Ben venga il tentativo di mediazione per rilanciare il Movimento ed evitare scissioni, ma restino fermi alcuni principi fondamentali. E’ la sintesi del ragionamento riportato da fonti vicine a Giuseppe Conte. L’ex premier, fanno notare, non può che valutare positivamente il tentativo di mediazione in atto, dal momento che lui stesso ha sempre lavorato per trovare una sintesi e per evitare spaccature e scissioni. Ben venga questo tentativo, di cui Conte era stato preventivamente informato, se utile a rilanciare il M5s e a dar vita a un nuovo corso, tenendo fermi però quei principi fondamentali su cui si è già espresso con chiarezza.
‘In un momento di estrema difficoltà per il paese, come senatrici e senatori del M5s sentiamo il dovere di richiamare tutti all’unità’, è l’incipit di un documento sottoscritto immediatamente da 19 senatori, tra cui gli ex ministri Nunzia Catalfo e Danilo Toninelli. Una prova di forza all’interno del gruppo di Palazzo Madama, dove fino a giovedì sera gli ultrà contiani spingevano per un testo duro, in cui si invitava a votare lo statuto di Conte, rompendo di fatto con il Garante. ‘Il Movimento ha necessità di innovarsi e ristrutturarsi, nella speranza che le posizioni di Beppe Grillo e di Giuseppe Conte si riconcilino chiedendo ad entrambi un incontro, a breve, con i parlamentari. Una richiesta fac-simile a quella arrivata due giorni fa dagli eletti di Montecitorio. Solo che la Camera era considerata come una specie di Vietnam, con il gruppo ‘spaccato a metà’ tra grillini e contiani. Mentre i senatori erano descritti come al 90% pronti a seguire Conte anche in una nuova avventura, con un altro simbolo rispetto alle Cinque Stelle.
Può anche essere che trovino un accordo, come sarebbe ragionevole per loro e per gli interessi di entrambi ma l’atteggiamento di Grillo che destabilizza tutto fa pensare a fattori di ordine psicologico che comunque non spiegano la logica comportamentale che non conosce ratio.
La domanda lecita ci fa chiedere cosa farà Conte. Se si separa definitivamente da Grillo, sarà costretto a tentare una strada propria con chi lo segue dei Cinquestelle ed eventualmente anche con altri. Ma per far questo occorrono soldi, finanziamenti e strutture. A Grillo e Conte converrebbe tornare ragionevoli e trovare un accordo ma a questo punto è realmente complicato trovare per entrambi un accordo soddisfacente.
Una cosa, però, è certa. Comunque finisca la diatriba con Conte, Grillo non farà nulla che vada contro la tenuta del Governo perché a quel punto si ritroverebbe senza neppure un deputato. Il Governo può, quindi, continuare il suo mandato nella massima tranquillità mentre i due personaggi recitano questo spettacolo recitato ai limiti dell’assurdo.
Non sono note le garanzie del fondatore del Movimento così come sono misteriose le garanzie di Conte. Qualcuno seguirà Conte. Qualcun altro resterà con Grillo.
Giuseppe Conte, durante una conferenza stampa a Napoli con il candidato Gaetano Manfredi, apre al dialogo con il Pd, rifiutando l’etichetta di federatore e ribadendo il suo ruolo di nuovo leader del Movimento Cinque Stelle con l’obiettivo dichiarato di portare il movimento a essere ‘partito di assoluta maggioranza. Il ‘dialogo’ con il Pd e centrosinistra ha dato già suoi frutti, è normale continuare per realizzare il progetto di società che vogliamo. Questo non significa che abbiamo un’alleanza strutturata. Laddove non è possibile non mi straccio le vesti, perché le fusioni a freddo non funzionano. Se iscritti M5S lo vorranno sarò leader. Pd? Dialogo, ma non mi straccio le vesti. Non mi sono mai definito federatore. Io sto lavorando per il Movimento 5 Stelle e con il Movimento 5 Stelle presenteremo a giorni questo progetto. Se gli iscritti lo vorranno sarò il nuovo leader’.
Nei 5 Stelle esiste ancora quella base che crede nella partecipazione diretta, quella forza dal basso che ha stimolato l’opinione pubblica proprio grazie a Beppe Grillo, tuttavia oggi gli elettori pentastellati chiedono di tradurre in una o due opzioni politiche pragmatiche la linea Conte e la linea Grillo. Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte ne sottende un altro, tra chi desidera tornare a quel movimento delle origini e chi vuole una nuova evoluzione proseguendo il suo processo di trasformazione verso una forma più classica di partito.
Naturalmente questa realtà relativa al Movimento Cinque Stelle e Giuseppe Conte ha mobilitato i sondaggisti.
‘Un partito di Giuseppe Conte potrebbe ottenere il 10-15% di consensi’. Voti provenienti da Pd e M5s. Ne parla il sondaggista Fabrizio Masia (Emg) che analizzando lo scenario conseguente all’ipotesi di un partito formato dall’ex premier afferma però che il M5s calerebbe tra il 5 e il 7% ed il Pd andrebbe sotto il 15%”. In pratica il partito di Conte rappresenterebbe ciò che resta del Movimento fondato da Beppe Grillo con l’aggiunta dei voti fluttuanti del Pd.
Conte, secondo Masia, potrebbe attingere anche qualche decimale dall’elettorato centrista ed anche il centrodestra potrebbe perdere circa un punto di percentuale. Pronostico smentito da precedenti sondaggi. Determinanti nel quadro saranno tuttavia anche le alleanze che si formeranno: ‘In una colazione a tre, Pd-M5s-Partito di Conte è possibile che il Movimento trattenga più voti – spiega il sondaggista – mentre in un’alleanza a due tra Dem e Conte è probabile che i 5s perdano più voti, soprattutto se parliamo di legge elettorale di tipo maggioritario’.
Il sondaggista Renato Mannheimer è invece molto meno ottimista sui destini di Conte. L’ipotesi di un suo partito – afferma – si prospetta male. Conte si è innamorato della politica e adesso approfittando della sua popolarità ha voglia di restarci provando a fare un suo partito. Ma fare un partito proprio, in un’area di centrosinistra affollatissima è molto difficile tanto più che mancano due anni alle elezioni e che conservare la popolarità di adesso senza una struttura, ma solo attraverso i parlamentari grillini più affezionati alle istituzioni, è molto difficile.