“Enrico Letta e Giorgio Napolitano avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità e minavano le basi della democrazia parlamentare”.
E’ un passaggio della lunga lettera, inviata al direttore di Tempi, che sarà pubblicata nel prossimo numero del settimanale, in cui Silvio Berlusconi spiega i motivi della decisione di “porre un termine al governo Letta”. “Come può essere affidabile – prosegue l’ex premier – chi non riesce a garantire l’agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?”. “Ho scelto la via del ritorno al giudizio del popolo non per i ‘miei guai giudiziari’ ma perché si é nettamente evidenziata la realtà di un governo radicalmente ostile al suo stesso compagno di cosiddette ‘larghe intese’. Anzi, di “un governo che non vuole una forza organizzata di centrodestra in grado di riequilibrarne la sua linea ondivaga e subalterna ai soliti poteri interni e internazionali”, dice il Cavaliere.
Berlusconi sostiene di voler recuperare “quanto di positivo é stato fatto ed elaborato, per esempio in tema di riforme istituzionali, da questo governo che, ripeto, io per primo ho voluto per il bene dell’Italia e che io per primo – avverte – non avrei abbandonato se soltanto ci fosse stato modo di proseguire su una linea di fattiva, di giusta, di leale collaborazione”. Ma spiega anche di non averlo piu’ voluto sostenere “quando Letta ha usato l’aumento dell’Iva come arma di ricatto nei confronti del mio schieramento ho capito che non c’era piu’ margine di trattativa”. “Non solo – aggiunge Berlusconi – quando capisci che l’Italia e’ un Paese dove la libera iniziativa e la libera impresa del cittadino diventano oggetto di aggressione da ogni parte, dal fisco ai magistrati; quando addirittura – afferma – grandi imprenditori vengono ideologicamente e pubblicamente linciati per l’espressione di un libero pensiero, quando persone che dovrebbero incarnare con neutralita’ e prudenza il ruolo di rappresentanti delle istituzioni pretendono di insegnarci come si debba essere uomini e come si debba essere donne, come – incalza – si debbano educare i figli e quale tipo di famiglia devono avere gli italiani, insomma, quando lo Stato si fa padrone illiberale e arrogante mentre – accusa ancora – il governo tace e non ha ne’ la forza ne’ la volonta’ di difendere la liberta’ e le tasche dei suoi cittadini, allora e’ bene che la parola ritorni al nostro unico padrone: il popolo italiano”. “Alla fine, pero’, i settori politicizzati della magistratura sono pervenuti a un’incredibile, ingiusta perche’ infondata, condanna di ultima istanza nei miei confronti”, dice Berlusconi rivendicando la propria linea di ‘responsabilita’ nei confronti del governo. Quanto alle proprie vicende giudiziarie, il leader Pdl aggiunge che “altre manovre persecutrici procedono in ogni parte d’Italia”.
(Agi)