Il direttore responsabile Andrea Viscardi

Il Governo Monti divide la sinistra

di Andrea Viscardi

Tra tutte le forze politiche che appoggiano il Governo, il PD è quello che sta pagando il tributo più alto per i tanti sacrifici imposti ad una parte del suo elettorato di riferimento. E’ cominciato con i tagli al welfare, (per pensionati, lavoratori dipendenti), è proseguito con i provvedimenti sulle liberalizzazioni per far pagare qualcosa alle classi più abbienti, ma che sta scemando per strada sotto la spinta delle lobby parlamentari. Ma come se non bastasse la partita sembra spostarsi dal fronte finanziario alla mobilitazione di piazza. Lo scontro pro o contro TAV è interno a tutta la sinistra e le alleanze in vista delle prossime amministrative di maggio sembrano scricchiolare. Non a caso Vendola e Di Pietro si sono affrettati a prendere le difese dei manifestanti e di cavalcare la protesta in Val di Susa, con sommo stupore per la posizione del segretario del Idv, che nella qualità di Ministro del secondo governo Prodi fu un grande sostenitore dell’opera. Gli esiti di questa vicenda allontanano sempre di più il PD dall’area ambientalista e dalla sinistra vendoliana e soprattutto da quel malcontento dei giovani animati dal sentimento dell’antipolitica,confinandolo sempre di più nell’area centrista già di per sé affollata di contendenti accreditati e ben posizionati. Questo clima arroventato rischia di ripercuotersi negativamente sulle primarie che stanno per svolgersi per indicare i canditati sindaci alle prossime amministrative,con il rischio concreto che i candidati di Bersani saranno sconfitti da quelli di Vendola o Di Pietro.Inoltre si deve tener presente che Bersani dovrà fare molta attenzione circa il messaggio che darà agli elettori in merito ad  un rinnovamento d’immagine e di uomini, altrimenti potrebbe mettere in discussione una vittoria praticamente scontata. Questo perché se si guarda con attenzione, a quello che sta accadendo nella PDL, ci si accorge che ci troviamo ormai di fronte ad un’implosione del partito, in parte voluta dallo stesso Berlusconi, che conscio di non poterlo dirigere come ha fatto fino ad adesso, in modo solitario ed autoritario, tende ad una sua sostituzione con un nuovo soggetto politico con un nuovo nome. Il tutto si evidenzia dallo stesso comportamento del Cavaliere che pur di riconquistare la platea dei suoi elettori si è inventata la storiella di Angelino, definendolo prima inadeguato alla guida del partito, poi come al solito ha smentito tutto e tutti dicendo che Alfano è il migliore dei segretari di partito, e, conoscendo Berlusconi che ha sette vite come i gatti potrebbe venir fuori, come innanzi detto, con un nuovo soggetto politico con nome diverso, immagine e programmi nuovi che potrebbe riaccendere l’amore degli italiani per il caimano.

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