Il caso Raggi e il pessimo giornalismo delle Iene…

Il Movimento 5 stelle mette la parola fine alla polemica sollevata dalle Iene sulle presunte firme false raccolte per il sindaco Virginia Raggi e dichiara: ‘Mettetevi l’anima in pace, la Raggi è legittimamente sindaco di Roma dopo essere stata votata da più di due terzi degli elettori’. Aggiungendo: ‘Tutte le firme raccolte per la presentazione della lista sono autentiche e autenticate’.

 Il servizio delle Iene in pillole

Dopo il servizio delle Iene seguito alla denuncia della Lista Marchini, la stessa Raggi aveva detto: ‘Se ho letto della presunta irregolarità delle firme per la mia candidatura? Sì, lo abbiamo letto. Faremo le verifiche necessarie ma non mi risultano irregolarità.

La bufera si era scatenata con la trasmissione della puntata di domenica 26 marzo su Italia 1, a ‘Le Iene Show’, con il servizio di Filippo Roma dal titolo ‘Un falso nella candidatura del sindaco Raggi?’ in cui si parla della raccolta firme per la candidatura di Virginia Raggi a sindaca di Roma.

Il caso è stato sollevato da Alessandro Onorato, consigliere comunale per la Lista Marchini, che ha riscontrato un’incongruenza: ‘Chi ha presentato la candidatura a sindaco di Roma di Virginia Raggi e del M5S e le firme dei cittadini utili a presentare questa candidatura è un chiaroveggente. O sono dei veggenti o c’è un falso. Nell’atto principale risulta che il 20 aprile 2016 dichiarano di aver raccolto 1.352 firme di cittadini. Peccato, però, che hanno raccolto le firme tre giorni dopo’, spiega lo stesso Onorato. Anche un tweet della stessa Raggi dice che la raccolta è stata il 23 aprile. Non da ultimo il consigliere della Lista Marchini aggiunge che risultano per il 23 aprile dieci certificatori per venti banchetti di raccolta disseminati in tutta la città. ‘Ma possono dieci cancellieri coprire venti banchetti sparsi in venti zone di Roma?’, si domanda Onorato.

La iena Filippo Roma va a chiedere spiegazioni a Alessandro Canali e Paolo Morricone, legali del M5S e delegati della lista di presentazione delle candidature, che affermano: ‘Se è l’atto principale lo devo aprire prima della raccolta, non lo posso aprire dopo. Questo lo prevede la legge’. Interpellato, l’esperto di diritto amministrativo Bruno Santamaria, smentisce la risposta dei legali del M5S: ‘Mi spiace smentire l’avvocato Canali ma la legge non prevede assolutamente questo. Certamente al 20 di aprile l’atto principale attestava un falso’.

Alla fine del servizio Filippo Roma ascolta Virginia Raggi che è in settimana bianca sulle Dolomiti. La sindaca ribadisce che tutto va chiesto al delegato di lista e ripete che lei non ne sa niente.

Discostiamoci per un attimo da una valutazione politica dell’operato della sindaca di Roma, perchè non si parla dell’adeguatezza,  o  inadeguatezza, di Virginia Raggi,  ma vogliamo semplicemente  sottolineare il   far ricorso a cavilli  che nulla hanno a che vedere con la dinamica politica che si basa sul confronto e sulla capacità di sviluppare una capacità  culturale e politica. Questo  in virtù di una proposta convincente che possa sfociare sulla raccolta del consenso.

Di vero e autentico in questa vicenda c’è solo  che la Raggi ha ottenuto al ballottaggio il voto della stragrande maggioranza dei romani. Chi è stato sconfitto prima di dedicarsi alla ricerca dell’inganno dovrebbe provare a capire perchè non ha ottenuto il consenso sufficiente per raggiungere l’ufficio più ambito del Campidoglio.

Ma rivolgersi,  come ha fatto un consigliere della Lista Marchini, alle ‘Iene’ per segnalare un problema di date sulla raccolta di firme per la candidatura,  peraltro tutte vere,  appare non solo inutile ma anche piuttosto inopportuno dal punto di vista dell’azione politica. Ci sono mille motivi per spiegare ai cittadini perché,  e per come,  le cose a Roma continuano a non funzionare a dieci mesi dall’avvento dei pentastellati.

Se oggi la politica attira così poco le persone normali, il motivo è da ricercare anche nel fatto che tutto sembra a volte esaurirsi in scontri legali o accordi notarili, vedi il caso  Marino.

E come postulato da teorema non possiamo non soffermarci sul pessimo giornalismo fatto dalle ‘Iene’ che inviano, in modo inopportuno, Filippo Roma, ben contento di andarci, sulle Alpi per chiedere ‘spiegazioni e commenti’ alla Raggi. E’ giornalismo questo? E’ questo il modo corretto di farlo, parlando da un punto di vista deontologico della professione?.

E’ questo il modo di fare tv che meritiamo? Un tv senza contenuti che bada esclusivamente a fare audience? Meritiamo di assistere alla presenza del farmacista-dietologo sempre presente dalla d’Urso  con i suoi modi modi, ed i suoi contenuti , inconsistenti ed offensivi. Forse sarebbe opportuno risvegliarsi da questo sonno della ragione. Diversamente i primi ‘mostri’ saremo noi.

Idem con patate per il servizio sui tassisti che rilasciano ricevute  che attestano di  aver effettuato un percorso. Le ricevute rilasciate   non hanno alcun valore, fiscale o legale,  e pertanto, a detta la iena inviata, i tassisti lavorano in ‘nero’. Un’accusa, sia detto chiaro, non provata. Una ‘accusatio manifesta’, o meglio, una accusa immotivata perchè non comprovata.  Servizio andato in onda a valle della protesta, attraverso uno sciopero, contro Ncc e società consimili che si occupano di noleggio auto con conducente. La iena inviata sollevava il problema inconsapevole, o peggio consapevole,  che spesso ci capita di prendere un taxi per raggiungere un cliente o un luogo di lavoro. I lavoratori dipendenti, se autorizzati dalla propria azienda, possono portare come giustificativo in nota spese la ricevuta rilasciata dal tassista a fine corsa. Solitamente questa ricevuta riporta l’orario in cui si è preso il taxi, il percorso fatto (partenza e arrivo) e il prezzo della corsa. Questa ricevuta non ha valore dal punto di vista fiscale, se non quello di attestare il percorso fatto ed il prezzo. Infatti i tassisti in base all’articolo 2, lettera 1, DPR 696/96, non sono soggetti all’obbligo di emissione di scontrino fiscale, né di ricevuta fiscale.

Extrema ratio, occorre che il cliente richieda una fattura al tassista. Infatti, seppure non tenuto a farlo di sua spontanea volontà, il tassista è obbligato per legge ad emettere fattura se questa gli viene richiesta dal cliente prima della ultimazione della prestazione. Il tassista, può anche emettere fattura in un secondo momento, recapitando la fattura presso la sede del cliente entro 24 ore dalla prestazione. Il tassista che rifiutasse l’emissione della fattura a richiesta del cliente è punibile con sanzione amministrativa.

Cosa che capitava fino al 1990 per le ricevute rilasciate dai parcheggi. Dal 1991 in poi sussiste l’obbligo di rilasciare ricevuta fiscale o fattura per le prestazioni relative ai parcheggi auto.  Tant’è. E’ corretto, dal vostro punto di vista, che una iena inviata assuma un comportamento offensivo e fortemente provocatorio. A mio avviso, no! Parliamo solo di un vergognoso esempio di fare informazione.
Dire altro non avrebbe alcun senso…
Roberto Cristiano

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