Il governo M5S-Lega e l’alta conflittualità interna

Sono destinati a convivere in mancanza di una valida e realistica alternativa, si fanno la guerra in un continuo parlare di crisi e di bocciature parlamentari, a mezzo di imboscate e di sgambetti all’interno di ministeri. E’ vero, anche in precedenti governi ci sono state tensioni e disaccordi, ma rappresentavano punti di vista diversi tra forze politiche legate da un’intesa, che non contavano di presentarsi all’elettorato come alternative. Molti sono i fattori che incidono in modo negativo. Il primo sta sicuramente nel programma, nel cosiddetto ‘contratto di governo’ sbandierato ogni giorno e che i due partiti politici sottoscrissero a maggio 2018. Un programma fatto di poche pagine e ricco di proclami senza chiare spiegazioni circa la sua applicazione. Prova di questa scarsa chiarezza ne è il modo con cui viene annunciato il reddito di cittadinanza e la revisione della legge Fornero, ne sono accantonati nella legge di bilancio i fondi, ma non ne sono definiti i contenuti.I due obiettivi sono rimasti per adesso solo scatole vuote, mere promesse elettorali. Al carattere scialbo delle politiche, si accompagna il funzionamento a scartamento ridotto del Governo, ridotto a sterile ratificatore di decisioni prese altrove.Il Consiglio dei Ministri, secondo tradizione, continua riunirsi una volta alla settimana ma non dura più di mezz’ora. A fine giornata intorno alle 19-19.30: un’aperitivo prima della cena. La conflittualità interna è acuita dai continui proclami dei due vice presidenti che debordano da quelle che sono le linee governative ed istituzionali e tengono le rispettive forze politiche in un clima di perenne campagna elettorale. Il ministro degli Interni tiene rapporti con potenze straniere e in questo si sostituisce al ministro degli Esteri, si occupa di Sanità e Difesa, con un’inequivocabile intrusione dell’altrui sfera di competenza. Inoltre Salvini e Di Maio condizionano pesantemente l’azione del Ministro dell’Economia. Con il loro continuo girovagare in lungo e in largo per il Paese trascurano la burocrazia e l’azione amministrativa dei loro dicasteri. Per non parlare dei loro richiami pubblici alle dimissioni dei dirigenti di Stato, al fine di sostituirli con uomini di loro insindacabile fiducia. Il modo sarcastico e puerile di comunicare e a volte sprezzante, specialmente nei confronti delle istituzioni europee, la cui colpa e quella di richiamarci al rispetto delle regole e al ricordo dei nostri debiti.Siamo governati in modo superficiale e disattento e forse perfino indifferente ai bisogni della gente. Si definiscono populisti ma su alcuni temi di grande interesse democratico si sono ben guardati dal ricorrere a consultazioni popolari. Non si stancano mai di dire che la loro unica missione è la lotta contro le élite. Ma la storia è un sacrario di élite.

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