Il Premier ed il bivio d’autunno

Ad Ottobre o nuova maggioranza o le urne

Se è vero che il destino del Governo è legato al referendum, è pur vero che il referendum decreterà la fine della sua missione.Perciò ad ottobre Renzi se sarà riuscito nel suo intento, dovrà decidere se continuare a governare con l’attuale Governo, magari con l’ingresso dei verdiniani che lo sostengono, o staccare la spina e mandare gli italiani alle urne. Ecco, quindi, la scelta che il Premier ha dinanzi a sé , e su quest’argomento ragionano tutti, dai suoi alleati di governo agli uomini dell’ex forzista Verdini, alla minoranza interna al Pd. E’ un argomento che sta attraversando il dibattito interno alla direzione del Pd. Perché se il Premier, superato lo scoglio del referendum, dovesse decidere di tirare avanti fino a fine legislatura, cambierebbe la natura del suo esecutivo. E l’alleanza con i verdiniani, nata per varare le riforme, si trasformerebbe in una coalizione politica per arrivare a fine legislatura. Il cambio di casacca del Governo, però, avrebbe conseguenze traumatiche nel Pd, in quanto legherebbe l’area ex berlusconiana a Renzi. Cambierebbe tutto: sia la natura della maggioranza, sia la composizione del Consiglio dei ministri. Intanto Renzi fa finta di non accorgersi del bivio che ha davanti e punta con caparbietà alla consultazione elettorale d’autunno, per poi regolare, una volta per tutte i conti all’interno del partito. In realtà in Italia aumentano coloro i quali sostengono che Renzi abbia già deciso: l’ex Presidente della Camera ,Casini, parla di elezioni nella primavera del 2017: In Europa sono convinti che la polemica innestata con Bruxelles, sia invece un pretesto per portare il Paese ad elezioni anticipate. Ma le certezze di chi osserva Renzi non trovano riscontro, almeno fino ad oggi, negli atti che il Premier compie.Il fatto è che il segretario del Pd si rende conto che un cambiamento di sistema può generare effetti imprevedibili. Nel 94, ad esempio, nell’allora Pds nessuno immaginava la vittoria dj Silvio Berlusconi. Renzi, questa circostanza l’ha ben fissata nella sua mente e sembra voler emulare le gesta dell’ex Premier e attuale leader di Forza Italia. Quindi si deve ritenere che Renzi pensa di arrivare al 2018; ma tutto dipende dal risultato del braccio di ferro in atto in Europa in quanto cela il tentativo in atto del Premier di crearsi dei varchi, dei margini di manovra nei conti pubblici. Non ha mai abbandonato il sogno di trasformare la legge di Stabilità del 2017 in una sorta di manifesto elettorale per il 2018, dove poter dar corso alla riforma dell’Irpef ed aggiungerci un suo vecchio obiettivo, quello dell’abolizione del canone Rai, alla pari, così, di Berlusconi che annunciò l’abolizione dell’Ici. Alleati di governo e non, sono tutti in attesa delle decisioni di Renzi. I cittadini e gli industriali, invece, si attendono una riforma del sistema di tassazione, con contestuale riduzione delle imposte. Quest’ultima è un impegno preso dal Premier e da portare a termine entro il 2018 e non è, allo stato delle cose, impresa facile.Nel centrodestra non aspettano altro che il Premier venga meno a quest’impegno assunto. Ne deriva, da ciò, che molte volte nei cambi di sistema, le scorciatoie possono rivelarsi molto pericolose.

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