Il Reddito di Cittadinanza va in pensione, parte il Supporto formazione lavoro

Come più volte annunciato il Reddito di Cittadinanza così come l’abbiamo conosciuto finora va in soffitta. L’obiettivo dichiarato del governo si conferma quello di passare da una misura puramente assistenziale a una misura tampone finalizzata a sostenere gli italiani che attraversino momenti difficili, ma che al contempo intendano partecipare a concrete iniziative volte al loro reinserimento nella vita produttiva.

Il Supporto formazione lavoro

Dopo le ipotesi di Gal e Sda, la nuova misura a sostegno delle persone occupabili in situazione di povertà che sostituirà il Reddito di cittadinanza cambia di nuovo nome: si chiamerà “Supporto per la formazione e il lavoro”. È quanto si legge nel testo del decreto legge inviato alla Ragioneria generale per la bollinatura. Il documento conferma, inoltre, l’introduzione dell’Assegno di inclusione per le famiglie in difficoltà nelle quali ci sono minori, disabili o over 60.

Il Supporto per la formazione e il lavoro partirà il primo settembre e riguarda le persone tra i 18 e i 59 anni. Prevede un’indennità che può arrivare fino a 350 euro in caso di redditi nulli e di partecipazione a iniziative formative o a progetti utili alla collettività. Si tratta di una misure personale che può essere assegnata anche a più persone nella stessa famiglia.

Supporto formazione lavoro: la platea

Il Supporto per la formazione e il lavoro dovrebbe riguardare soprattutto le famiglie monocomponenti che finora hanno ricevuto il reddito o la pensione di cittadinanza (circa 450mila). Se si escludono gli over 60 e i disabili si potrebbe trattare di oltre 300mila persone. Ma la nuova misura riguarderà anche famiglie più numerose nelle quali non ci sono però minori, disabili o anziani dando la possibilità di percepire fino a 1.400 euro nel caso di quattro adulti impegnati in corsi di formazione o progetti di pubblica utilità. Bisognerà avere un Isee non superiore a 6mila euro e il beneficio durerà al massimo 12 mesi senza poter essere rinnovato.

Resta l’assegno di inclusione

Dal primo gennaio 2024 arriverà, invece, per le famiglie in situazione di povertà nelle quali ci sono componenti minori, disabili o anziani l’Assegno di inclusione. In questo caso il sostegno economico può arrivare fino a 500 euro al mese in caso di redditi nulli moltiplicati per la scala di equivalenza fino a un massimo di 2,3 in caso di disabili nel nucleo (quindi fino a 1.150 euro al mese). Oltre a questo è possibile avere un contributo per l’affitto che può arrivare a 3.360 euro all’anno.

Il primo componente vale uno, i componenti con disabilità 0,5, quelli over 60 o con carichi di cura 0,4 e i minori 0,15 se con meno di due anni e 0,10 se tra i 2 e i 18 anni. Chi chiede il beneficio deve effettuare l’iscrizione presso il sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (SIISL) e firmare un patto di attivazione digitale.

Sono previsti incentivi contributivi (100% dei contributi previdenziali per un anno nel caso di contratto a tempo indeterminato con un limite di 8mila euro) per i datori di lavoro che assumono persone che fanno parte di famiglie con l’assegno di inclusione. La misura dura 18 mesi e può essere rinnovata per altri periodi di 12 mesi dopo l’interruzione di un mese.

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