Il Cuore in Siria

António Guterres, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha apertamente dichiarato che: “La Siria è oggi l’emergenza numero uno e stiamo assistendo ad una crisi umanitaria di sfollati e rifugiati più grave, per numeri e condizioni di vita, dalla guerra in Ruanda. Per estensione potremmo affermare, senza per questo peccare di presunzione, che i problemi siriani hanno dei coefficienti di estensione ben peggiori di quelli della II Guerra Mondiale”. Guardiamo i dati che sono sconvolgenti, visto che in quasi tre anni di guerra civile hanno perso la vita secondo l’Osservatorio per i diritti umani in Siria più di 130 mila persone, di cui oltre 6.000 bambini. Cui si aggiungono oltre 200 mila persone detenute nelle carceri del regime. Le stime sono riviste al rialzo dal rapporto Oxford Research, che parla di oltre 11mila bambini uccisi. Si contano poi 2 milioni e mezzo di rifugiati nei Paesi confinanti, di cui la metà bambini, e 6,5 milioni di sfollati nei territori dell’interno. Secondo il rapporto diffuso dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) “Fractured Families” (Famiglie Distrutte), in oltre 70.000 famiglie di rifugiati in Libano e Giordania manca il padre e più di 3.700 bambini sono rimasti orfani. Oltre la metà non va a scuola. Sia in Libano sia in Giordania sono stati riscontrati casi di bambini costretti a lavorare fin dall’età di 7 anni. Numeri questi che crescono di giorno in giorno. E’ molto significativo che questa situazione abbia smosso le coscienze dall’interno e che abbia dato origine a prese di coscienza per chi vive lontano da queste terribili vicende e sente il desiderio cosciente di essere volontariamente utile. Alla luce di questo è nato il progetto “Il Cuore in Siria” per volontà di Claudia Ceniti, funzionario di banca di Milano, Paola Francia, giornalista di Forlì e Pietro Tizzani, appartenente all’Arma dei Carabinieri con una lunga esperienza in Kosovo. Queste persone prima di unire le loro forze erano già impegnate nella raccolta di aiuti umanitari e nella diffusione di informazioni sul conflitto. Si sono poi rese conto che stavano andando nella stessa direzione, che è semplicemente quella di portare un aiuto concreto e che insieme potevano farlo meglio e con maggiori risultati. La loro attività consiste nella raccolta di medicinali, attrezzature mediche e ospedaliere, dispositivi medicali, pannolini, pannoloni per adulti, biberon , latte in polvere, materiale didattico e giocattoli. La loro attenzione è rivolta in modo particolare ai bambini, per i quali raccolgono materiale didattico e giochi. In Siria infatti l’infanzia è un’emergenza e una intera generazione è a rischio. I bambini, che non possono più andare a scuola, hanno perso il diritto di essere bambini. In questi mesi è stato raggiunto un obiettivo molto importante rappresentato dall’ acquisto di un’ambulanza che è stata riempita di farmaci ed inviata tramite i volontari delle organizzazioni italo siriane. Una seconda ambulanza è stata donata dall’associazione “Ti do una mano onlus” di Monza ed anch’essa è stata inviata in Siria carica di medicinali. Il Cuore in Siria ha un sodalizio stabile con la Fondazione Banco Farmaceutico Onlus che li rifornisce di medicinali. Sodalizio avviato in occasione della Giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero, voluta da Papa Francesco, per la quale la Fondazione ha donato ben 1.000 confezioni di medicinali.Al loro appello hanno risposto, e continuano a farlo, le scuole della Lombardia e dell’Emilia Romagna, con progetti importanti di raccolta e di gemellaggio tra i bambini italiani e i bambini siriani, attraverso lo scambio di disegni e di lettere. Per colmare il deficit di informazione sulla situazione in Siria, oltre all’impegno umanitario, è portata avanti un’attività di informazione e di sensibilizzazione attraverso l’organizzazione di convegni, che vedono coinvolti scrittori, giornalisti, studiosi e membri di associazioni umanitarie testimoni diretti di quanto accade in Siria. Nonostante la mancanza di corridoi umanitari, ci sono molte associazioni di volontari e semplici cittadini,che a proprie spese, ed a proprio rischio, portano gli aiuti nelle zone colpite dal conflitto. Ognuno di noi può fare la propria parte, anche piccola, per alleviare le sofferenze di un popolo straziato. Ho ricevuto queste notizie di presentazione di “Il cuore in Siria” dalla collega Paola Francia, cofondatrice del progetto, ed ho ritenuto, giornalisticamente e non, di dare il mio modesto contributo di diffusione a questa generosissima ed evoluta aggregazione. Mi annota Paola che anche un biberon, un peluche è prezioso se può strappare un sorriso ad i “nostri” bambini siriani. Sono fiducioso di destare elevata attenzione in chi mi leggerà e spero che non gli manchi modo di contattare “Il cuore in Siria”.
Roberto Cristiano .

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