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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata al palazzo del Comune di Cutro dove presiederà il Consiglio dei ministri che ha all’ordine del giorno, tra l’altro, un decreto legge sui flussi regolari di migranti e il contrasto all’immigrazione irregolare.
LA DIRETTA
Dopo l’incontro tra la premier Giorgia Meloni e il suo omologo olandese Mark Rutte, la leader di Fratelli d’Italia ha parlato di un approccio europeo “pragmatico e concreto” ai vari dossier. A iniziare da quello sui flussi migratori. L’incontro tra i due capi di Governo è stato lungo, “proficuo e cordiale”. I due stati, ha sottolineato, stanno vivendo un momento importanti nei rapporti bilaterali, anche se “non siamo d’accordo su tutto”, in particolare sulle regole di bilancio dell’Unione Europea, con la linea nederlandese decisamente distante dall’euroscetticismo, ormai sempre più di facciata, di Palazzo Chigi.
Giorgia Meloni e Mark Rutte hanno parlato principalmente di flussi migratori, dopo la strage di Cutro, al largo delle cose della Calabria. Un evento che potrebbe presto far cambiare il paradigma di Bruxelles. Come attestato anche dall’intenso scambio epistolare tra la premier italiana e Ursula von der Leyen. Il “cambio di approccio” sul tema della migrazione, ha sottolineato la presidente del Consiglio, avverrà con una visione comune.
Che dovrà però partire dal presupposto che i confini esterni devono essere difesi attraverso la “lotta ai trafficanti di esseri umani” e agli scafisti. Un tema che all’indomani della tragedia è ancora più sentito in Italia, e che chiede una profonda riflessione su come impedire altre morti in mare. La questione migratoria, ha convenuto il premier olandese, richiederà un approccio europeo “efficiente” e provvedimenti urgenti per evitare che altre persone perdano la vita alla ricerca di un futuro migliore.
L’unico motivo di contrasto tra i rappresentanti dei governi di Italia e Paesi Bassi potrebbe però essere un braccio di ferro sui movimenti migratori secondari, e in particolare su quelli che avvengono dalla Penisola al Nord Europa. “Bisogna trovare un equilibrio”, ha sottolineato Mark Rutte a margine dell’incontro a Palazzo Chigi.
‘No, non mi hanno invitato. E’ strano, perché Crotone ha fatto la parte principale in questa tragedia. Uno sgarbo istituzionale, mettiamola in questo modo. Il fatto di non essere stato invitato al Consiglio dei Ministri non mi ha sorpreso’. Lo afferma il sindaco di Crotone Vincenzo Voce che oggi non sarà a Cutro per la programmata riunione del governo dopo il naufragio del barcone di migranti di domenica 26 febbraio sulla spiaggia di Steccato.
Alla riunione del Consiglio dei ministri, invece, ci sono il governatore della Calabria Roberto Occhiuto, il presidente della Provincia di Crotone Sergio Ferrari e il sindaco di Cutro Antonio Ceraso. «Nelle ore in cui si svolgerà il Consiglio dei ministri – fa sapere il sindaco Voce – andrò ad omaggiare la tomba di un ragazzo che avrebbe compiuto domenica 24 anni e che riposerà per sempre nel cimitero di Crotone. Un gesto che sento doveroso e che questo ragazzo avrebbe meritato anche da altri». Per il sindaco Voce «forse Crotone non è nell’agenda politica del Governo ma sicuramente i crotonesi sono entrati nel cuore di tanti connazionali e anche fuori dall’Italia, che ne hanno conosciuto la generosità, il senso di accoglienza, l’umanità».
“Nel consiglio dei ministri convocato per giovedì 9 marzo a Cutro, il centrodestra avrebbe dovuto manifestare, seppur con ritardo estremo rispetto alla tragedia dei migranti, forte senso dello Stato. Avrebbe dovuto, perché nella realtà l’atto ultimo e penoso del governo su questa triste vicenda è il mancato invito, alla riunione del consiglio dei ministri, del sindaco di Crotone Vincenzo Voce, manifestando così mancanza di rispetto delle istituzioni. Il sindaco di Crotone, infatti, secondo quanto si apprende dalla stampa sarebbe l’unica istituzione territoriale coinvolta nella tragedia di Cutro a non essere invitata. Se le circostanze fossero confermate, rappresenterebbero soprattutto una mancanza di rispetto verso la città di Crotone che in questi tremendi giorni ha dato prova di valori profondi. Al sindaco di Crotone va la mia piena vicinanza certo che il deprecabile sgarbo istituzionale non scalfirà il suo operato orientato a tutelare in ogni modo le comunità tristemente colpite da questa tragedia. Un governo che in tali circostanze non invita un sindaco, seppur critico verso l’esecutivo, per ragioni di propaganda non rappresenta lo Stato ma solo una ristrettissima cerchia di propri elettori”, così in una nota Davide Tavernise capogruppo M5S in consiglio regionale.
Nelle intenzioni della leader della destra sarà una riunione «molto operativa», che dovrà dare il via libera a una severa stretta contro i ‘trafficanti di vite umane’, scafisti e organizzazioni criminali. Il decreto è a due facce. Nasce la nuova fattispecie di reato di strage in mare, per punire «molto severamente» chi sfrutta la disperazione dei migranti fino a causarne la morte. E, al tempo stesso, vengono semplificate le procedure per favorire e potenziare l’immigrazione regolare, con l’obiettivo di scoraggiare le partenze illegali e convincere i migranti a mettersi in viaggio attraverso i canali ufficiali.
Accusata dalle opposizioni di aver disertato le rive del naufragio, dove sono morti almeno 72 migranti, Meloni e il suo staff ragionano da giorni su un gesto «dal forte valore simbolico» dopo la bufera politica per il ritardo dei soccorsi. Una foto opportunity che riporti il governo in sintonia con quella parte di opinione pubblica che si è molto commossa vedendo le immagini del disastro e ascoltando le storie di chi non ce l’ha fatta.
A Palazzo Chigi, dove si è lavorato fino a notte per limare il decreto, è forte il timore che la sinistra possa accendere qualche scintilla che inneschi proteste contro la delegazione in arrivo da Roma. Una ragione in più, secondo Meloni, per mostrare al Paese che il governo è compatto e che le tensioni politiche sono alle spalle. Matteo Salvini non ha certo gradito che la regia della questione migranti sia passata a Palazzo Chigi e che il decreto sia stato costruito dalla premier e dal sottosegretario Alfredo Mantovano, depotenziando, se non commissariando, Matteo Piantedosi. E a infastidire i vertici della Lega è stata anche la scelta del Cdm a Cutro, che Meloni avrebbe preso senza consultare gli alleati. Ma fonti di maggioranza assicurano che «non c’è nessuna divergenza».
Il caso Piantedosi però non è chiuso. «Il ministro dell’Interno meno parla e meglio è, ormai è chiaro che va aiutato», sussurrano i meloniani. D’ora in avanti tutte le decisioni, a partire dalla gestione dei soccorsi, dovranno essere condivise con Palazzo Chigi. L’ultimo momento di frizione riguarda la riunione del preconsiglio. Doveva tenersi ieri pomeriggio ed è slittato ad oggi, perché il Viminale avrebbe provato a inserire nel decreto in costruzione alcune norme su respingimenti e stop alla protezione internazionale dei migranti, sgradite a Fratelli d’Italia. Per alleggerire la bozza c’è voluta una riunione tecnica coordinata da Mantovano, il cui ufficio ha fatto da cabina di regia tra Palazzo Chigi, Esteri, Giustizia e Viminale.
Dopo le tensioni l’intesa è stata raggiunta. Nel testo ci sarebbe quella che i leghisti chiamano «norma anti-Sumahoro», cioè controlli più stringenti su chi incassa fondi pubblici per l’accoglienza e la possibilità di commissariare le realtà non trasparenti. Ma il tentativo di Salvini di «infilare» nel provvedimento pezzi dei suoi decreti Sicurezza del 2018 è stato respinto. La linea di Meloni è chiara, se la Lega vuole riproporre il suo giro di vite può farlo in Parlamento. Per la premier quella di oggi è una giornata cruciale. Quel che farà e dirà tra la spiaggia del relitto e delle croci e il municipio di Cutro sarà un messaggio anche all’Europa. L’Italia fa la sua parte, ma non può fronteggiare da sola l’ondata di migranti in arrivo dall’Africa. Il resto tocca a Bruxelles.