Il grafico sul Pil in Italia 1999-2015 elaborato dal Centro Studi Promotor. Roma, 12 febbraio 2016. ANSA/ US CENTRO STUDI PROMOTOR +++ NO SALES - EDITORIAL USE ONLY +++

Il Pil frena a fine 2015. Renzi lo ignora e dice che l’Italia è in crescita…

La crescita italiana perde slancio, anche se con una prima stima del Pil per il 2015 a +0,7% si conferma l’uscita del Belpaese da una recessione durata tre anni. A frenare gli entusiasmi arriva infatti il risultato del quarto trimestre, che si ferma a +0,1%, peggior dato dell’anno e sotto le attese, che non solo porterà a limare verso il basso la performance dell’economia per l’intero anno ma rende più incerto anche lo scenario per il 2016. Peraltro non è solo l’Italia a faticare più del previsto,  perchè  in un quadro di peggioramento dell’economia globale, anche Ue ed Eurozona,  secondo gli ultimi dati Eurostat, sono in rallentamento, anche se la media di crescita del Pil rimane doppia rispetto a quella di Roma. Governo e maggioranza puntano l’attenzione sul ‘bicchiere mezzo pieno’, su un dato annuale che torna positivo dal 2011 e sui risultati destagionalizzati e corretti per gli effetti del calendario, che dicono che nel quarto trimestre il Pil è cresciuto dell’1% tondo su base annuale, variazione tendenziale più alta dal secondo trimestre sempre del 2011. ‘Deve essere chiaro che l’Italia è cambiata, è ripartita’, ha detto  Matteo Renzi. Certo quello che conta per la finanza pubblica, e per Bruxelles,  è il dato ‘grezzo’. E lo 0,7% indicato dall’Istat, ammette il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, è più basso della previsione del Governo. A ottobre, la nota di aggiornamento al Def aveva rivisto al rialzo la crescita a +0,9%, anche se già a fine anno si era iniziato ad ammettere che si sarebbe riusciti ad arrivare al massimo a un +0,8%. Certo, avrei preferito vedere un decimale in più piuttosto che in meno,  dice il titolare di via XX Settembre. E, in linea con il pensiero più volte espresso anche dal premier Matteo Renzi, aggiunge che come si sa i decimali contano poco, l’importante è la direzione di marcia che è di crescita, dopo tre anni di profonda recessione, che è confermata e rafforzata nel 2016. Al Tesoro comunque si attende il dato finale, che viene diffuso a marzo, convinti che una correzione al rialzo sia possibile.  Padoan invita comunque ad aspettare il dato definitivo di marzo, e non si dice preoccupato per l’andamento dell’economia meno dinamico di quanto auspicato. Anche perché, come ribadito ancora una volta da Renzi, siamo il governo con il deficit pubblico più basso degli ultimi 10 anni. Ma è dato da molti ormai per scontato che con il Documento di Economia e Finanza , che il governo presenterà ad aprile, il quadro macroeconomico dovrà essere ritoccato. Secondo i dati dell’istituto di statistica a pesare sulla bassa crescita congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’industria,   con la produzione a dicembre che ha segnato un -0,7%, pur mantenendo un +1% sull’anno, primo segno più dal 2011,   e di aumenti in quelli dell’agricoltura e dei servizi. Ed è la domanda interna ad andare giù, mentre a trainare la crescita è l’estero. A preoccupare maggiormente gli analisti è l’andamento degli investimenti, che ancora non sono davvero ripartiti. La chiave di volta, si osserva potrebbero però essere i maxiammortamenti, introdotti dal governo con la legge di Stabilità, che potrebbero aver fatto esitare le imprese a investire. E mentre il premier continua a difendere l’immagine di una Italia che è cambiata, è ripartita grazie alle riforme, sulla crescita debole e inferiore alle attese arrivano i timori dei sindacati e scatta il fuoco di fila delle opposizioni, che parlano di doccia gelata per il premier e di avviso di sfratto per il governo. ‘Matteo Renzi sa che l’ultimo trimestre 2015 in frenata ha un effetto negativo sul 2016’, twitta caustico Renato Brunetta, prevedendo che i suoi conti pubblici saltano e servirà una manovra shock.

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