Il Cav tentato dal referendum per spiazzare la sinistra

Ancora una volta riesce a vincere l’ennesima battaglia. La cinquantunesima da quando è diventato presidente del consiglio. Ha dimostrato ancora una volta che per ora i numeri sono dalla sua parte. E quindi va avanti. Fino a quando non è dato saperlo. Il Cavaliere, persona fin troppo arguta, sa benissimo che questa potrebbe essere l’ultima volta ad uscire indenne da un voto di fiducia alla Camera dei Deputati. Meglio non ricorrere a questo istituto se non per far cadere il governo con una operazione pilotata dallo stesso premier. I distinguo iniziano a venire alla luce e cedere alle richieste dei vari gruppi e sottogruppi che si annidano nel Pdl diventa, in questo delicato momento politico, un esercizio di difficilissimo equilibrismo anche per una persona come il Cav. Allo stesso tempo tutti i deputati che hanno votato la fiducia sanno che le loro sorti future dipendono dal premier. Lui li ha fatti eleggere e lui può mandarli anzitempo a casa. Quando alcuni esponenti del Pdl parlano di ‘cambio di rotta’ e di ‘nuovo corso’, anche minacciando di volere le elezioni in verità vogliono proprio evitarle perché sanno di rischiare sia la candidatura che l’elezione. Meglio stuzziacarlo per poi scendere a compromessi per garantirsi un posto al sole in qualche palazzo del potere. Ma sbagliano e di grosso a ragionare in questo modo. Berlusconi, se non costretto dalle congiunture economiche internazionali, deciderà lui quando far finire anzitempo la legislatura. E soprattutto deciderà lui con quale sistema elettorale andare alle urne. Il Cav sa che il suo brand non fa più breccia come prima tra gli italiani anche per colpa del porcellum. Il rischio di andare a votare con l’attuale legge elettorale potrebbe portare gli elettori moderati a voti di protesta a favore di partiti delle opposizione e continuare a tenere il Pdl ostaggio di una Lega Nord in obbiettive difficoltà con la base. La mossa, non tanto velata, cui sta pensando il premier, è quella di cavalcare il referendum per ritornare al mattarellum, perché difficilmente questo Parlamento riuscirà a fare una nuova legge elettorale e soprattutto di tipo proporzionale. Con un sistema che re-introduce, anche solo in minima parte le preferenze, è il ragionamento del Cav, il Pdl sa di poter rendere cara la vita al centro sinistra a patto che il candidato premier non sia Berlusconi. E lui non sarà sicuramente il candidato premier del centro destra. Inoltre il mattarellum ridà ai cittadini una mezza illusione di scegliere i propri rappresentanti. In questo modo il Cav sa di potersela giocare contro l’alleanza di sinistra e tentare di agganciare almeno Casini se non tutto il Terzo Polo.  Ma il premier conosce bene anche le difficoltà delle opposizioni. Sono molti, al di là delle dichiarazioni di comodo, gli esponenti delle sinistre che nel chiedere un nuovo sistema elettorale per ridare voce ai cittadini sotto sotto sperano di andare a votare con il porcellum. Bersani ha paura di Vendola. Il leader di Sel toglie al partito democratico giorno dopo giorno sempre più voti e per imbrigliare il governatore della Puglia unica risorsa nelle mani di Bersani è il porcellum. Questo Berlusconi lo sa fin troppo bene e per questo, anche se la sua stella è in declino, sarà lui a dettare i tempi e i modi del suo arrivederci alla politica attiva italiana.

 

Eugenio Bernardo

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