Hillary Clinton, prima uscita dopo la sconfitta

Prima uscita pubblica per Hillary Clinton dopo la sconfitta contro Trump. Lo ammetto,  ha detto l’ex First Lady durante un discorso ieri sera a Washington in occasione della serata di gala annuale organizzata dal Children’s Defense Fund: ‘Venire qui stasera per me non e’ stata la cosa più facile. So che molti di voi sono profondamente delusi dai risultati delle elezioni. Lo sono anche io, più di quanto potrò mai esprimerlo e ci sono stati dei momenti nella scorsa settimana in cui l’unica cosa che volevo fare era rannicchiarmi con un libro,  e con i nostri cani, e non uscire più di casa’. La Clinton ha voluto comunque spronare se stessa e i suoi sostenitori a continuare l’impegno politico: ‘So che non è facile, so che nell’ultima settimana molti si sono chiesti se l’America sia il Paese che noi pensavamo che fosse, ma per favore ascoltatemi: per l’America, per i nostri figli vale la pena credere nel nostro Paese, combattere per i nostri valori e mai, mai rinunciarvi’. Durante il suo discorso, andato avanti per una ventina di minuti, dinanzi a una platea attenta che la ascoltava con aria adorante,  e dava segni di approvazione quando lei rilevava il suo sconcerto, ha criticato solo in un passaggio,  e in maniera non diretta il presidente eletto, Donald Trump, ricordando l’incontro con una ragazzina del Nevada che era scoppiata a piangere perche’ teme che i suoi genitori siano espulsi dal Paese: ‘Nessun bambino dovrebbe vivere con una paura come questa. Nessun bambino dovrebbe avere paura di andare a scuola perché è ‘latino’ o afroamericano o musulmano o perché ha una disabilità’. Intanto a New York il premier Shinzo Abe incontrerà Donald Trump. E’ il primo leader straniero a vedersi con il presidente eletto. Cercherà rassicurazioni sull’impegno degli Stati Uniti nei confronti del suo Paese. In Giappone vi è grande preoccupazione per le affermazioni di Trump che durante la campagna elettorale ha detto che Tokio e Seul devono pagare di più per mantenere le truppe americane dispiegate sul loro territorio,  e sviluppare un proprio arsenale nucleare. Senza contare la sua opposizione all’accordo di libero scambio, Tpp, firmato da Obama con gli altri Paesi dell’Asia Pacifico. Dalla fine della seconda guerra mondiale, la presenza militare americana in Giappone è sempre stata ingente,  ed attualmente ammonta a 47.000 uomini: un deterrente contro le ambizioni espansionistiche di Cina e della Corea del Nord. La pace e la stabilità nella regione dell’Asia e del Pacifico, che è il centro della crescita economica mondiale, rappresenta una fonte di forza per gli Usa. La forte alleanza Usa-Giappone è indispensabile per sostenere la pace e la stabilità nella regione.  Il Giappone spende circa 1,5 miliardi di dollari all’anno per supportare le truppe americane ospitate: una cifra che il ministro degli esteri di Tokyo, Tomomi Inada, ha defininto ‘appropriata’,  mentre Trump ha sottolineato la necessità di un maggior impegno economico. Il presidente eletto ha ripetutamente dichiarato di voler porre al primo posto gli interessi americani, anche mettendo in discussione l’impegno nei confronti degli alleati Nato. ‘Dobbiamo essere consapevoli del fatto che gli Usa dedicheranno meno attenzione all’Asia e durante il periodo di transizione la Cina potrebbe fare nuove mosse. Il governo giapponese deve essere preparato ad una simile situazione’,  ha ammonito il principale giornale finanziario nipponico, il Nikkei Shimbun.

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