IL Premier e gli agguati dei franchi tiratori

.La maggioranza larga parte da 180

Più che i trucchi della minoranza interna, Renzi deve temere gli agguati dei franchi tiratori e le occasioni che a loro saranno offerte dall’Aula di Palazzo Madama. Nei giorni scorsi, il Premier solo a sentire nominare il nome di Grasso, cambiava tono ed atteggiamento, fino alla battuta al vetriolo:”La sua elezione è stato un capolavoro di Pier Luigi(Bersani)”. Il fatto che il Presidente del Senato abbia deciso di sciogliere entro giovedì la riserva sull’ammissibilità degli emendamenti all’art 2 delle riforme, ha fatto infuriare Renzi, ed a giusta ragione, in quanto gli accordi all’interno del Pd prevedono che i termini di presentazione delle proposte di modifica, scadono mercoledì. Quindi il Premier non nasconde la preoccupazione che le insidie al Senato invece di diminuire possano aumentare e che alle opposizioni, private degli emendamenti più pericolosi per la maggioranza, vengano compensate con una serie di votazioni a scrutinio segreto. Esiste una schiera di senatori della maggioranza che potrebbero scaricare nel voto segreto il loro disaccordo sulle riforme, contribuendo, così, ad aumentare il numero dei voti contrari. Secondo il Governo la maggioranza larga partirebbe, numeri alla mano, da 180, contando anche i transfughi forzisti. Ma il problema più grande è vedere quando dureranno lungo il non facile percorso delle riforme che li attende. Quale miglior test dello scrutinio segreto?. Del resto è proprio in queste occasioni che si saggia la tenuta di un Governo e della sua maggioranza. A questo vanno aggiunti i continui mal di pancia della minoranza del Pd, che rovinano tutte le notti il sonno al segretario. La Ministra Boschi, negli ultimi due giorni, si è affrettata a ribadire che si cercherà di coinvolgere il maggior numero si senatori possibile e che la minoranza del partito farà quadrato intorno al governo. Sarà vero o è un modo come un altro per dissimulare le preoccupazioni ormai quotidiane? Renzi è pervaso dall’ansia che le riforme non vengano approvate prima del 15 ottobre, data oltre la quale inizia la sessione di bilancio. Un Premier, insomma , che fa i conti su tutto, sulle date, sulla legge di stabilità e sui numeri al Senato. Siamo tutti curiosi di capire come finisce, anche se conoscendo ormai il modo di agire di Renzi i senatori o si accontentano di piccole modifiche, quale potrebbe essere un’elezione di secondo grado o in caso insistano per l’elezione diretta, è pronta a scattare la tagliola renziana: i cento seggi della prossima Assemblea divisi per altrettanti collegi e tra i candidati passa solo chi arriva primo. A buon intenditore poche parole.

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