I Cinque Stelle tra partiti ‘traditori’ e governo di tregua

‘Io spero che non ci sia opposizione, e che si vada al voto il prima possibile. Se metteranno il presidente Mattarella in condizione di individuare questo governo di tregua, gli altri partiti saranno stati i traditori del popolo’,  ha detto Luigi Di Maio, leader di M5S, conversando con i cronisti in Transatlantico:  ‘Al voto il prima possibile. Anche il 24 giugno. Abbiamo studiato che si può fare’.

Il ‘governo di tregua’ è un concetto che viene sviluppato all’occorrenza  da analisti di lungo corso ma viene  declinato in modi e tempi leggermente diversi.

Fallite le mediazioni di Casellati e Fico, e registrata la contrarietà di Mattarella tanto a un immediato ritorno alle urne,  quanto a un conferimento dell’incarico a Salvini per un governo di minoranza, non resterebbe che una sola opzione che vede in campo il Presidente della Repubblica, preoccupato dall’incombere di impegni presi in sede europea e dall’assenza di una legge elettorale che garantisca la governabilità. Spiega ‘Il Sole 24 Ore’: ‘Quello che alcuni preferiscono definire anche un Governo di ‘tregua’ potrebbe essere guidato da una personalità terza, fuori dalla politica, capace di coagulare largo consenso con obiettivi minimi ma sufficienti per non svegliare speculazioni finanziarie sull’Italia. È evidente che questo esecutivo dovrà varare la manovra, evitando che scattino le clausole di salvaguardia che prevedono l’aumento automatico dell’Iva. E potrebbe ‘forse’ varare una nuova legge elettorale’.

Il problema sorge nel momento in cui si cerca di circoscrivere l’orizzonte temporale entro cui muoversi.  Chi lo guiderebbe, prima di tutto?.  E quali sono le caratteristiche che rendono così urgente un intervento diretto del Quirinale?

Mattarella ne vorrà ragionare con i vari protagonisti. Si preannuncia un terzo giro di consultazioni, finalizzato a sondare l’accoglienza che riceverebbe in Parlamento un esecutivo guidato dal presidente del Senato, o della Camera, o da qualche altra figura semi-istituzionale, a dire il vero,   tutte improbabili, con un orizzonte temporale molto limitato: il governo di tregua durerebbe al massimo fino a dicembre, per poi tornare alle urne nella primavera 2019. Un tempo comunque sufficiente per non lasciare la sedia vuota al Consiglio europeo di fine giugno, dove l’ultima tegola per l’Italia è che si parla di tagliare del 5 per cento i nostri fondi agricoli e del 7 quelli ‘di coesione’ per il Mezzogiorno. Un governo di qui a fine anno permetterebbe inoltre di varare la legge finanziaria, scongiurando l’aumento stratosferico dell’Iva al 25 per cento conseguente all’eventuale esercizio provvisorio 2019. Non è da escludere, come detto,  che possa essere affrontato il tema della nuova legge elettorale.

Una operazione gestita direttamente da Mattarella, che farebbe appello al senso di responsabilità degli altri partiti. Il problema, nel caso,  sarà convincere Salvini, che si è sempre detto indisponibile ad appoggiare un governo tecnico o anche solo un esecutivo ‘insieme’ al PD. Ostacoli che potrebbero essere superati solo se il leader leghista avesse  la poltrona del Viminale per se e l’indicazione di un nome per Palazzo Chigi. Ovviamente si parla in linea esclusivamente teorica,  ma fortemente probabile.

Si parla  di dar vita a un governo comunque debole, la cui attività sarebbe soggetta ai capricci delle varie forze politiche, costretto a un uso sistematico della questione di fiducia, potendo contare su nient’altro che la volontà di autoconservazione in Parlamento dei neoeletti.

La sovraesposizione di Mattarella, inoltre, non farebbe altro che polarizzare ulteriormente il quadro politico, dando al Movimento 5 Stelle la patente di ‘unica opposizione nel Parlamento e nel Paese’ aprendogli la strada verso il 51%. Vicenda altamente rischiosa.

E’ intervenuto a Radio Anch’Io pure il capogruppo al Senato del 5Stelle Danilo Toninelli: ‘Questi governi tecnici, di tregua, di transizione, del presidente sono fatti per tirare a campare, preferisco andare a votare. Se è un governo tanto per fare e tirare a campare con dentro Renzi e Berlusconi non so cosa direbbero i cittadini fuori. Non permetteremo di continuare a distruggere il Paese’. No a Mattarella e voto subito?, chiede Giorgio Zanchini. ‘Esatto’, risponde Toninelli: ‘Bisogna andare a votare adesso per non protrarre la crisi del Paese e per avere un governo che faccia le cose, non la legge elettorale e le riforme istituzionali. Salvini ha fatto il ‘Porcellum, Renzi è stato già bocciato clamorosamente al referendum istituzionale. E’ un ballottaggio tra noi e non so chi altro e  dateci la possibilità di andare a governare’.

Antonella Di Pietro

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