Il grande folk di Steve Earle

Si è trattato di una serata dal programma che inaspettatamente ha visto la musica di Howe Gelb introdurre il set di Earle.  Il musicista dell’Arizona, noto anche per il progetto Giant Sand, doveva suonare il giorno precedente ma le condizioni meteo avevano consigliato il rinvio del concerto. La sua disponibilità di restare a Faenza il 2 agosto ha consentito al pubblico di mettere a confronto due modi diversi di affrontare il country. Quello di Gelb è sicuramente più sperimentale, con echi di altri generi e l’uso delle tastiere alternato a quello della chitarra. In trio con Steve Shelley alla batteria e Maggie Björklund, strumentista danese di pedal steel, la proposta del musicista è fatta di sensazioni forti e suadenti al tempo stesso.  Un repertorio basato in parte sul suo ultimo album The Concidentialist.  Tutt’altre sonorità con Steve Earle. La tradizione in questo caso è molto forte e non solo nella musica. Earle è un musicista militante contro pena di morte ed il più famoso dei suoi brani sul tema è Elis Unit One inserito nella colonna sonora di Dead Man Walking,. Contro la proliferazione delle armi, segue la strada indicata da grandi songwriter del suo paese a partire da Woody Guthrie. Earle è arrivato in Italia sulla scia del suo disco The Low Higway in cui con i suoi The Dukes (& Duchesses) rivisita il genere Americana nelle sue varie sfaccettature espressive. Dell’album Earle ha presentato il brano omonimo e 21st Century Blues a inizio scaletta. Poi ha ingranato la marcia dei ricordi accontentando una buona parte di pubblico.

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