Al ministero dell’Economia la meritocrazia si traduce per i grand commis in premi di risultato distribuiti a pioggia e uguali per tutti o quasi. Di sicuro, tutti i dirigenti di seconda fascia hanno la stessa retribuzione di risultato. Ma quel che sorprende è che anche tutti e quattro i capi dipartimento abbiano lo stesso stipendio da 240 mila euro tondi. Mentre i dirigenti generali si portano a casa anche loro compensi legati alle performance sostanzialmente della stessa entità a parità di livello.

I circa 520 dirigenti di seconda fascia si posizionano su tre classi di stipendi lordi annui, tra i 72.873, gli 87.520 e i 93.807. Ma quel che emerge in maniera plateale è che tutti e 520 ottengono un premio di risultato di 8.361,93 euro. Uguale fino all’ultimo centesimo.

 I circa 53 dirigenti generali, invece, oscillano tra i 155 mila euro circa e i 190 mila euro l’anno, ma anche per questa categoria i premi di risultato appaiono allineati e tutti uguali secondo tre livelli: a quota 17.081,88, a quota 23.367,95 e a quota 29.654,02 euro.

In testa alla classifica della categoria, in ogni caso, Ines Russo con 196 mila euro, seguita da Maria Laura Prislei, a 191 mila, Pier Paolo Italia, Carmine Di Nuzzo, Valeria Vaccaro e Gianfranco Tanzi, a 188 mila. E ancora: Roco Aprile, Salvatore Bilardo, Alessandra Dal Verme a 187 mila. A 10 mila euro in meno troviamo anche l’ex ministro Fabrizio Barca, rientrato come dirigente generale. Certo è che anche in questo ambito siamo sotto di 50 mila euro rispetto ai pari grado dell’Inps.

Ma veniamo ai capi dipartimento del Mef. Parliamo, in sostanza, del Direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via, del Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, del Direttore generale delle Finanze, Fabrizia La Pecorella e del Capo del Dipartimento dell’Organizzazione e del personale, Luigi Ferarra. Ebbene, tutti e quattro guadagnano la cifra di 240 mila euro l’anno, esattamente pari al tetto massimo introdotto per tutti i manager pubblici nel 2014.