IL RE PASTORE, AL TEATRO NAZIONALE DI ROMA UN RAFFINATISSIMO MOZART GIOVANILE

Al Teatro Nazionale di Roma, Cecilia Ligorio firma una nuova, raffinata produzione de “Il re pastore”, serenata scenica di un diciannovenne Wolfgang Amadeus Mozart, celebrata in occasione del 250° anniversario dalla sua prima esecuzione e lo fa con un allestimento che unisce sobrietà visiva e profondità drammaturgica, riportando alla luce una gemma raramente frequentata del repertorio mozartiano.

Scritta nel 1775, “Il re pastore” è un’opera che si regge interamente sulla forza espressiva delle arie e sulla capacità dei cantanti di dare forma scenica e psicologica ai personaggi attraverso la voce. Mozart, ancora diciannovenne, disegna per ognuno di loro un profilo timbrico ben definito, la riuscita di questa produzione romana poggia molto sulla qualità degli interpreti.

Sin dalle prime note dell’ouverture, diretta con equilibrio e leggerezza da Manlio Benzi, l’Orchestra dell’Opera di Roma rivela grandi capacità stilistiche. Il suono è vivido ma mai invadente, con una cura particolare per il fraseggio che permette alle voci di respirare e dominare lo spazio acustico.

Nell’interessante intervista rilasciata a Leonetta Bentivoglio nel programma di sala, Cecilia Ligorio parla di quanto le piaccia misurarsi con lavori senza troppi precedenti, così da disporsi davanti all’opera con un atteggiamento estraneo ai pregiudizi. La sua regia si muove tra simbolismo e concretezza: il passaggio antitetico da pastore a sovrano del giovane Aminta diventa il pretesto per indagare sul conflitto tra desiderio e dovere, individualità e destino.

Nel primo atto la scena si apre su un tableau vivant con tanto di grande cornice dorata, l’immagine agreste e bucolica vede un grande albero al centro che si ritroverà simbolico ed iconico in proporzioni molto ridotte nel secondo atto, in un ambiente che è l’esatto contrario della ruralità iniziale.

A dominare la scena è il soprano Miriam Albano nel ruolo en travesti di Aminta. La sua interpretazione è intensa, vocalmente controllata ma emotivamente generosa, capace di restituire tutte le sfumature di un personaggio diviso tra amore e responsabilità. Accanto a lei, Francesca Pia Vitale nei panni di Elisa è altrettanto convincente, nonostante la dichiarata indisposizione la sera della prima, mostra una voce luminosa con una presenza scenica delicata ed efficace. La loro intesa sul palco è palpabile, e rende credibile il conflitto tra sentimento e imposizione sociale.

Benedetta Torre, Tamiri la principessa in incognito, è forse il personaggio vocalmente più drammatico incarnato con un timbro corposo e brunito che regala equilibrio alla narrazione. Krystian Adam nei panni di Agenore completa il quartetto amoroso con eleganza e precisione stilistica, un personaggio mozartiano “di mezzo”, che nella vocalità ha però alcune delle pagine più raffinate, voce elegante e ben calibrata la sua.

Nel ruolo più “politico” di Alessandro, Juan Francisco Gatell mostra un controllo tecnico di alto livello. La voce è chiara, squillante nel registro acuto, e l’articolazione netta conferisce autorevolezza al personaggio dando vita a un sovrano dal carisma misurato, quasi filosofico.

La riuscita musicale di questa produzione poggia su un’ottima distribuzione delle vocalità: il contrasto tra timbri e tessiture arricchisce un’opera che, pur breve, si fonda tutta sull’espressività delle voci. I cantanti, guidati con sensibilità da Manlio Benzi, sembrano non solo rispettare ma “vivere” l’ideale mozartiano di canto: puro, articolato, profondamente umano. La partitura rivela un’inventiva musicale incredibile per un autore come Mozart già capace a 19 anni di scolpire caratteri vocali con sorprendente maturità.

Questa produzione dell’Opera di Roma, pensata appositamente per lo spazio contenuto del Teatro Nazionale, dimostra ancora una volta quanto sia fruttuosa la scelta di riportare alla luce titoli meno noti del repertorio. “Il re pastore”, pur non essendo una “grande opera” nel senso tradizionale, si rivela, nella sua semplicità, un’opera profondamente umana, perfettamente in sintonia con lo spirito del nostro tempo. Un Mozart “minore” solo in apparenza, che in scena conquista per grazia, modernità e lucidità poetica. Rinfrancante col suo tipico lieto fine da teatro illuminista.

Opera che è un perfetto banco di prova per misurare l’arte del canto mozartiano nelle sue forme più limpide e difficili, un’opera giovane, ma dalla scrittura vocale già pienamente consapevole, un’opera “di passaggio” che risplende grazie a una regia poetica e un cast di straordinaria coerenza interpretativa. Assolutamente da vedere!

VOLTI DEL POTERE – STAGIONE 2024/2025 DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

IL RE PASTORE

Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Serenata in due atti, K 208 su libretto di Pietro Metastasio

DIRETTORE Manlio Benzi

REGISTA Cecilia Ligorio

SCENE Gregorio Zurla | COSTUMI Vera Pierantoni Giua | LUCI Fabio Barettin

PERSONAGGI E INTERPRETI: Alessandro, Re di Macedonia – Juan Francisco Gatell | Aminta – Miriam Albano | Elisa – Francesca Pia Vitale | Tamiri – Benedetta Torre | Agenore – Krystian Adam

ORCHESTRA DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

NUOVO ALLESTIMENTO TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

TEATRO NAZIONALE

Prima rappresentazione mercoledì 14 maggio, ore 20.00, in diretta su Radio3 Rai

Repliche: venerdì 16 maggio, ore 20.00; domenica 18 maggio, ore 16.30; mercoledì 21 maggio, ore 20.00; venerdì 23 maggio, ore 20.00

Teatro dell’Opera di Roma, Piazza Beniamino Gigli 1 – 0648160214 – www.operaroma.it

Ph. Fabrizio Sansoni

 

Loredana Margheriti

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