5 marzo, data fissata per l’incontro a Palazzo Chigi tra la premier e Cesare Parodi, presidente dell’Anm. Magistratura democratica all’attacco di Parodi per aver chiesto l’incontro

Magistrati in fermento, correnti impazzite e toghe militanti sulle barricate contro il neopresidente dell’Anm, Cesare Parodi. Si annunciano giornate molto complicate   per il successore di Santalucia alla guida dell’Associazione nazionale magistrati. Sul procuratore aggiunto a Torino si è scatenato a tempi di record il plotone d’esecuzione dei giudici per aver osato pronunciare la parola dialogo con Palazzo Chigi. È bastato l’annuncio di una timida apertura al governo, la richiesta di un incontro con il proposito di interrompere la guerriglia delle ultime settimane, prontamente accolto dalla premier Giorgia Meloni, per vedere mezzo sindacato, dietro le toghe di Magistratura democratica, partire all’attacco del magistrato.  Trattasi della richiesta di un incontro, non di una resa incondizionata all’odiata riforma Nordio. Nessun contrordine visto che Parodi si è precipitato a confermare lo sciopero del 27 febbraio. Ma non basta. Vorrebbero che Parodi cambiasse subito marcia, che si rimangiasse tutto.

Il 5 marzo, alle 15.30, a Palazzo Chigi ci sarà l’incontro tra la premier e il presidente dell’Anm, Cesare Parodi. Sono le coordinate dell’incontro che sarebbe stato fissato tra il premier Giorgia Meloni e l’Anm, quell’Associazione nazionale magistrati sul piede di guerra per la riforma della Giustizia.

All’appuntamento mancano ancora i crismi dell’ufficialità: per ora è un’indiscrezione, sebbene trapelata da fonti informate. Si tratta comunque di un incontro che era atteso: in occasione della sua elezione a presidente dell’Anm, lo scorso sabato, Cesare Parodi aveva auspicato un incontro il più ravvicinato possibile con il governo. Richiesta alla quale il premier aveva risposto immediatamente, contestualmente agli auguri di buon lavoro inviati al magistrato per il nuovo incarico.
Lo scambio di messaggio a distanza tra Parodi e il premier

«Ritengo indispensabile chiedere in tempi strettissimi un incontro con il governo. Siamo un potere dello Stato, cittadini che stanno portando avanti una battaglia e credo sia legittima la nostra richiesta», erano state le parole di Parodi. «Accolgo con favore la richiesta di un incontro col governo che il presidente Parodi ha già avanzato e auspico che, da subito, si possa riprendere un sano confronto sui principali temi che riguardano l’amministrazione della Giustizia nella nostra Nazione, nel rispetto dell’autonomia della politica e della magistratura», aveva fatto sapere la premier.

Nonostante la richiesta di incontro l’Anm ha confermato lo sciopero indetto per il 27 febbraio ed è già iniziato il tiro al bersaglio contro Parodi, a quanto pare considerato troppo morbido. Lo stesso neo presidente dell’Anm, dopo essere inizialmente apparso propenso al dialogo, avrebbe dovuto fare – secondo quanto trapelato – una specie di autodafé, con tanto di dichiarazione di totale ostilità alla riforma, per rassicurare gli animi dei colleghi in subbuglio.

Così il procuratore aggiunto a Torino, colpevole di non avere il profilo dell’estremista, ha scritto ai colleghi per spiegare che lui no, non è amico della Meloni, e rassicurarli che la riforma è da gettare nella pattumiera. “So perfettamente che molti di voi – si legge nell’epistola che circola nelle chat di Anm riportate da Liberoquotidiano  – nutrono dubbi sul mio operato e ancora di più sulle mie intenzioni. Sono qui per metterci la faccia, con chiarezza assoluta”. Poi lo sfogo disarmante. “Aiutatemi. Non dormo la notte – e non in senso metaforico – per una diversa e unica ragione: il timore concreto, costante di non riuscire a rappresentare tutti Voi. Siamo diretti verso un’unica meta. La riforma è globalmente non accettabile”. Basterà? Parodi specifica di essere “da sempre ontologicamente contrario a questa riforma e ancora di più all’assoggettamento del pm al potere esecutivo. L’ho dichiarato da anni anche in dibattiti pubblici ai quali hanno chiesto politici ai quali posso chiedere di confermarlo. Ne sono orgoglioso e oggi più che mai non ho cambiato idea”. In chat c’è chi si  schiera con il suo coraggio (“vai avanti siamo con te”) e chi dissente sulla scia delle critiche velenose di alcuni togati di Md che fiutano aria di accordo segreto con la premier.

Sullo sciopero dei magistrati è intervenuto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, raccontando anche un aneddoto dalla sua missione in Turchia. «Parlando con il mio omologo, il ministro di Giustizia turco, quando ho detto che probabilmente i magistrati italiani faranno uno sciopero, lui è rimasto sorpreso e mi ha domandato “ma è legale?”. Se i magistrati vogliono fare lo sciopero che lo facciano, ma quello che è certo e che, senza alcun dubbio, noi andremo avanti perché è un nostro impegno verso gli elettori», ha detto il Guardasigilli, intervenendo in videocollegamento alla Giornata dell’orgoglio dell’appartenenza degli avvocati a Palermo.

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