Il 10 aprile, Teatro Nuovo di Napoli in scena ‘Incognito’ di Nick Payne

Mercoledì 10 aprile 2019, Teatro Nuovo di Napoli

Incognito di Nick Payne

Un tortuoso viaggio nei meandri della mente che, attraverso tre storie interconnesse fra loro, indaga il più affascinante e sconosciuto organo umano

Il nostro cervello lavora costantemente, in maniera estenuante e senza sosta per trasmetterci l’illusione che tutto sia sotto controllo, ma non è così, perché è una macchina narrativa davvero brava a fregarci. Da questa riflessione muove Incognito di Nick Payne, che, dopo il debutto nazionale al Teatro La Cometa di Roma, sarà sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli, mercoledì 10 aprile 2019 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 14), nella traduzione e la regia di Andrea Trovato.

Presentato da Gli Ipocriti Melina Balsamo e Carmentalia, l’allestimento pone al centro della narrazione una domanda universale: cos’è la mente umana?

Infatti, protagonista assoluto di Incognito è, il cervello, l’organo i cui misteriosi meccanismi sono ancora oggetto di studio della scienza, e che ci permette di conservare dati e ricordi, di condizionare le nostre scelte e, in qualche modo, di modificare il corso della nostra vita plasmando senza soluzione di continuità il nostro carattere e l’identità personale.

I quattro attori sul palcoscenico rappresentano la materia grigia di un racconto che si sviluppa su più piani temporali, e interpretano ventuno personaggi, che, nel magma di eventi cronologicamente scomposti, ruotano introno a tre piste narrative principali.

La prima è quella del dottor Thomas Harvey, interpretato da Andrea Trovato, che nel 1955 trafugò ingenuamente il cervello di Albert Einstein durante l’autopsia per poterlo dissezionare e venire a capo di una possibile mappa della sua genialità.

La seconda appartiene a Henry Molaison, meglio noto in letteratura medica come “paziente HM”, l’essere umano più studiato dalla neuroscienza, che nel 1953 si sottopose a un delicatissimo e sfortunato intervento chirurgico al cervello per curare la sua epilessia.

Il risultato fu perdere la memoria a lungo termine, eccetto ricordare fino all’ultimo giorno di vita l’amore per la fidanzata Margaret, personaggi interpretati da Giulio Forges Davanzati e Dèsireè Giorgetti.

La terza linea, ambientata nel presente, fa capo a una neuropsicologa clinica di nome Martha, cui presta il volto Anna Cianca, tormentata da un dissidio interiore che la conduce verso un dilemma irrisolvibile: cercare disperatamente di dimenticare un passato troppo pesante da sostenere o godere le opportunità di una situazione amnesica come i suoi pazienti?

Tre storie intrecciate che esaminano la natura dell’identità e come siamo definiti da ciò che ricordiamo, e che accompagnano Incognito in un’esplorazione esilarante di ciò che significa essere umani.

L’allestimento si avvale della scena a cura di Luigi Ferrigno, i costumi di Tiziana Massaro, le luci di Pietro Sperduti, le musiche di Fabio Antonelli.

Incognito di Nick Payne

Mercoledì 10>domenica 14 aprile 2019 @ Teatro Nuovo Napoli

Inizio spettacoli ore 21.00 (mercoledì, giovedì), ore 18.30 (venerdì e domenica), ore 19.00 (sabato)

Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it

Da mercoledì 10 a domenica 14 aprile 2019

Napoli, Teatro Nuovo

Gli Ipocriti Melina Balsamo e Carmentalia

presentano

Incognito

di Nick Payne

traduzione Andrea Trovato

con

Andrea Trovato, Anna Cianca, Giulio Forges Davanzati, Desirée Giorgetti

 

scena Luigi Ferrigno, costumi Tiziana Massaro

luci Pietro Sperduti, musiche Fabio Antonelli

assistente alla regia Marcello Paesano

 

regia Andrea Trovato

 

Quattro attori interpretano ventuno personaggi che si alternano in avanti e indietro nel tempo e ruotano attorno a tre storie principali e interconnesse fra loro. Due di queste storie sono basate su avvenimenti realmente accaduti: il primo caso riguarda Thomas Stoltz Harvey, che nel 1955 eseguì l’autopsia su Albert Einstein e, all’insaputa di familiari ed eredi, pensò bene di rubare il cervello del Professore al fine di sezionarlo e studiarlo nell’ingenua speranza di giungere a grandi scoperte sulla mente umana.

L’altro caso riguarda Henry Molaison al quale, nel 1953, per curare le sue crisi epilettiche fu rimossa una parte del cervello ma, in seguito all’intervento, subì la perdita cronica della memoria a lungo termine, ossia non fu più capace, da quel momento in poi, di memorizzare qualsiasi cosa per più di pochi minuti, “condannato” così a vivere un eterno presente e rimanendo cosciente soltanto del suo amore per la moglie, un amore che lo tenne fievolmente ancorato alla realtà fino alla sua morte avvenuta nel 2008.

Conosciuto in ambiti scientifici come il paziente HM, è stato l’essere umano più studiato dalla neuroscienza.

La terza storia, ambientata ai giorni nostri, riguarda Martha, una neuropsicologa che, al contrario di Harvey che vuole trovare chissà cosa sezionando il cervello di Einstein con un bisturi, si interroga invece su chi sia più fortunato: noi, cosiddetti “normali” che non riusciamo a dimenticare certe cose anche se lo volessimo, oppure i suoi pazienti affetti da amnesia che non riescono a memorizzare, dimenticando così anche dolori, rancori e ferite?

Al centro del testo rimane un quesito: è vero che noi siamo solo il risultato delle nostre esperienze, degli incontri che abbiamo fatto, degli amori che abbiamo vissuto, delle persone che abbiamo perduto? E se la nostra mente non fosse capace di ricordare: esattamente, cosa resterebbe di noi?

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