Il nuovo corso del Movimento 5 Stelle è ai nastri di partenza. Dopo il via libera degli iscritti alla nomina di Giuseppe Conte come primo presidente del M5S la galassia pentastellata si prepara a entrare nel vivo della rifondazione.  Vito Crimi, rimasto reggente dal gennaio 2022 fino a venerdì scorso, ha fatto sapere che non intende ricoprire nessun ruolo nel nuovo Movimento: “Devo staccare, ho già detto a Conte che non vedo alcun ruolo per me nei nuovi organi del Movimento”. L’ex reggente ha inoltre confermato che non ha intenzione di far parte della nuova segreteria grillina perché è convinto che sia arrivato il tempo di lasciare ad altri nuove sfide e nuovi compiti: “Serve una segreteria di facce nuove, dotate sì di esperienza, ma che mostrino come il M5S abbia una classe dirigente”.

Crimi  nell’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano comunica che non farà comunque mancare il proprio contributo: il suo ambito di lavoro sarà quello relativo alla tecnologia. “Ci sono state molte nuove iscrizioni al Movimento. Sto elaborando dei dati su questo, da consegnare a Conte”.

Si complimenta con Giuseppe Conte anche Enrico Letta ma gli elettori democratici non digeriscono la sviolinata. E così lo sommergono di critiche. All’indomani del plebiscito, senza avversari, di Conte, Letta scrive sul suo profilo Twitter: «Complimenti e un grande in bocca al lupo da tutti noi a Giuseppe Conte per l’elezione a presidente del Movimento 5 Stelle». Ma la base dem non approva.  Anche perché in tanti sottolineano come non ci sia stata una vera e propria competizione per la quale congratularsi.

Scrive un utente: «Ieri una sostenitrice di Italia Viva ti ha chiesto un parere sugli insulti a Renzi, anche d’iscritti al Pd, nonostante l’apertura a Siena. Nessuna risposta, ma perdi tempo a complimentarti con i tuoi amici grillini. Stai sereno Enrico, noi sostenitori faremo di tutto per ostacolarti».  E un altro aggiunge: «… E vi complimentate pure? Come siete potuti cadere così in basso? Fossi in voi mi vergognerei. E non poco». E un altro ancora osserva caustico: «Però un pensiero anche a chi ha perso? Ah già ma non c’è un perdente!! Un po’ come quando nel Pd hanno inaugurato con lei la stagione dei segretari eletti senza primarie!». E poi ancora un altro: «Era da solo, non so se vi è chiaro. Complimenti per che cosa?». E infine un altro utente riassume lo stato d’animo dei follower: «Che brutta fine».

Il presidente del M5S ha già reso pubblica l’intenzione di mettere mano alla riforma Cartabia se nel 2023, dopo essere passati per il voto popolare, il Movimento dovesse avere ancora una grande maggioranza. “Condivido, non molleremo mai su certi temi, e se avremo i voti cambieremo la riforma”, ha sottolineato Crimi. Il quale non ha nascosto la propria irritazione per la situazione che si è creata nel gruppo pentastellato della Camera: in occasione del voto della riforma si sono registrati 16 assenti, due contrari e un astenuto. Un precedente che potrebbe mettere a serio pericolo le manovre di azione dei 5S nell’esecutivo: “Queste cose non possono più accadere, e questa autonomia non serve a nessuno. Dobbiamo muoverci come un corpo unito altrimenti si riduce il nostro potere di contrattazione e la nostra credibilità presso i cittadini”.

Al momento dell’investitura online Conte ha decretato la «fine dei personalismi» e annunciato «tante figure nuove». Ovviamente il presidente non deve far scappare quelle vecchie come   a Milano, dove –informa il Corriere della Sera  è un fuggi fuggi generale. Nella capitale del Nord, i 5Stelle non esistono praticamente più. Dispersi in ogni direzione, chi a sinistra e chi a destra. È il caso di Cristina Russo, che correrà per il Comune sotto le insegne di Fratelli d’Italia. Con lei erano tre i grillini nell’assemblea di Palazzo Marino: non ne è rimasto neppure uno. Della Russo già si è detto, degli altri due, uno – Gianluca Corrado, che cinque anni correva da sindaco – non si ricandiderà più e l’altro, Simone Sollazzo, ha aderito ai Verdi per Sala, dove ha raggiunto l’eurodeputata Eleonora Evi.

Un esodo disordinato che la dice lunga sull’attrattività del M5S al Nord.