Il percorso criminale della nuova jihad

E’ una guerra che attraversa in senso orizzontale il pianeta. Non ci possono essere soluzioni ben delineate. Nessuno ci consegnerà il capo supremo.

Il nuovo modo di portare attacchi terroristici ,della jihad, abbassa il rischio di essere scoperti, è straordinariamente crudele ed efficace.Per molti dei suoi seguaci rappresenta la svolta nella strategia del terrore globale, di fatto è la conseguenza di come si sviluppa, fa proseliti ed agisce. Perché al di là dell’immagine vincente, del capo supremo, il Califfo Al Baghdadi che governa con sempre più affanno i territori tra Iraq e Siria, la moltitudine dei combattenti jihadisti fanno a meno dei capi, strutture ed ordini da eseguire.Così quello che appare come una novità del terrorismo di oggi, altro non è che l’applicazione pedissequa di un indottrinamento che viene da lontano, combinato con la nuova struttura del terrore che si estende in senso orizzontale e non più verticistica, con i capi assoluti, con ordini da eseguire. Il risultato è che gli attacchi degli ultimi mesi provengono, spesso, da piccoli gruppi di persone, qualche amico, due o tre fratelli. Sono soldati che s’incontrano per strada senza riconoscersi, che si sfiorano i gomiti dinanzi ad un locale, che si confondono tra la gente delle periferie. Molti di loro vivono di esaltazione, dettata dalle gesta degli altri, prima di entrare a far parte del ‘Club del terrore’. Fanno parte di quelli che salutano con gioia ogni attentato. C’è poco di mistico e di fanatismo religioso religioso nella nuova jihad . Ai suoi seguaci basta un istante perché l’esaltazione si trasformi in rabbia. Il web del terrore, ha ormai sostituito certe moschee e tutte quelle prediche devianti ed inneggianti alla guerra santa contro gli infedeli,quando la struttura terroristica aveva tutte le caratteristiche di una organizzazione verticistica.Si costruivano strategie e progetti intorno ad un credo o a un’ideologia. Oggi di quelle rimane quasi poco o niente.Che internet avrebbe giocato un ruolo predominante nella diffusione del messaggio jihadista, lo si era capito sin dai tempi di Al Qaeda. I nuovi seguaci di questo’Club’ maledetto e crudele, hanno smesso di ascoltare discorsi religiosi e sono diventati fruitori di videogames ossessivi, cultori di immagini che simboleggiano la guerra. E’ lì, in quel mondo virtuale, che ha luogo il reclutamento che si estende e sviluppa in senso orizzontale, fatto di messaggi inviati da account in account. Possiamo, senz’altro, affermare che l’autodeterminazione in loro si radicalizza per via virtuale.Non c’è più bisogno di attraversare frontiere fisiche che sono state, ormai, abbattute da internet. E’ l’era del Cyber space. Di spazi liberi dove poter creare i social del terrore, dove far filtrare messaggi propagandistici, traffici di armi, droga e danaro di dubbia provenienza.In questo modo ogni jihadista è in grado di colpire ovunque ed in autonomia. Così possono più facilmente soddisfare la la loro ricerca deviata di una dimensione eroica. Il messaggio lanciato da “Club del terrore” è chiaro ed inequivocabile: con i mezzi più comuni si possono mettere in atto le missioni più eclatanti, s’insanguina l’Occidente, si diffonde il panico, la paura, si diventa eroi. Lo ha fatto il trentunenne Mohamed Lahouiej-Bouhlel, a Nizza, descritto da tutti come solitario e depresso. Dunque chiunque può ammazzare al grido di “Allah è grande” e diventa subito famoso, passa alla storia come martire. Esce dall’anonimato , non si sente più un fallito. Avrà abbracciato una causa, sarà diventato un soldato di Allah. Ecco la guerra orizzontale di cui non basta trovare il mandante o le trame. Dobbiamo tutti, a questo punto, decidere di guardare le ragioni e mettere in discussione i fondamenti. Non ci sono soluzioni ben delineate, perché nessuno ci consegnerà il capo supremo.

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