«Il 21 giugno il Parlamento, anche se qualcuno non voleva si esprimesse, deve esprimersi. Perché quando ci sono le comunicazioni del presidente del Consiglio il Parlamento, per consuetudine, è doveroso che si esprima. Finalmente, direi», dice il leader del M5s, in collegamento da Genova con la trasmissione di La7 Tagadà. «Non dobbiamo preoccuparci, c’è tantissima attenzione su questo ma credo che sia segno di una vitale democrazia che un Parlamento si esprima. Preoccupiamoci dei regimi autocratici».
Poi alza l’asticella. Il 21 giugno, in occasione delle comunicazioni del premier Draghi, sottolinea ancora Conte, «per forza ci sarà la risoluzione e noi daremo un contributo per mettere nero su bianco la nostra posizione. La risoluzione deve essere di maggioranza. Dall’inizio abbiamo notato molta agitazione, ora vediamo che un po’ tutti si sono spostati sulla nostra linea di ragionevolezza. Abbiamo buone ragioni per credere che sarà una risoluzione di maggioranza ampiamente votata». Chiaramente, come ha già detto anche ieri, è quella che «non dobbiamo favorire una escalation militare».
«La nostra posizione – aggiunge ancora parlando a Tagadà – è chiara e confidiamo che gli altri votino la nostra risoluzione», ha proseguito Conte. «A noi interessa dare al governo italiano un indirizzo politico e condividerlo con tutto il Parlamento». «La ragionevolezza impone il massimo impegno dell’Italia per una svolta che porti a una soluzione politica. Su questo dobbiamo essere tutti chiari», rimarcato il presidente del M5S.
«Quando mai ci avete sentito mettere in dubbio la nostra collocazione euro-atlantica? La trovo anche offensiva una domanda del genere… Una volta acclarato questo, non si può più discutere? Siamo tra alleati, possiamo contribuire a definire un indirizzo per quanto riguarda le strategie o le subiamo passivamente?».