Il ministro Giancarlo Giorgetti e le rendite catastali nel piano strutturale di bilancio

L’eco dell’annuncio del ministro Giancarlo Giorgetti ha fatto sobbalzare dalla sedia i costruttori riuniti a Bologna per inaugurare il Saie, salone dell’edilizia. Nel presentare il Piano strutturale di bilancio che il governo invierà all’Europa, il titolare dell’Economia, a sorpresa, ha annunciato che saranno riviste le rendite catastali per chi ha riqualificato la propria casa con l’aiuto dei bonus edilizi. Quindi, in sostanza, ancora una volta si cerca di fare cassa  colpendo il patrimonio immobiliare.

 Dice Federica Brancaccio, presidente Ance, l’associazione dei costruttori edili: «Sarà un danno se si aprirà una stagione di tagli e rigore che andrà a penalizzare, come già accaduto in passato, proprio gli investimenti nelle costruzioni, nelle infrastrutture e nella manutenzione del territorio indispensabile per sanare le fragilità del Paese. Serve poi un grande sforzo sul Pnrr, garantendo alle imprese che siano pagate nei tempi previsti e con prezzi congrui. Infine dopo tante polemiche sui bonus edilizi bisogna finalmente sedersi a un tavolo e pensare una misura strutturale che accompagni le famiglie nella riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare».

Secondo il Rapporto di Federcostruzioni, presentato al Saie, il fatturato 2023 del comparto è stato 624 miliardi, +6,9% in valori correnti e +4,2% al netto dell’inflazione settoriale. Gli occupati sono cresciuti del 2,5%: 76mila. Quest’anno è prevista una contrazione del 4,4%. Calano gli investimenti in costruzioni (-7,4%) e la manutenzione straordinaria (- 27%), crescono le opere pubbliche (+ 20%).

Dice Paola Marone, presidente di Federcostruzioni: «Tra il 2021 e il 2022 la filiera delle costruzioni è stata fondamentale per la ripartenza dell’economia italiana, arrivando a contribuire per quasi la metà, secondo stime governative, alla crescita del pil. Oggi ci troviamo nell’incertezza a causa degli squilibri internazionali che rischiano di pesare negativamente sulla crescita economica e sull’export e inoltre dobbiamo affrontare nuove sfide, come quella della transizione ecologica che ci viene lanciata dalla Ue e su cui l’industria delle costruzioni avrà un grande ruolo. Ma serve una strategia europea che metta le imprese al centro, con adeguato supporto a un incremento di produttività, competitività, formazione, ricerca e intervenendo con urgenza sul costo dell’energia, che è particolarmente penalizzante».

Più pessimista sull’andamento del settore delle costruzioni è il centro studi Cresme, che aggiornerà il suo Rapporto a Milano il 4 dicembre. Le ultime proiezioni prevedendo che il 2024 si chiuderà con una flessione del 26,5% dei lavori di riqualificazione edilizia, mentre le opere pubbliche dovrebbero registrare un incremento dell’11,4%. Il calo complessivo del settore viene quindi stimato al 9,5% per gli investimenti e al 7,7% per il valore della produzione. Anche Cresme, comunque, certifica la spinta del Pnrr. Nel 2021 erano state aggiudicate opere pubbliche per 50 miliardi, l’anno scorso per 91 miliardi. La differenza è quasi tutta nei cantieri Pnrr.

L’eco dell’annuncio del ministro Giancarlo Giorgetti ha fatto sobbalzare dalla sedia i costruttori riuniti a Bologna per inaugurare il Saie, salone dell’edilizia. Nel presentare il Piano strutturale di bilancio che il governo invierà all’Europa, il titolare dell’Economia, a sorpresa, ha annunciato che saranno riviste le rendite catastali per chi ha riqualificato la propria casa con l’aiuto dei bonus edilizi. Quindi, in sostanza, ancora una volta si cerca di fare cassa  colpendo il patrimonio immobiliare.

 Dice Federica Brancaccio, presidente Ance, l’associazione dei costruttori edili: «Sarà un danno se si aprirà una stagione di tagli e rigore che andrà a penalizzare, come già accaduto in passato, proprio gli investimenti nelle costruzioni, nelle infrastrutture e nella manutenzione del territorio indispensabile per sanare le fragilità del Paese. Serve poi un grande sforzo sul Pnrr, garantendo alle imprese che siano pagate nei tempi previsti e con prezzi congrui. Infine dopo tante polemiche sui bonus edilizi bisogna finalmente sedersi a un tavolo e pensare una misura strutturale che accompagni le famiglie nella riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare».

Secondo il Rapporto di Federcostruzioni, presentato al Saie, il fatturato 2023 del comparto è stato 624 miliardi, +6,9% in valori correnti e +4,2% al netto dell’inflazione settoriale. Gli occupati sono cresciuti del 2,5%: 76mila. Quest’anno è prevista una contrazione del 4,4%. Calano gli investimenti in costruzioni (-7,4%) e la manutenzione straordinaria (- 27%), crescono le opere pubbliche (+ 20%).

Dice Paola Marone, presidente di Federcostruzioni: «Tra il 2021 e il 2022 la filiera delle costruzioni è stata fondamentale per la ripartenza dell’economia italiana, arrivando a contribuire per quasi la metà, secondo stime governative, alla crescita del pil. Oggi ci troviamo nell’incertezza a causa degli squilibri internazionali che rischiano di pesare negativamente sulla crescita economica e sull’export e inoltre dobbiamo affrontare nuove sfide, come quella della transizione ecologica che ci viene lanciata dalla Ue e su cui l’industria delle costruzioni avrà un grande ruolo. Ma serve una strategia europea che metta le imprese al centro, con adeguato supporto a un incremento di produttività, competitività, formazione, ricerca e intervenendo con urgenza sul costo dell’energia, che è particolarmente penalizzante».

Più pessimista sull’andamento del settore delle costruzioni è il centro studi Cresme, che aggiornerà il suo Rapporto a Milano il 4 dicembre. Le ultime proiezioni prevedendo che il 2024 si chiuderà con una flessione del 26,5% dei lavori di riqualificazione edilizia, mentre le opere pubbliche dovrebbero registrare un incremento dell’11,4%. Il calo complessivo del settore viene quindi stimato al 9,5% per gli investimenti e al 7,7% per il valore della produzione. Anche Cresme, comunque, certifica la spinta del Pnrr. Nel 2021 erano state aggiudicate opere pubbliche per 50 miliardi, l’anno scorso per 91 miliardi. La differenza è quasi tutta nei cantieri Pnrr.

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