‘Heretico – Dopo questo apparente nulla’, de Leviedelfool al Teatro India di Roma

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Barbara Lalle e Roberto Staglianò, la recensione su:

 

‘Heretico –  Dopo questo apparente nulla’

 

La compagnia Leviedelfool, fino ad oggi, 8 novembre, porta in scena al teatro India di Roma ‘Heretico’, prodotto da Orizzonti Festival: sette capitoli con altrettante tracce musicali, un autore-regista-attore Simone Perinelli, quattro interpreti e una decina di personaggi. ‘Il contrario di fede è ragione. Il contrario di ragione è torto’. Questo lavoro teatrale si potrebbe definire un manifesto irriverente e sarcastico contro il ‘buio della fede’ e a favore del ‘sole della conoscenza’.

‘Nel 1600 circa senza cannocchiale aveva visto l’infinito, e voi gli avete bruciato gli occhi… Posso essere ancora un po’ incazzato per questo?, Perinelli, come una rock star, urla tra il fumo di scena e le distorsioni di chitarre elettriche, le ricerca dialettica insita in Heretico: mostrare e dimostrare come il sacro, il Cristianesimo come altre religioni, sia qualcosa che è stato confezionato e impacchettato dall’uomo facendo leva sulla paura, il sentimento più antico del mondo, sull’urgenza di conforto, di aldilà, di credere. E tutto ciò porta solo a dividerci e a metterci l’uno contro l’altro perché in fondo ‘le masse sono più facilmente abbagliate da una grande bugia, che da una piccola’ nel sempre attuale ed eterno dividi et impera    Lo spettacolo non ha una struttura definita, ma ci sono sette titoli : 1. Se non lo capisci allora è sacro; 2. La leggerezza nelle gambe; 3. Brucia, pensiero, brucia; 4. Vi do la mia pace; 5. Intanto le nuvole; 6. Le balene e la fine del mondo; 7. Non fare caso all’uomo dietro la tenda.

Sette didascalie per sette quadri con i loro protagonisti. L’adolescente Elisa Capecchi che non vuole commettere peccato, ma finirà col farlo cadendo in tentazione, perdendo il pallone rosso con cui danza e che le sfugge verso l’alto La ballerina Teresa Luce, Perinelli in tutù, che avrebbe voluto più leggerezza nelle gambe. I papa boys, Turconi e Marsicano, che citano la Bibbia in un vortice di distruzione. Irresistibile il passaggio in cui l’attrice in un idioma americano-padano-napoletano-spagnolo attacca le coppie gay difendendo la famiglia tradizionale (io ho amici omosessuali e gli voglio bene come alle persone normali…). Il mussulmano a cui non è permesso togliere il crocifisso perché è ‘cosa nostra’.  C’è il buffone-fool:  ‘Dopo questo apparente nulla, me ne starò in una stanza di un ospedale’, recita il giullare ripercorrendo i suoi ricordi: ‘Il bambino nella foto in corridoio che ride, che poi sarei io lontano nel tempo, il bambino nella foto che ride, a cui vorrei dire scusa: forse da me ti aspettavi di più. Allora è colpa mia, ma se è colpa mia, è anche un po’ colpa…’. C’è la vittima di pedofilia intervistata in studio da un cinico giornalista televisivo e, infine, l’uomo dietro la tenda, con le sembianze di un cardinale.

I sette quadri scorrono come in un film visionario con le luci e la colonna sonora eversiva nel rock acido di Fabio Giommarelli, che ha ideato anche i pochi, essenziali elementi di scena, dove si rappresentano i luoghi comuni, l’ignoranza e la doppiezza della natura umana. Oltre alla Marsicano, gli altri due pezzi fondamentali e virtuosi, sono la danzatrice Elisa Capecchi e Daniele Turconi attore di FrigoProduzioni, in cui gravita anche la Marsicano. Perinelli che entrando ed uscendo fuori sincrono, si aggancia all’azione corale come una scheggia imprevedibile.

Nel complesso è un lavoro forte di alcuni momenti provocatori come la processione della statua con la bravissima Claudia Marsicano nei panni di una madonna eccessiva e surreale  Le riletture delle Sacre Scritture sono piacevolmente eretiche nel loro umorismo. E ci sono monologhi intensi, come quello su Giordano Bruno. ‘L’uomo non ha limiti, e quando se ne renderà conto, sarà libero anche qui, in questo mondo’,  sosteneva il filosofo eretico mandato al rogo da una papessa con un enorme lecca-lecca protagonista di ‘Brucia, pensiero, brucia’. ‘E tu quando ti sposi? A maggio. Che bello…’, così  implora  l’esigenza di futuro Perinelli/Bruno, poco prima di finire consumato sul rogo diventando egli stesso niente altro che fumo  Più che nell’imporre miracoli, favole come dogmi e verità assolute, è nell’esercizio della violenza ai danni del diverso, del debole, dell’emarginato si annida il peccato del razzismo interreligioso.

‘Il gioco sarà sempre quello: cercare un gatto nero che non c’è e trovarlo…’

Tutti insieme, sguardo rivolto in su, attendono nel finale  e con loro anche noi, che qualcosa succeda, che si riveli. Qualcosa succede, ma viene lasciato alla nostra interpretazione. Riaffiora un bisogno insondabile di sacro e il mistero rappresentato dall’enorme pallone rosso che ritorna in scena, cadendo dall’alto, si rivela. Era un contenitore di he2, elio, o era forse un miracolo?

Foto di  Manuela Giusto

Barabara Lalle e Roberto Staglianò

 

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