La misura, spiega Salvo Fleres di Coesione nazionale-Io Sud-Forza del Sud, “ha avuto il parere favorevole del governo ed è passata con il consenso delle opposizioni”.

 Governo battuto. Nel corso dei lavori il governo è stato battuto su un emendamento che impone alle pubbliche amministrazioni la certificazione dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. Il governo aveva dato parere contrario ma Forza del Sud ha votato con l’opposizione e l’emendamento è passato.

Intanto però ci sono le prime reazioni all’abolizione delle “feste patronali”. L’emendamento del Pd che ‘salva’ le feste laiche della Repubblica ma non le feste patronali “comporta il rischio di veder affievolire progressivamente la devozione verso i santi patroni” sottolinea don Antonio Mazzi. “E’ un aspetto da non sottovalutare, anche se al di là del problema specifico delle date, bisognerebbe interrogarsi sulla fede in generale: fino a che punto è genuina, autentica? La ‘candela del Santo’, insomma, non vale più del profondo significato religioso della ricorrenza”. Una misura “deleteria” per la nostra cultura e per le nostre tradizioni, ma anche “poco intelligente” perché “non porta alcun risparmio” è la bocciatura del deputato del Pdl e sindaco di Viterbo, Giulio Marini. Una notizia che arriva proprio alla vigilia della tradizionale Festa di Santa Rosa, che da oltre 750 anni attrae visitatori nella cittadina laziale per assistere al trasporto della Macchina della Santa, una “torre” illuminata alta 28 metri e pesante 50 quintali portata a spalla per le vie della città da 100 uomini. Una misura che “non porta niente, non è molto intelligente – commenta Marini – E’ deleterio per la nostra cultura. Abbiamo abdicato la nostra produzione alla Cina e Paesi orientali, abbiamo dismesso il nostro know how e adesso ce la prendiamo con i Santi patroni. E’ una follia. Ritengo sia più opportuno lavorare di più durante la settimana ma non abbandonare la tradizione delle feste patronali”.

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