I Cinque Stelle tra Atlantia e auto blu

I Benetton non sono i padroni di Atlantia e quindi della controllata Autostrade per l’Italia. Se non si mette a fuoco questo dato di fatto non si capisce il pasticcio intricato che i Cinquestelle hanno imposto al governo e che il Partito democratico ha subìto. Infatti per “punire” i Benetton nel nome di una giustizia spiccia prima della giustizia vera, quella dei tribunali, per non pagargli un euro ma sottrargli Autostrade, tutte le soluzioni architettate dal governo Conte e dal M5S puniscono anche e soprattutto gli azionisti di Atlantia che sono in possesso del 69,75% delle azioni, i veri “padroni” di Atlantia.

Questi, ovviamente e giustamente, si ribellano, si oppongono e hanno ottime ragioni e strumenti giuridici e di mercato per farlo. Una opposizione dietro la quale i Benetton si schierano, collocandosi tatticamente e silenziosamente dietro la giusta resistenza alle dissennate mosse del governo Conte e dei Cinquestelle messe in atto dalla maggioranza degli azionisti di Atlantia.

La verità infatti è che i Benetton controllano Atlantia e quindi Autostrade per l’Italia con solo il 30,25% delle azioni in loro possesso.  Del restante, il 45,46% è flottante, è sul mercato, di cui solo il 19,9% è di azionisti italiani, il 23,9% è in mano ad azionisti americani e il 20,4% è in mano ad azionisti inglesi. Il secondo azionista di Atlantia con l’8,14% è GIC Prt. Limited, fondo sovrano del governo di Singapore, il terzo azionista con il 5,12% è Blackrock Inc, il quarto azionista con il 5,01% è l’inglese HSBC, il quinto azionista è la Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino.

Dunque, una platea articolata, alla difesa dei cui interessi deve far riferimento per legge, salvo pagare un grave prezzo in termini legali e addirittura penali il Consiglio di Amministrazione di Atlantia. Cda che quindi non può in nessun caso accettare la “geniale” architettura del governo Conte, ispirata dai Cinquestelle, di espropriare i Benetton attraverso un aumento di capitale di Atlantia sottoscritto unicamente da Cassa Depositi e Prestiti. Se così si facesse, i Benetton sarebbero sicuramente “puniti” ma con loro sarebbero ancora più puniti gli azionisti al 69,75% che di colpo si troverebbero defraudati di circa il 50% del valore delle loro azioni. Come si vede, la logica grillina si basa sul principio del «colpisci uno per educarne cento», accompagnata da una rozza, ma rivendicata, ignoranza dei meccanismi di mercato.

Il fatto grave è che questa linea, per così dire, di pensiero, è stata maldestramente fatta propria dalla ministra del Pd Paola De Micheli che il 2 settembre ha inviato ad Atlantia una lettera formale con la quale ha minacciato di avviare le procedure di revoca della Concessione ad Autostrade nel caso il Cda non avesse accettato l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti tramite un aumento di capitale. «È un esproprio», ha denunciato giustamente il vertice di Atlantia e sicuramente quella lettera sarà un grave elemento di prova a favore dei soci di Atlantia e contro il governo italiano nelle probabili cause legali che arriveranno sino alla Corte di Giustizia europea. Un ennesimo autogol.

Per quanto riguarda la logica comportamentale ispiratrice dei pentastellati è radicalmente cambiata nel corso degli anni, in particolar modo pe quel che riguarda la loro esperienza di governo. Dagli autobus alle auto blu il passo è stato breve. E i grillini alla comodità si sono abituati benissimo. È successo anche ieri sera, lunedì 28 settembre, quando Vito Crimi ha riunito i suoi in un agriturismo alle porte di Roma. “Questo è un luogo simbolico, in mezzo alla natura. È un ritorno alla natura e alle nostre origini”. Sarà, ma i mezzi pubblici con cui nel 2013 i neo parlamentari grillini raggiunsero Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, sempre a una riunione, sembrano essere stati sostituiti in fretta con quelle che ora il Movimento preferisce chiamare “auto di servizio”, immortalate da Dagospia.

Addio anche agli abiti casual, i Cinque Stelle ora si mostrano solo incravattati. D’altronde oggi sono loro al potere e i temi da discutere sono quelli relativi al governo: da Giuseppe Conte, agli Stati Nella bella reunion romana ci sono proprio tutti, Luigi Di Maio, Sergio Costa, Federico D’Incà, Vincenzo Spadafora, Paola Pisano; i viceministri Laura Castelli, Stefano Buffagni, Pierpaolo Sileri, Emanuela Del Re e tutti i sottosegretari. Partecipano anche i capigruppo di Senato e Camera Gianluca Perilli e Davide Crippa. I ministri Lucia Azzolina e Nunzia Catalfo si collegano in videochiamata. Insomma, non manca proprio nessuno al conclave grillino a base di risotto e arista.

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