Il potere del dubbio sul palco del Teatro Vittoria: Come Cristo Comanda

C’è uno strano silenzio che accompagna il pubblico quando si esce dal Teatro Vittoria dopo aver visto “Come Cristo Comanda”. Non è solo il silenzio che segue uno spettacolo ben riuscito. È qualcosa di più profondo, quasi un bisogno di sedimentare emozioni, di lasciare che i pensieri trovino il loro posto. Perché “Come Cristo Comanda” – in scena fino al 13 aprile – non è solo teatro. È una riflessione in forma scenica, un dialogo tra storia e coscienza.

Scritto e interpretato da Michele La Ginestra, con Massimo Wertmüller e Ilaria Nestovito, e la regia di Roberto Marafante, lo spettacolo ci porta indietro di duemila anni, in una notte immaginaria che segue la crocifissione di Gesù. Due soldati romani, Cassio e Stefano, si ritrovano a condividere paure, dubbi e domande troppo grandi per essere ignorate.

Quello che sorprende fin da subito è il tono. Ci si aspetta un dramma storico, e invece si viene accolti da battute, ironia e uno scambio vivace tra i due protagonisti. Wertmüller, con la sua romanità schietta, dà vita a un Cassio energico e disilluso, mentre La Ginestra costruisce un Stefano più sensibile e riflessivo. I due si muovono in scena come due amici che si punzecchiano e si sostengono, dando vita a un affiatamento sincero e mai forzato.

Ma è proprio in quella leggerezza iniziale che si annida la forza del testo. Come un’onda che arriva piano, il racconto si trasforma. Le battute lasciano spazio a confessioni, i sorrisi si fanno malinconici. I due uomini, testimoni di un evento epocale, cominciano a guardarsi dentro. E nel farlo, ci costringono a fare lo stesso.

Il ritmo non perde mai intensità. La regia di Marafante accompagna il cambiamento con eleganza, senza mai cadere nel retorico. Il finale – potente e sobrio – chiude il cerchio con una delicatezza rara, lasciando il pubblico colpito, commosso, forse anche un po’ cambiato.

Martedì sera, in una sala piena nonostante l’inizio settimana, l’applauso finale è stato lungo e sincero. Ma ancora più significativo è stato il silenzio che l’ha preceduto: quello di chi, colpito nel profondo, ha avuto bisogno di un attimo prima di applaudire.

Da segnalare anche l’iniziativa solidale promossa al termine dello spettacolo: un invito rivolto agli spettatori a contribuire a un progetto sociale, che dimostra come il teatro possa andare oltre il palco e diventare veicolo di partecipazione e impegno.

“Come Cristo Comanda” è un viaggio che parte da un tempo lontano per arrivare dritto all’oggi. Un testo che mette in discussione le certezze, ma senza mai rinunciare all’ironia. Un teatro che sa essere popolare e profondo, che fa ridere, commuovere

Barbara Lalle

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